«I siciliani Non li vogliamo»
Il preside: un gesto isolato Cacciari: chiederò scusa al sindaco per questa offesa I ragazzi avrebbero dovuto ospitare i coetanei di Siracusa «I siciliani? Non li vogliamo» Scuola di Mestre rifiuta il gemellaggio VENEZIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un siciliano ospite in casa? Giammai. Non almeno nelle case di alcuni studenti dell'istituto alberghiero Gritti di Mestre, che hanno fatto sfumare una possibilità di gemellaggio con l'Ipsat di Siracusa quando hanno capito che i loro colleghi sarebbero stati necessariamente ospitati ciascuno in una casa. Preoccupati di quello che avrebbero potuto dire i genitori? Razzisti di loro? Si sa, gemellaggio è un conto, mangiare e dormire a contatto di gomito un altro. Le notizie rimbalzate da quell'assemblea •di classe; che doveva mettere in cantiere lo scambio di visite nell'ambito dell'iniziativa «Adotta un monumento» parlano indubbiamente la lingua del razzismo: «Terroni e sporchi. Non se ne parla nemmeno». La professoressa di storia dell'arte Paola Moscatt è di Siracusa, e trasecola. «Tutto vero, alcune nostre compagne hanno rifiutato a priori l'ipotesi di ospitare studenti siciliani - confermano 2 dei 14 studenti di quella classe. - c'è stato chi non ha voluto neppure prendere in considerazione la proposta». Il giorno dopo, cioè ieri, l'istituto Gritti è a soqquadro. Assemblea, interventi degli studenti, dichiarazioni del preside, dichiarazioni del sindaco. E si precisano i contorni di questa «questione meridionale». Un fatto di pochi, non generalizzabile. Il preside Adriano Ciccotosto («anch'io terrone», ci scherza su) cade dalle nuvole: «Sapevo della proposta di gemellaggio, ma non mi stupisco che ancora ci sia un atteggiamento di diffidenza nei confronti dei meridionali». Aggiunge un insegnante: «Ci sono vischiosità culturali ancora molto forti, ma la nostra scuola lavora ogni giorno per eliminarne le tracce». Si inalbera il sindaco Massimo Cacciari: «Una notizia talmente incredibile, talmente inconcepibile che non credo possa essere vera, spero che non sia vera. Mi auguro si tratti di un pessimo scherzo di carnevale o che i ragazzi si siano espressi male, o che i giornalisti non li abbiano capiti bene. Se invece fosse tutto vero, chiederò personalmente scusa alla città di Siracu¬ sa, alla sua amministrazione comunale, ai ragazzi dell'Ipsat e alle loro famiglie. Devono credere che non tutti i veneziani sono come gli studenti di quella classe e i loro familiari». Ad ogni modo, nel polverone che questo caso ha sollevato, si intravede una realtà un po' diversa da quella pretesa del razzismo diffuso. Non ci credono neppure i gemellati mancati di Siracusa: «Non ci credo, mi sembra assurdo», dice il preside. La professoressa di storia dell'arte di Mestre scrive immediatamente una lettera di spiegazioni. E l'assemblea degli studenti prende le distanze: «La posizione contraria di tre famiglie deve essere considerata una loro opinione personale davanti a quella di un istituto di 450 studenti - afferma uaa rappresentante di classe - non ho gradito cresta opinione, ma bisognerebbe coi. -ere le posizioni personali, i motivi che iianno portato le famiglie a dirsi contrarie ""lo scambio prima di esprimere un giudizio definitivo». Mario Lollo Il preside: un gesto isolato Cacciari: chiederò scusa al sindaco per questa offesa A sinistra il sindaco Cacciari, a destra un momento dell'assemblea degli studenti di Mestre
Persone citate: Adriano Ciccotosto, Cacciari, Mario Lollo, Massimo Cacciari, Paola Moscatt, Terroni
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