Incubo-carcere su Pillitteri
Sentenza della Cassazione: quattro e tre anni agli ex sindaci di Milano Sentenza della Cassazione: quattro e tre anni agli ex sindaci di Milano Incubo-carcere su Pillitteri Condanna definitiva anche per Tognoli MILANO. Brutto compleanno (di Mani pulite) per gli ex sindaci di Milano, Paolo Pillitteri e Carlo Tognoli. A quattro anni esatti dall'arresto del «mariuolo» Chiesa la Cassazione ha confermato le condanne contro di loro al processo Aem. Per Tognoli la pena definitiva è di 3 anni e 3 mesi: Per Pillitteri di 4 anni e 6 mesi, una condanna non più appellabile che potrebbe aprirgli le porte di San Vittore. «Non colpevole, vengo ingiustamente condannato per reati che non ho commesso», è lo sfogo (amarissimo) che detta alle agenzie Tognoli. Poi punta il dito: «Vengo condannato senza prove sulla base di calunnie difensive di alcuni "pentiti" arricchiti come Mario Chiesa». Brutta fine, quella di Tognoli e Pillitteri, gli ultimi due sindaci socialisti di Milano, i primi (maggio '92) a ricevere l'avviso di garanzia in busta gialla che sarebbe poi toccato a centinaia di altri politici, socialisti e no. Erano i sindaci della Milano da bere, del made in Italy, ufficio a palazzo Marino ad un passo dalla Scala e dependance in piazza Duomo, dove stava il segretario che adesso è ad Hammamet. Erano i sindaci del socialismo rampante e adesso fanno i conti, con i numeri della condanna e con gli avvocati, pur di evitare il carcere. Un conto che sembra facilitato per Tognoli. Il suo avvocato, Giannino Guiso, se la prende per questa «sentenza politica» e fa una dichiarazione di fede: «Tognoli è e resta un galantuomo». Tenuto conto di due indulti, Tognoli dovrebbe rientrare nella condanna (a meno di 3 anni) che permette l'affidamento ai servizi sociali. In sostanza se verrà accolta la sua istanza (come è probabile) Tognoli eviterà il carcere. Unico obbligo: colloqui periodici con lo psicologo destinato a seguire la sua riabilitazione. Diverso il problema di Paolo Pillitteri. La sua condanna è più alta, anche l'eventuale indulto rischia di non abbassare il limite a tre anni per far scattare l'affidamento in prova ai servizi sociali. Ma Pillitteri non sta bene, per due volte è stato ricoverato per infarto, al cuore ha due bypass. «Le sue condizioni di salute sono incompatibili con la detenzione», dice il suo avvocato, Vittorio D'Aiello. Che annuncia di aver presentato due istanze nella mattinata di ieri alla procura generale di Milano: la prima per ricalcolare la pena tenendo conto degli indulti, la seconda per ottenere un deferimento della pena vi¬ ste le condizioni di salute. «Per il resto è inutile polemizzare, non ha senso», dice D'Aiello. E spera che la procura generale accolga le sue istanze. C'è tempo, comunque. La sentenza di ieri della Cassazione, prima di avere il suo effetto, deve essere comunicata ufficialmente alla procura generale di Milano. E lì ci sono le istanze dei difensori. Le vicende che hanno portato alla duplice condanna dei due ex sindaci socialisti sono legate alle tangenti per gli appalti dell'azienda energetica municipale. Tangenti che ammontano ali miliardi finiti nelle tasche di vari partiti. Il primo ad accusare i due ex sindaci fu Mario Chiesa. Arrestato il 17 febbraio del '92, dopo quasi 40 giorni di carcere iniziò a collaborare con i magistrati. In cinque drammatici interrogatori davanti a Di Pietro e al giudice Ghitti svelò il sistema delle tangenti a Milano. Pochi mesi dopo, ai primi di maggio, partirono gli avvisi di garanzia per corruzione contro Pillitteri e Tognoli. Allora non si sapeva che erano solo i primi. E nessuno quasi voleva credere all'avvocato di Pillitteri, D'Aiello, quando diceva: «Di avvisi così ce ne saranno centinaia». Fabio Potetti ■HB A sinistra Paolo Pillitteri primo cittadino di Milano dopo Tognoli ed ex parlamentare socialista
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