CLONATI E CONTENTI di Guido Ceronetti

Berlusconi: io posso rinunciare ma dov'è un altro premier del Polo? CLONATI E CONTENTI le muraglie delle leggi, dei decreti, delle carte; con la sua faziosità antica in cerca di occasioni per rompere qualsiasi freno; coi suoi intellettuali contenti di essere primi che non contano, di essere richiesti di opinare a vuoto. Diciamocelo: non è impura la rappresentanza che rappresenta bene quello che è impuro. Quel che vituperi, insomma, sei tu. Allora smetti di eleggere te stesso, di mandare te stesso a fare il deputato, il senatore e il ministro, perché in quanto eletto diventi più pericoloso, più pernicioso, più indigesto e più incapace di difenderti dai tuoi peggiori lati. Ma il sistema intrappola tutti: ecco che ti ributta implacabilmente alle urne, ti obbliga ad eleggerti a brevi intervalli, a farti rappresentare da te stesso con fedeltà sempre maggiore, e ogni volta tu degenerando ti vedrai rispecchiato meglio, e tutto questo in un oceano di imposture e di fatuità da togliere il fiato, perché da quelle bocche non può più uscire nient'altro. Come antidoto all'impostura, l'unica cosa che mi pare giusta e convincente da scrivere è che inevitabilmente verrà fuori da quelle prossime avvilite urne un parlamento peggiore. Chi non è disposto a rappresentare, lo voglia o no, la spazzatura che siamo e che incrosta tutto, non si candida, ne avrebbe vergogna. No, non c'è nessuna lotta, nessun duello in vista: nessuna contrapposizione reale di fronti-polimentalità-ideologie-personalitàprogrammi è possibile tra clonati che imprigiona una democrazia senza uscite, che indiga una Costituzione diventata una specie di vergine di Norimberga da suppli¬ zi. Non solo perdi/ somiglia troppo a noi tutti eviterei di crocifiggere una classe politica così intensamente rappresentativa. Chiunque abbia un ruolo là in mezzo è ormai sottoposto ad uno stress da partecipazione e integrazione televisiva tale da non lasciargli più un segmento di testa libero dal condi¬ zionamento imposto dal mezzo. Una foresta di microfoni e di telecamere li avvolge come un rettile del Giurassico. Il giornalista li interroga, il magistrato li convocai li interroga, il telefonino gli inocula domande nell'orecchio periclitante, la faccia di superficie gli è strappata dai fotografi e ficcata dappertutto. Aggiungi le riunior ni e i pranzi asfissiati dal fumo, l'assunzione continua di farmaci che rendono opaca la mente, il distacco cronico dal reale, dai luoghi di tutti, dal male di tutti. Clonati anche nello stravolto. Tolti di là uno per uno, e dopo un periodo di disintossicazione, un po' come accadde ad Abert Speer a Spandau, ritroverebbero forse, brancicando, un certo contatto con la verità, un barlume, per riperderlo subito, appena rientrati nell'ascensore bloccato. Ma l'ascensore bloccato non concede permessi: nel suo interno non si può che impazzire. Al punto da essere allegri e pensare ai sondaggi, alle dichiarazioni. Guido Ceronetti

Persone citate: Abert Speer, Spandau

Luoghi citati: Norimberga