Un «supergarante» in Rai di Maria Grazia Bruzzone

La Moratti da Scalfaro. Fra i nomi: Jacobelli, Iseppi, Longhi La Moratti da Scalfaro. Fra i nomi: Jacobelli, Iseppi, Longhi Un «supergarante» in Rai Farà rispettare la par condicio ROMA. Non un direttore generale «garante» ma un'Authority giornalistica interna, un Santaniello formato Rai, uno sceriffo dell'etere pubblico: in sostanza, un superdirettore editoriale capace di tenere a bada i Mimun, Rossella, Moretti, Vigorelli e quant'altri in campagna elettorale, infliggendo sanzioni severe, magari non pecuniarie ma molto più infamanti perché immediate, come note di demerito o a bacchettate sulle dita del professore all'alunno che sgarra. Al cuore del progetto di par condicio in Rai, che Letizia Moratti ha illustrato a Scalfaro per assicurare la parità di trattamento ai partiti nel servizio pubblico durante il delicato periodo elettorale, più che un'ennesima lista di regole e regolette, c'è questa figura nuova di supergarante giornalista. Che magari non sarà graditissimo ai direttori di testata, ma pazienza. Donna Letizia ne ha parlato al capo dello Stato durante il lungo colloquio (due ore e un quarto) al Quirinale ieri mattina. Un incontro che una nota della Rai definisce «molto cordiale». E pare che Scalfaro abbia apprezzato il progetto del cda morattiano, che sarà presto spiegato alla Commissione parlamentare di vigilanza. Il presidente della Repubblica voleva ascoltare dalla diretta interessata lo stato delle cose in Rai, dopo la tempesta che ha investito i vertici col licenziamento del direttore generale Minicucci e i dissidi con Tiri. Ma si sa quanto a Scalfaro stia a cuore il tema della par condicio, un'espressione da lui stesso coniata quando, in pieno governo Berlusconi, pose il problema del pari accesso ai media. E anche quanto tempestino i partiti, so¬ prattutto l'Ulivo, che non possiede le tv di Forza Italia. Ancora ieri D'Alema si è lamentato perché «la Rai che era pubblica è diventata proprietà della Moratti», e si è rivolto ai media, «persino a Emilio Fede» per chiedere «senso della misura». Prodi si è unito a Veltroni nel domandare condizioni eque «non solo negli ultimi 30 giorni». Insomma, tutti per la par condicio, ma nessuno più a chiedere davvero la testa di Donna Letizia e del suo cda, che del resto non si saprebbe come sostituire, visto che una nuova legge ormai è impensabile, e i presidenti delle Camere hanno appena rinnovato fino a giugno la loro fiducia al consiglio Rai da loro eletto. Scalfaro ha tagliato corto. E durante il colloquio ha chiamato sia Pivetti che Dini. Il quale probabilmente gli ha anticipato il responso dei suoi giuristi. Che pare comunque censuri la procedura seguita dalla Moratti, ma non la sostanza della revoca. E allora non resta che il problema delle garanzie. Direttore generale garante, come era stato ventilato l'altro ieri? Donna Letizia ha forse fatto gar¬ batamente presente che un direttore generale ha tante di quelle gatte da pelare, in Rai, che poco tempo avrebbe per controllare cosa va in video. Molto meglio un direttore ammimstrativo, scelto dall'Iri, e un altro editoriale, lo sceriffo interno, che, come giornalista, potrebbe bypassare empiricamente quel codicillo, «fatta salva la libertà di cronaca», che ha sempre impedito l'applicazione vera della par condicio. Alla faccia dei Santanielli e dei ponderosi elenchi di criteri. Ai quali comunque si potrebbe rifarsi. Certo, dovrà essere una figura super partes. Jacobelli, per esempio, già capo del comitato qualità, o il consigliere Morello. Oppure l'ex direttore del Tgl Albino Longhi, o Franco Iseppi. E perché non un Indro Montanelli? Maria Grazia Bruzzone

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