Su Gramsci ancora segreti di Alberto Papuzzi

La Rossanda riapre la polemica La Rossanda riapre la polemica Su Gramsci ancora segreti P ERCHE' non si pubblicano tutte le carte, tutti i documenti di e su Antonio Gramsci? L'esistenza e il pensiero del fondatore del pei sono stati, e sono ancora, oggetto di una censura? A settantanni dai fatti storici - e a quasi mezzo secolo dalla pubblicazione delle Lettere e dei Quaderni -, il caso Gramsci continua a dividere gli intellettuali di sinistra. La sua opposizione alla svolta stalinista, il suo isolamento all'interno del partito, il suo contrasto con Togliatti e Grieco rimangono una ferita non rimarginata. Nella vecchia piaga ha rigirato il coltello Rossana Rossanda, con una polemica densa di preoccupanti interrogativi, all'indirizzo di Giuseppe Vacca, direttore dell'Istituto Gramsci, nelle sue «Note a margine», sul manifesto di ieri. Dove si domanda se l'istituto sia certo di detenere tutto il lascito dei documenti gramsciani, se carte compromettenti non possano essere finite altrove, e soprattutto se Vacca non ritenga che «far chiarezza sia un atto dovuto». Il pomo della discordia è l'esistenza, o no, di lettere gramsciane, o altre carte, in cui U capo comunista, condannato a vent'anni, avrebbe apertamente dichiarato di essere stato vittima di una macchinazione del gruppo dirigente del pd, per lasciarlo in carcere, essendo egli un avversario della linea staliniana del socialfascismo. E' arcinota la lettera di Ruggiero Grieco, che Gramsci, nel 1928, interpretò come una manovra per nuocergli. Ma un documento che risale al 1940, trovato negli archivi del Antonio Grams Comintern - citato da Aldo Agosti nel recente volume sul «Migliore» per la Utet -, riprende le accuse della vedova di Gramsci contro Togliatti, che avrebbe mandato a monte i tentativi di liberare dal carcere il fondatore del partito, citando a riprova una serie di lettere, che però non si sono mai trovate. Paolo Spriano, nella sua Storia del pei, e Giuseppe Fiori, nella sua Vita di Gramsci, hanno smentito la tesi della macchinazione. Anche Agosti, in assenza di documenti, tende e respingerla. Anche perché non si può dimenticare che l'arresto di Gramsci, benché parlamentare, il processo e la condanna furono voluti da Mussolini personalmente. Ma se le lettere della discordia esistessero? 0 altri documenti significativi? Nella sua polemica la Rossanda ricorda un altro mistero: il silenzio di Gramsci fra il 1933 e il 1937, l'anno della morte: «Se nulla sappiamo di quel che conobbe, pensò e forse scrisse, non lo si deve a una sua impossibilità - scrive Rossanda -, ma a un abisso di censura interiore, o a una censura esterna, tardiva sul suo lascito». L'origine della polemica è di natura editoriale (lo scontro Einaudi e Sellerio, su lettere inedite gramsciane), la questione in sé è di natura storiografica, ma la conclusione è politica: «Quando si archivia, come fa il pds, la propria storia e relative categorie interpretative - scrive la Rossanda -, è d'obbligo mettere in ordine i dossier. Il pds non lo ha fatto». Alberto Papuzzi Antonio Gramsci