Guerra fra intellettuali a colpi di Tersite di Ernesto Galli Della Loggia
il caso. Un nuovo personaggio, evocato da Bobbio il caso. Un nuovo personaggio, evocato da Bobbio Guerra fra intellettuali a colpi di Tersite 1ROMA L Tersite omerico era il più brutto e il più vile dei Greci. Quello che riappare nel Troilo e Cressida di William Shakespeare è altrettanto cinico e ripugnante. Tersite non è un personaggio che goda di buona fama e attribuire a qualcuno la malattia del «tersitismo» certamente non assomiglia a un complimento. Sulla Stampa di ieri, infatti, Norberto Bobbio non ha avuto intenzione di distribuire carezze scrivendo di «considerare le forme esasperate di avversione a Gobetti come espressioni di un vero e proprio "tersitismo culturale"». Proprio così: «tersitismo culturale». Un giudizio durissimo, la cui durezza non viene affatto mitigata dalla distanza delle reminiscenze classiche. Una definizione che introduce un nuovo termine nel lessico delle polemiche intellettuali, Nel suo articolo Bobbio controbatte alla duplice «demolizione del mito gobettiano e azionista»: quella che proviene «dall'intransigentismo cattolico rappresentato da Augusto Del Noce sin dalle origini» e quella che promana «dal neoliberalismo di Galli della Loggia e Dino Cofrancesco, nonché da alcuni collaboratori della rivista Liberal». Pur non essendo «del tutto convinto dell'attualità contingente di una "rivoluzione liberale"» invocata per esempio da Paolo Flores d'Arcais nella sua introduzione alla ristampa della Rivoluzione Liberale (con un'«imprevedibile risonanza» in una dichiarazione di Massimo D'Alema), Bobbio riserva giudizi molto più aspri alle due correnti culturali da cui partono gli attacchi al «gobettismo» e all'«azionismo». Talmente aspri da trovare espressione in quella formula, «tersitismo culturale», che sembra cornata per deplorare un costume intellettuale il cui contrassegno principale è l'irriverenza e la demolizione si- stematica dei padri nobili dell'Italia democratica. Il fatto curioso è che a comare l'espressione «tersitismo» come sintesi di un atteggiamento contemporaneo molto diffuso fu proprio, nell'agosto del 1994, lo storico e politologo Dino Cofrancesco, uno dei bersagli del Bobbio che ha rimproverato il «tersitismo» dei detrattori di Gobetti. «Applicai questo termine allo sgarbismo dopo che mi era capitato di vedere un forsennato attacco di Vittorio Sgarbi a Bocca e Montanelli», racconta Cofrancesco: «mi era sembrato di scorgere in quell'attitudine all'insulto veemente e gratuito, al lazzo irriverente, all'atteggiamento di irrisione da bassa truppa che spedisce insulti aU'mdirizzo del generale una mentalità e un modo di fare che appunto risale al personaggio ih Tersite». Aggiunge Cofrancesco: «Contro i professionisti del pennacchio e dello sberleffo contro le icone dei Padri della Patria, scrissi un articolo sul Secolo XIX che mi piacque di spedire a Norberto.Bobbio». E che effetto fa a Cofrancesco sentirsi vittima della maliziosa ritorsione di Bobbio? «Non posso provare alcun fastidio per i rimproveri che mi provengono da un maestro come Bobbio», risponde Cofrancesco. Il quale, naturalmente, non si riconosce nelle sembianze di un Tersite della cultura, ma sostiene che in Italia «il tersitismo fiorisce quando tra i Padri della Patria prevale la tendenza a presentarsi come i guardiani del Giusto e del Vero». Il termine «tersitismo» adottato da Bobbio colpisce anche un antichista come Luciano Canfora. Il quale però aggiunge che «la figura di Tersite è stata spesso usata dalla cultura di sinistra con un giudizio di valore rovesciato». E cita a questo proposito il Libro di Tersite di Concetto Marchesi riproposto due anni fa dalla casa editrice di Elvira Sellerio. «In quel testo», racconta Canfora, «Marchesi prendeva le difese di quel personaggio certamente brutto, deforme, violento, petulante ma che, sia pur con voce stridula e sgradevole, se la prendeva giustamente con i capi che si spartivano il bottino mentre i deboli venivano mandati al macello e massacrati». Inoltre, sostiene ancora Luciano Canfora, «era un luogo comune della cultura aristocratica antica assegnare i connotati della bellezza e della gradevolezza estetica ai gruppi e alle élites dominanti mentre gli altri dovevano essere brutti e repellenti. Marchesi volle paradossalmente rovesciare come un guanto l'immagine consegnata dalla tradizione per mettersi dalla parte dei deboli. Del resto per molta cultura di sinistra era un'abitudine "riabilitare" figure e personaggi su cui tradizionalmente si abbatteva la mannaia della condanna morale, a cominciare dal personaggio di Catilina, che oggi viene inopinatamente e infondatamente rivalutato dai berlusconiani. E allora stupisce che Norberto Bobbio abbia adottato la figura di Tersite come immagine negativa da rovesciare addosso all'avversario politico-culturale». Lo stesso Dino Cofrancesco, che tra l'altro sta per pubblicare con Marsilio una raccolta di saggi molto polemici sulla tradizione azionista, dice di non riconoscersi «nell'atteggiamento demistificatorio e sbeffeggiante del plebeo che si sintetizza nella definizione di "tersitismo"». Riluttando così a includere il suo nome all'elenco, ancora tutto da scrivere, dei Tersiti d'Italia. Pierluigi Battista Rappresenta viltà e bruttezza: chi è oggi l'eroe negativo dell'Iliade? Parlano Canfora e Cofrancesco Tersite (figura di destra) in un antico vaso greco. Qui a lato Paolo Flores d'Arcais e Piero Gobetti, in alto Ernesto Galli della Loggia e Luciano Canfora
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