la letteratura Grandi scrittori nazionali fioriti mentre l'impero muore

la letteratura la letteratura Grandi scrittori nazionali fioriti mentre l'impero muore SELLA prima metà di questo secolo sarebbe stato quasi impossibile parlare della letteratura austriaca accanto alla letteratura tedesca. Chi ne parlava era sospettato (in generale non a torto) di voler aggiungere per interesse personale o nazionale alla Usta delle discipline accademiche una materia che non era insegnata nemmeno in terra tedesca. Infatti la lingua era poi la stessa, i dialetti non erano presi in considerazione, il grande unificatore della lingua, Lutero, oltre alla lingua tedesca aveva inventato la religione tedesca, il protestantesimo, e i due fenomeni apparivano strettamente associati. Un tedesco del Nord passato a vivere a Vienna, città di teatro, perché era appunto scrittore di teatro, Friedrich Hebbel, scrisse un saggio intitolato Il protestantesimo in letteratura, in cui stabiliva questo nesso inscindibile: niente letteratura tedesca senza protestantesimo (dopo Lutero c'erano stati Klopstock, Lessing, Goethe, Schiller, per non citare che i maggiori) e viceversa. Vienna era bensì una città con una forte tradizione di teatro popolare e in questo come in altro era rimasta al Barocco. I grandi attori che riempivano di pubblico il Burgtheater erano anche gli scrittori delle commedie che recitavano, come Molière e Goldo¬ ni. Hebbel voleva imborghesire il teatro come avevano fatto Gottsched e Lessing, sia pure in modo assai diverso, ma Vienna non era Lipsia, qui il teatro popolare aveva salde radici e il pubblico più che i grandi eroi di Hebbel apprezzava le parodie che ne scriveva Nestroy. Ma il Novecento riabilitò Nestroy come scrittore colto insieme alle fate e ai geni romantici che popolavano le sue commedie. Inoltre sfatò il pregiudizio per cui la letteratura tedesca doveva essere necessariamente protestante. Già il romanticismo aveva rivalutato il Medioevo con il suo codazzo di maghi e di streghe indispensabile nelle commedie di Raimund e di Nestroy. Il Novecento demolì l'edificio borghese che aveva tentato d'innalzare II protestantesimo in letteratura. Quell'edificio fu più interessante nella decadenza che nel rigoglio e alla sua demolizione si accinsero, oltre ai cattolici austriaci, altre minoranze religiose, a cominciare dagli ebrei che non si erano identificati con il mito della borghesia protestante. Sicché oggi, dopo la grande voga editoriale che ha reso molto popolari scrittori come Schnitzler, Karl Kraus, Joseph Roth, ma non dimentichiamo Tomas Bernhard, e naturalmente il praghese di lingua tedesca Franz Kafka, sarebbe più lecito di cento anni fa parlare di «letteratura austriaca», se avessero ancora senso le distinzioni nazionali. Cesare Cases La terra e la dinastia, gli intrighi e le armi Paradossi d'un piccolo Paese condannato alla grandezza A sinistra Robert Musil, a destra Franz Kafka

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