Un pezzo d'Italia nello spazio di Piero Bianucci
Dovranno lanciare nello spazio un satellite con «guinzaglio» IL CASO Dovranno lanciare nello spazio un satellite con «guinzaglio» Un pezzo d'Italia nello spazio Due astronauti a bordo dello Shuttle MISSIONE TRICOLORE PWASHINGTON ER Umberto Guidoni e Maurizio Cheli il conto alla rovescia è già incominciato. Tra una settimana esatta saranno in orbita sullo shuttle Columbia e ^cominceranno a srotolare nello spazio venti chilometri di cavo con in cima un satellite tutto italiano, per ideazione e realizzazione. Da oggi hanno iniziato il ritiro che precede il lancio. E' la missione «Tethered», familiarmente «satellite al guinzaglio», che la Nasa ha presentato ieri, con l'intervento di Robert McBrayer, responsabile al suolo dell'esperimento, presenti i due astronauti italiani. Nel luglio del '92 il satellite era già andato in orbita con Franco Malerba ma un banale inconveniente aveva inceppato il cavo dopo 256 metri di svolgimento. «Questa volta tutto dovrebbe andare bene», dice McBrayer, «non c'è particolare che non sia stato simulato e previsto nei minimi particolari». Nell'insieme sarà la macchina più grande che abbia mai volato: shuttle e satellite (una sfera bianca dal diametro di un metro e 60 centimetri zeppa di sensori elettronici) collegati da un sofisticatissimo cavo di materiali speciali (Kevlar, Teflon, Nomex, fili di rame purissimo spessi 15 millesimi di millimetro) teso nello spazio per venti chilometri e 700 metri. Impresa non semplice: c'è il rischio che il sistema perda stabilità, specialmente nelle fasi di rilascio e di riawolgimento. Perché mettere in orbita un satellite al guinzaglio? L'idea venne a Mario Grossi e a Giuseppe Colombo negli Anni 70. Il cavo, contenendo un filo metallico, nell'attraversare il campo magnetico terrestre si comporta un po' come una dinamo, e quindi produce energia, sia pure a spese della quantità di moto dello Shuttle. Se tutto andrà bene, si dovrebbe sviluppare una tensione di 5000 volt con una potenza di alcuni kilowatt. Inoltre il cavo può funzionare da antenna per onde radio molto lunghe, le sole che riescano a penetrare sott'acqua e che siano quindi in grado di raggiungere un sottomarino in immer- sione (per questo il progetto interessò subito ai mih'tari). Ancora: è possibile pensare a stazioni spaziali in orbita a quote diverse e collegate da cavi lungo i quali scorrono degli «ascensori». In essi la gravità varierebbe impercettibilmente con la quota, e questa situazione permetterebbe interessanti esperimenti scientifici. Salvo imprevisti dell'ultimo minuto, la missione partirà giovedì prossimo alle 21 e 18 ora italiana. Sarà un esordio importante per i nostri astronauti, ma anche un test importante per la nostra industria: il satellite è stato realizzato dalla Alenia, che ha coordinato numerose altre aziende italiane e straniere. Guidoni, dell'Agenzia spaziale italiana, è l'astronauta specializzato nella sperimentazione del satellite. Cheli, dell'Agenzia spaziale europea, è lo «specialista di missione»: un astronauta professionista che l'Esa si ripromette di impiegare sulla futura stazione spaziale internazionale. Piero Bianucci Maurizio Cheli, dell'Agenzia spaziale europea, è uno dei due astronauti italiani a bordo dello Shuttle
Persone citate: Cheli, Franco Malerba, Giuseppe Colombo, Guidoni, Mario Grossi, Maurizio Cheli, Robert Mcbrayer, Umberto Guidoni
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