Cuneo, la procura apre una nuova inchiesta

Cuneo, la procura apre una nuova inchiesta Cuneo, la procura apre una nuova inchiesta Scandalo visti truccali Ora tocca all'Albania Documenti falsi rilasciati a Tirana «Ho pagato un milione per averlo» CUNEO. «Il visto? L'ho chiesto all'ambasciata italiana a Tirana. Lì ho contattato un uomo che parlava molto bene la mia lingua. Ha detto che avrebbe pensato lui a tutto. Ero con mio padre: al funzionario ho pagato un milione, 500 mila lire per volta». A raccontare la trafila fuorilegge è stata una giovane albanese arrivata in Italia in cerca di lavoro, davanti ai responsabili dell'ufficio stranieri della questura di Cuneo, dove si era presentata per ottenere il permesso di soggiorno. Ma il suo visto era irregolare, e la ragazza ha raccontato tutto, dando così il via ad un'altra puntata delioscandalo scoperto a gennaio a Lagos, in Nigeria. La procura di Cuneo ha aperto un'inchiesta a carico di ignoti. Alla testimonianza della ragazza si è aggiunta quella di un connazionale che ha fornito identiche informazioni su un personaggio-tuttofare che ruota attorno all'ambasciata italiana a Tirana. I visti dei due (entrambi hanno trovato un'occupazione nel Cuneese, la ragazza come colf, il giovane come operaio) sono stati confrontati con documenti già archiviati. Firma e timbro coincidono: ma dall'Italia non è mai partita la richiesta di autorizzazione al lavoro, necessaria per ottenere il lasciapassare dall'ambasciata in Albania. La questura ha chiesto chiarimenti a Tirana. Un funzionario dell'ambasciata ha dichiarato: «Quel documento non è mai stato rilasciato da noi». Sono stati informati i ministeri dell'Interno e degli Esteri. Le ipotesi fatte dai funzionari della questura sono due: quell'uomo, dietro pagamento di un compenso o di favori, compila, firma e timbra il modulo, e consegna visti ufficiali dell'ambasciata, senza averne titolo. L'altra pista è che la firma sia davvero dell'ignaro can¬ celliere, a cui vengono sottoposti centinaia di documenti da firmare tutti insieme, compresi i visti truccati. Ma chi è il personaggio tuttofare? Un impiegato dell'ambasciata o un abile intruso? Ieri Radio Tirana ha riferito che un funzionario della sede diplomatica italiana sarebbe già sotto inchiesta per aver venduto visti ad albanesi intenzionati a emigrare in Italia. L'impiegato avrebbe consegnato i documenti a mille dollari l'uno e sarebbe uno dei principali organizzatori del mercato illegale. C'è di più. Il commercio fuorilegge coinvolgerebbe anche l'ambasciata greca «i cui visti vengono quotati sul mercato tra i 400 e i 500 dollari». Le statistiche parlano di 500 mila persone che dal crollo del regime comunista nel '90 hanno superato i confini dell'Albania per raggiungere l'Italia e la Grecia. E sul nuovo scandalo s'innestano le prime reazioni politiche. Il senatore verde Luigi Manconi nel denunciare che «nelle ambasciate italiane si commercia in schiavi» chiede un intervento deciso del ministero degli Esteri: «Fornisca tutte le informazioni di cui è a conoscenza e avvìi un'indagine interna presso tutte le sedi diplomatiche per accertare, al più presto, che non siano in corso traffici criminali di analoga natura». Anche il leghista Antonio Serena, capogruppo nella commissione antimafia, va all'attacco: «Ho denunciato gli illeciti a Tirana già a settembre. La pentola appena scoperchiata dimostrerà che c'è un legame fra malavita e parti deviate delle istituzioni per lo sfruttamento dell'immigrazione e delle lucrose attività illegali ad essa collegate come lo sfruttamento della prostituzione e altri infami reati». Gianpaolo Marra

Persone citate: Antonio Serena, Gianpaolo Marra, Luigi Manconi