Ucciso per punire il fratello magistrato di F. M.
Delitto Imposimato Delitto Imposimato Ucciso per punire il fratello magistrato NAPOLI. Pagò con la vita l'impegno del fratello magistrato contro la malavita e il terrorismo. Francesco Imposimato, impiegato in una fabbrica di impianti telefonici, sindacalista, fu massacrato a raffiche di mitra per ordine del Gotha del crimine organizzato. Tredici anni dopo l'agguato avvenuto a Maddaloni, in provincia di Caserta, si scopre che l'omicidio fu una vendetta contro Ferdinando Imposimato, attualmente senatore progressista, all'epoca dei fatti giudice di punta dell'ufficio istruzione di Roma. I mandanti hanno volti e nomi: si tratta di Giuseppe «Pippo» Calò, il cassiere della mafia, esponente di primo piano di Cosa Nostra negli Anni Settanta e Ottanta, e Ernesto Diotallevi, uno dei capi indiscussi della banda della Magliana. Il primo ha ricevuto un ordine di custodia cautelare nel carcere in cui è detenuto da anni; Diotallevi è stato bloccato dagli agenti della Dia di Napoli nel centro di Roma, in via di Ripetta. Un terzo personaggio, il casertano Antonio Abbate, anch' egli detenuto, è accusato di aver fatto parte del gruppo di fuoco camorrista che il pomeriggio dell' 11 ottobre '83 massacrò Imposimato e ferì gravemente la moglie. Fu la triade camorra-Cosa nostra-banda della Magliana ad emettere la condanna a morte contro il fratello del giudice. Secondo l'accusa, in un primo momento Calò ed Diotallevi avrebbero voluto eliminare il magistrato, che stava mettendo a nudo gli intrecci fra la mala romana e quella siciliana. Il giudice fu pedinato per settimane, spiato in ogni suo spostamento dai killer che, tuttavia, rinunciarono al progetto: Imposimato era troppo protetto, viveva una vita blindata e la scorta non lo abbandonava mai. Fu così che i capi di Cosa nostra e della banda della Magliana ripiegarono sul fratello. L'omicidio è rimasto avvolto nel mistero fino a quando un pentito, Carmine Schiavone, non ha cominciato a svelare ai magistrati molti dei segreti della camorra casertana. E' stato lui a raccontare per filo e per segno perché quel mite impiegato con l'hobby dell'archeologia venne massacrato a raffiche di mitra. [f. m.]
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