Eltsin la nette non dormo penso alla Cecenia
li Presidente annuncia che ritirerà le truppe alla frontiera e licenzia il direttore del secondo canale tv RUSSIA li Presidente annuncia che ritirerà le truppe alla frontiera e licenzia il direttore del secondo canale tv Elisili; la nette non dormo, penso alla Cecenia «Ho commesso molti errori, e forse Grozny è uno di questi» MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Penso di ritirare le truppe alle frontiere della Cecenia». Boris Eltsin comincia la campagna elettorale con la lingua che batte dove il dente duole. Si fa anche un po' di autocritica: «Ho commesso degli errori e, forse, la Cecenia è stata uno di essi. A volte, la notte, ci penso e non riesco a dormire». Ma il messaggio è tutt'altro che chiaro. Infatti passa qualche minuto e il presidente - incontrando la gente a Celiabinsk - ribadisce che «con quelli bisogna usare la forza». S'intende con Dudaev e i «banditi». Delle sette o otto «varianti» di soluzione del conflitto si stanno occupando intanto ben due commissioni presidenziali, mentre i secessionisti continuano a mitragliare le truppe russe. Eltsin comunque «spera» di concludere la guerra «entro giugno», condizione indispensabile per poter conservare qualche speranza di essere eletto, visto che i sondaggi lo danno tutti distanziato da Ziuganov. Il resto della strategia elettorale del presidente uscente è ormai evidente. In una confusione di voci che fornisce un'impressione di imminente disastro, il tema cruciale continua a essere quello del pagamento degli stipendi arretrati. L'indebitamento dello Stato ha raggiunto l'astronomica cifra di 20 mila miliardi di rubli. Ma Eltsin promette che, «entro marzo», tutte le pendenze saranno regolate. Il vicepremier Kadannikov, interrogato in proposito, si stringe nelle spalle: «Io so soltanto che a bilancio ci sono i denari per pagare il pubblico impiego, cioè due trilioni e mezzo di rubli. Per il resto non so, forse Boris Eltsin pensa a un aiuto straniero». L'alternativa è stampare rubli senza copertura, visto che le fonti d'entrata sono asciutte. L'altro mistero è la promessa di Eltsin di rifondere i milioni di risparmiatori che, con la liberalizzazione dei prezzi del 1992, hanno perduto tutto. Kadannikov, anche in questo caso, dice di essere a conoscenza soltanto di un «progetto» del genere, ma di non conoscere le modalità di copertura di una tale spesa. Eltsin promette anche di indennizzare i 25 milioni di russi che sono stati truffati dalle varie cate¬ ne di Sant'Antonio. Con quali mezzi, anche in questo caso, non è chiaro. L'unica cosa chiara è che tutti i metodi della più smaccata demagogia verranno utilizzati per battere i comunisti, incluso il rischio di provocare un'impennata inflattiva che potrebbe produrre un nuovo crollo del tenore di vita di milioni di famiglie che già hanno visto scendere i loro salari del 50% in quattro anni e del 13% nel solo 1995. Eltsin ha però sfoderato anche l'arma della «punizione esemplare». L'altro ieri è finito in manette per corruzione - l'ex procuratore generale di Russia Viktor Iliushenko, quello che Eltsin propose per tre volte di seguito alla Duma (che glielo bocciò tre volte). A conti fatti avevano ragione i deputati. Ma ora Eltsin lo espone alla gogna per dimostrare agli elettori che intende fare pulizia. Eltsin ha licenziato con decreto il presidente del secondo canale statale della televisione russa, Oleg Popzov: «Che volete che vi dica? Il primo canale dice la verità, il secondo dipinge tutto di nero e mente in continuazione. L'ho avvertito. Adesso non mi resta altro da fare che licenziarlo». Così Eltsin ha spiegato che vuole avere tutti e due i canali a propria disposizione in campagna elettorale. Ghennadij Ziuganov, il candidato comunista, è stato intervistato dal canale privato Ntv e ha detto che il rischio di un annullamento delle elezioni è ancora molto alto: «Un aggravamento della guerra Cecena, qualche atto terroristico, un collasso economico provocato possono essere l'occasione per lo stato d'emergenza». Giuliette Chiesa «Ma con quelli bisognava usare la forza» «A marzo pago gli stipendi, a giugno finisco la guerra» Boris Eltsin ha aperto ieri la campagna elettorale a Celiabinsk
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