I PASSI INDIETRO

Incidenti all'università PRIMA PAGINA I PASSI INDIETRO che derivano dal ruolo assegnato alla Russia dalla «partnership for peace» nel contesto dell'espansione dei confini della Nato. Qui sta il punto dolente. Il fatto è che siamo tornati indietro rispetto alla politica le cui basi furono poste alla fine degli Anni 80, inizio Anni 90. Il livello di fiducia reciproca e di cooperazione internazionale, raggiunto allora, si è abbassato. Il disordine mondiale cresce, si aprono nuovi fronti di instabilità, si torna a parlare di aumento delle spese militari. Mi pare che abbiamo perduto per strada l'occasione di dare al Mondo quella stabilità che si era delineata con la fine della guerra fredda. La minaccia nucleare, che si era drasticamente ridotta, si ripresenta sotto nuova veste. Siamo solo ai primi segnali, ancora parziali e contraddittori, ma visibili. Qualcuno dice già che gli sforzi intrapresi a suo tempo per migliorare la situazione internazionale e liquidare la contrapposizione si sono rivelati inutili. Ciò che mi preoccupa è che in questo contesto stia avvenendo qualcosa che mi spinge a porre il problema della sicurezza nucleare. Da un lato, continua a vigere la logica aperta dai negoziati sovietico-americani di Ginevra e Reykjavik, dalla riduzione dei missili a medio raggio, dallo Start-1 eccetera. Questa linea aveva avuto influenze positive su tutti gli altri soggetti internazionali, inclusi quelli che erano tentati da ambizioni nucleari. Le due massime potenze avevano stabilito regole di comportamento che gli altri non potevano ignorare. Dall'altro lato abbiamo assistito alla sparizione dell'Unione Sovietica. Le conseguenze sono state destabilizzanti. Lo spazio postsovietico è completamente cambiato, le forze armate russe sono state ristrutturate, nuove Repubbliche sono apparse con propri interessi nazionali e con proprie ambizioni. Il ruolo geopolitico della Russia è mutato. Si è posta la questione: è possibile garantire la sicurezza internazionale con le vecchie strutture e i vecchi accordi? Ma, invece di affrontare insieme il nuovo quadro dei problemi della sicurezza, si è approfittato in modo abbastanza brutale della sparizione dell'Urss e della debolezza della politica russa. E' stato un grave errore, che non solo ha ricreato in Russia la sfiducia verso gli Stati Uniti, ma ha alimentato un clima di sospetto generale nelle relazioni internazionali. E' evidente che i rapporti russo-americani, come in precedenza quelli Usa-Urss, hanno un significato non soltanto bilaterale. La Francia ha ripreso gli esperimenti nucleari, la Cina per ora non rinuncia ai propri, perfino gli Usa fanno trapelare la possibilità di nuove esplosioni sotterranee. E come mai l'America ha reagito così debolmente ai test francesi? Non è che gli americani hanno usatogli esperimenti francesi per perfezionare le loro armi nucleari? Cosa aspettarci allora dagli altri Paesi? Perché dovrebbero attenersi ai principi della non proliferazione? Se i Paesi minori vedono i maggiori impegnati senza regole nel mercato delle armi, è logico attendersi che faranno altrettanto, sia come compratori che come produttori. Per non dire poi che l'accumulo di armi in un certo luogo comporta una corsa al riarmo in un altro luogo, soprattutto se si tratta di Paesi confinanti. Se gli Stati Uniti vendono armi al Pakistan non dovrebbero stupirsi quando l'India risponde sperimentando missili in grado dì portare testate nucleari. Che fare? La mia risposta è: fare politica vera, adeguata alle sfide del tempo, mettere in azione l'Onu. Se abbiamo imparato la lezione di Cernobil, se è chiaro per tutti che di armi nucleari ne abbiamo ancora abbastanza per distruggere la vita sulla Terra alcune centinaia di volte, dovrebbe essere evidente cosa bisogna fare: continuare il disarmo, senza fermarsi; osservare rigidamente il trattato sulla non proliferazione e rendere ancora più rigidi i controlli; porre fine alle incertezze sul divieto di nuovi esperimenti nucleari; evitare di sollevare provocazioni come quella della difesa antimissile. Qualcuno risponde che non si deve avere fretta, che il mondo è instabile, che i conflitti sono sempre possibili, che bisogna prevedere una crescente tensione tra Nord e Sud del pianeta. Risposta insensata, che ci riporta indietro di decenni. Verso nuove guerre, verso l'attesa della catastrofe. Mikhail Gorbaciov Copyright La Stampa 1996

Persone citate: Mikhail Gorbaciov, Start