Il pm Colombo Berlusconi sapeva di Susanna Marzolla

L'avvocato Taormina: si vota? Allora il processo per le mazzette ai finanzieri va sospeso L'avvocato Taormina: si vota? Allora il processo per le mazzette ai finanzieri va sospeso Il pm Colombo: Berlusconi sapeva L'accusa:possiamo dimostrare tutto La difesa: congetture, va prosciolto MELANO. «Questo ufficio (la procura, ndr) non ritiene che Silvio Berlusconi non potesse non sapere; crede invece di poter dimostrare che Berlusconi sapeva, che Berlusconi ha autorizzato il pagamento di tangenti». E' questo forse il punto più saliente delle relazione del pubblico ministero Gherardo Colombo, l'annuncio di una «piccola svolta» nelle tesi accusatorie: non più un Silvio Berlusconi coinvolto nei pagamenti illeciti in quanto «dominus della Fininvest» - e dunque un coinvolgimento quasi oggettivo per il ruolo da lui ricoperto - bensì, con un ruolo attivo, responsabile in prima persona anche per gli episodi di corruzione. Per il resto la relazione di Colombo è andata avanti sulla falsariga della memoria che lui stesso aveva presentato nell'ottobre dell'anno scorso, davanti al gip. Con l'aggiunta degli ultimi risultati delle indagini. Come la rogatoria arrivata dalla Svizzera (la «famosa)) rogatoria cui la Fininvest si è opposta fino all'ultimo) in cui si documentano, fra l'altro, pagamenti per cinque miliardi dalla New Amsterdam (una delle varie società off-shore comparse nell'inchiesta) al gruppo Fininvest. «Pagamenti solo in contanti - dice Colombo - incompatibili con normali operazioni commerciali». Questo emerge dalle indagini; questo e altro poteva già emergere durante le verifiche fiscali? Il pm se lo chiede implicitamente, quando dice: «Occorre capire che cosa la Fi- nanza avrebbe potuto scoprire se non si pagava, se non si comprava qualcuno. E non possiamo farci influenzare dalla relativa modestia delle tangenti (380 milioni in tutto, ndr): si pagava perché non si andasse a fondo; e non andandoci non si poteva sapere cosa c'era». Per esempio, nel caso di Telepiù (50 milioni di tangenti per una verifica chiesta anche dal garante per l'editoria) c'era, secondo Colombo, «che la Fininvest possedeva ben più del 10 per cento; che l'intestazione a terzi di grosse quote era solo fittizia». . D quadro che emerge dalla relazione di Colombo è quello di un gruppo dove chi comanda sulla carta non è quello che comanda in realtà: questo compito è di organismi come il Comitato Corporate, che si riunisce ad Arcore, con un Silvio Berlusconi che «segue tutto fin nei minimi dettagli». Di un gruppo con una contabilità parallela, in Italia e all'estero, che si muove con libretti al portatore, società fiduciarie, «cartiere per fatture false», società intestate a dipendenti «che sono solo scatole vuote». Di un gruppo che ha fortissimi legami con appartenenti o ex appartenenti alla Finanza e aU'ammmistrazione finanziaria dello Stato: «Non dimentichiamo - dice il pm - che Berlusconi faceva parte di un'associazione chiamata P2 a cui erano iscritti ben 37 ufficiali della Finanza, tra cui il comandante generale». Colombo chiude il suo intervento con l'elenco dei testimoni e dei documenti da acquisire. E con un piccolo «giallo»: è sparita una lettera, scritta da Salvatore Sciascia (responsabile dei servizi fiscali Fininvest) a Berlusconi; «spero sia solo stata messa nel posto sbagliato», commenta il pm. Dopo di lui, la raffica degli avvocati. Giuseppe De Luca, difensore del Cavaliere, dice che «la procura espone solo congetture; si vuol far apparire la Fininvest come un'asso¬ ciazione a delinquere e Berlusconi come un grande criminale». E chiede di dichiarare «irrilevanti» le fonti di prova proposte dall'accusa. Altrettanto fa il suo collega Ennio Amodio, che in compenso chiede di acquisire gli interrogatori di Antonio Di Pietro a Brescia, «là dove si parla dell'invito a comparire inviato a Silvio Berlusconi»: questo «per capire la genesi di questo processo e l'animus dell'allora pm». Infine Oreste Dominioni (difesa di Paolo Berlusconi) chiede che la procura produca gli atti dell'inchiesta in cui si contesta ai finanzieri il reato di associazione a delinquere. Finisce l'udienza e si riprende il 20 febbraio. Poi, forse, una lunga interruzione: l'avvocato Carlo Taormina, difensore del generale Cerciello, ha infatti preannunciato che proporrà la sospensione delle udienze in vista delle elezioni. «C'è più di una ragione - dice - per una richiesta di questo genere». Più cauti sono i legali di Berlusconi: «C'è un problema di opportunità - osserva Amodio - ma è il tribunale, non noi, che può avvertire il disagio di un imputato in campagna elettorale». Susanna Marzolla A sinistra: Gherardo Colombo Qui sopra: l'avvocato Carlo Taormina

Luoghi citati: Arcore, Brescia, Italia, Svizzera, Taormina