E Tedeschi deve cedere «Taglierò quella testa» di Massimo Giannini

E Tedeschi deve cedere «Toglierò quella lesta» RETROSCENA E Tedeschi deve cedere «Toglierò quella lesta» IL CONTRATTO PUF CALDO CROMA HE dovrei fare? Dare in pasto ai sindacati la testa del manager, offrendogliela sul piatto d'argento?». Ci ha pensato e ripensato per tutta la serata, il presidente dell'Ili Michele Tedeschi. E chissà, nel turbinio dei suoi pensieri, avrà pure avuto un logico flashback: quel pensiero, quello stesso pensiero gli era uscito tale e quale dalla bocca l'estate scorsa, quando alla Camera, nel bel mezzo della furiosa bagarre canicolare sull'accordo segreto stipulato tra l'Alitalia e i piloti, aveva tentato di difendere l'allora amministratore delegato della compagnia Roberto Schisano, maldestro firmatario di quell'accordo. Poi la storia è nota: lo cacciò via. E dunque oggi che succede, dopo la nuova, clamorosa rottura tra la nostra disastrata compagnia aerea e i sindacati? La storia si ripete? Dopo Schisano, giubilato indecorosamente e meritatamente, la stessa sorte toccherà anche a Renato Riverso, presidente fiero ma inguaiato in Alitalia, un passato di grande visibilità al vertice della Ibm Italia, ma forse poco votato alla gestione operativa? La voce gira, gira da giorni. Ormai è sicuro. «Noi ce l'aspettiamo...», sussurra un top manager dell'azienda. Sì, anche questa volta, come fu già per Schisano, Tedeschi non ha scelta. Alla nostra compagnia di bandiera, un tempo gloriosa, serve un bell'elettrochoc. C'è solo un problema di tempi. Darglielo proprio in questo momento, infatti, e solo perché i lavoratori deU'Alitalia invadono l'autostrada, potrebbe essere un rimedio ancora peggiore del male. Eccolo, il rebus sul quale Tedeschi si arrovella: «Non è corretto che i sindacati chiedano sistematicamente all'Ili di rimuovere i vertici deU'Alitalia con i quali stanno trattando un piano di risanamento. Che direbbero i rappresentanti di settore della Cgil, se l'Alitalia chiedesse a Cofferati di rimuoverìi, proprio durante la trattativa?». Ha già protestato a fine gennaio in Commissione trasporti. Tedeschi, e l'ha ripetuto in questi giorni anche al Tesoro: mollare l'osso proprio adesso è maledettamente pericoloso... Perché i sindacati solo questo vogUono: cacciare Riverso. «Altrimenti - dicono gU uomini deU'Alitalia, asserragliati nel faraonico quanto inutile bunker della MagUana - non avrebbero presentato un documento unitario come quello dì ieri, che pareva fatto apposta per essere respinto, e quindi per dimostrare al governo che, con questo vertice aziendale, la pace sociale che Tiri pone come condizione per tirar fuori i 1000 mi- bardi di aumento di capitale è impossibile recuperarla...». Sì, a leggere il documento di 7 carteUe, redatto e sottoscritto da otto su nove sigle sindacali presenti in Alitalia, l'impressione di trovarsi di fronte a un pur elegante reperto deU'economia dei Gosplan è davvero forte. C'è la proposta per un «organismo paritetico denominato Comitato per lo sviluppo del Piano» al quale parteciperebbero «i massimi livelli aziendali e sindacali». Al Comitato, nientemeno, spetterebbe tra gli altri U compito di «effettuare 0 confronto preventivo sugU orientamenti stra¬ tegici» deUa compagnia, il cui Piano strategico proposto dai sindacati dovrebbe comunque garantire, per l'Alitalia dei prossimi tre anni, la «vocazione di compagnia di bandiera che opera sul mercato globale», «il presidio deUe attuali attività deUa rete operativa e commerciale», e naturalmente il «mantenimento dell' attuale occupazione». «E allora io che sono presidente che ci sto a fare qui?», ha risposto Riverso, sparando le sue ultime cartucce e dando così il benservito ai sindacati. Che dicono in realtà di ispirarsi alla cogestione alla tedesca. «Questa - rispondono aU'Iri - sembra piuttosto la coUettivizzazione aUa sovietica...». No, non si può accettare. E dunque è scontro, scontro frontale. Scontro di tutti contro tutti. Perché Lamberto Dini è seccato con Tedeschi, che ha fatto incancrenire la situazione, e non ha ricostruito daccapo tutto il vertice cogUendo l'occasione della «cacciata» di Schisano; Tedeschi ce l'ha con Riverso, che non si è dimostrato all'altezza; Riverso spara a zero sui sindacati «irresponsabili»; e i sindacati sono infuriati con tutti, e anche un po' con se stessi, come dimostrano le po¬ lemiche tra Cisl e CgU sulla proposta di far rilevare la compagnia dai dipendenti, 0 la presa di distanza dell'Anpac (una volta tanto un po' meno aquila e un po' più colomba...) rispetto agh scioperi di questi giorni. Nel frattempo, mentre tutti Utigano l'Alitalia muore. I suoi aerei (è la flotta più anziana d'Europa, con 9,9 anni di età media per apparecchio, contro : 6,1 deUa Lufthansa) si portano neUa stiva 200 miliardi di perdite nel '95. Per ogni lira di patrimonio netto, la compagnia accusa più di 8 lire di debiti finanziari, contro un rapporto di 1 a 2 deUa Lufthansa. Da gennaio di quest'anno, poi, U passivo ha già raggiunto gli 80 miliardi, mentre si sta già facendo sentire U «morso» di Air One sulla rotta più ricca, la Roma-Milano: Alitalia ci guadagna circa 300 miliardi l'anno, Air One prevede di «mangiargliene» un centinaio entro la fine del '96. E a giudicare da come sta andando fino ad oggi è quasi certo che ce la faccia. Non solo, ma aU'AUtaUa, che ha le tariffe tra le più alte a UveUo inter- nazionale, i dipendenti costano salatissimi: piloti a parte, con circa 106 milioni di lire di media annua le hostess e gU Stewart di casa nostra sono i più cari d'Europa. Il doppio esatto di un'assistente di volo della British Airways. Ecco, le cifre del disastro stanno tutte qui. E sono la somma algebrica e aritmetica di tanti, troppi errori del passato. A partire daUa gestione peronista e neo-consociativa di Gianni Bisignani, che neUa seconda metà degli Anni 80 addomesticava Aquila Selvaggia a suon di generosi rinnovi contrattuali. «Ora - ammette un cislino pentito - è difficile tornare indietro, e riabituare i lavoratori aU'idea che l'epoca deUe vacche grasse è finita...». Definitivamente finita, come accade e accadrà in tutti i servizi, daUe telecomunicazioni al credito, nei quali per decenni hanno funzionato monopoli e carteUi, e che ora gradualmente cominciano a incassare gli schiaffi deUa concorrenza internazionale. Che fanno male. In qualche caso, ci si possono lasciar le penne. O le ah, nel caso deU'Alitalia. Enrico MicheU, direttore generale deU'Iri, lo ripete da mesi: «Un drastico ridimensionamento deh' azienda è inevitabile, i sindacati devono capirlo». In caso contrario, le «rotte» ancora possibili sono solo due: il fallimento, appunto, oppure la vendita ad un'altra grande compagnia europea. U vero rebus di Tedeschi, aUa fine, è tutto qui. I Nordio e i Bisignani, gli Schisano e i Riverso passano. Ma l'Alitalia resterà? Massimo Giannini Sorte decisa per Riverso: farà la fine di Schisano Ma intanto il deficit diventa insostenibile Michele Tedeschi (a sinistra) presidente Iri e il presidente Alitalia Renato Riverso

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