Prodi fa lo squadra con Cacciari e Bassolino

Prodi fa lo squadra con Cacciari e Bassolino IL CASO Prodi fa lo squadra con Cacciari e Bassolino LA CACCIA Ai CANDÌ DATA ROMA ASSIMO Cacciari e Antonio Bassolino: potrebbero essere proprio loro, i sindaci di Venezia e di Napoli, due dei ministri della squadra di governo Romano Prodi, che verrà presentata all'elettorato e alla stampa prima del voto. Eh sì, il centro sinistra si sta dando un gran daffare per queste elezioni. Come dimostrano l'incessante lavorìo del pds su Dini e le indiscrezioni che vengono fatte filtrare su una sua eventuale candidatura; Nell'Ulivo o nello scrnéramento dì «cèntro» - collegato con il polo del professor Prodi - che la Quercia sta organizzando attorno a Maccanico, nell'intento di convogliare attorno alla propria coalizione i voti dei moderati. Ma il presidente del Consiglio liquida con una secca battuta tutte queste ipotesi: «Sono solo voci», dice. Dini chiude così la questione. Che però rimane apertissima, lasciando sui carboni ardenti il Polo. Gianfranco Fini, che l'altro ieri ha incontrato il capo del governo proprio per affrontare questo problema, cerca di tranquillizzare i suoi: «Dini - riferisce durante la riunione dell'esecutivo di An che si tiene in mattinata a Montecitorio - mi ha dato garanzie che resterà "super partes"». Ma queste rassicurazioni non bastano al Polo. Anche perché ormai il corteggiamento del pds nei confronti del presidente del Consiglio non si svolge più nel chiuso delle stanze di palazzo Chigi. No, non si tratta più solo dei colloqui confidenziali tra Dini, D'Alema, Veltroni o Berlinguer. Ormai la Quercia è uscita allo scoperto. Il segretario pidiessino dice chiaramente che le porte del suo schieramento sono aperte sia per il capo del governo che per Maccanico. E aggiunge: «Se Dini vuole scendere in campo non solo questo è perfettamente legittimo, ma non ci sarebbe nulla di strano se si candidasse dalla parte di quelli che hanno sostenuto il suo governo contro quelli che lo hanno combattuto. Anzi, questo sarebbe perfettamente logico». Il'rids, dunque, métte il cappello su Dini. Serve comunque, anche se il presidente del Consiglio non si candida, perché ciò che importa'è che ormài all'esterno è passata l'immagine di un «Lambertow» vicino alle posizioni dell'Ulivo. E questo, per uno schieramento che vuole accreditarsi presso i moderati va benissimo. E il Polo, che teme come la peste l'eventualità che Dini si presenti, avanza un'ipotesi di compromesso. Il capo del governo potrebbe scendere in lizza per un seggio al Senato senza collegarsi a nessuno schieramento (a Palazzo Mada¬ ma, infatti, sono possibili le candidature individuali). In questo caso sia il centrodestra che l'Ulivo, in quel collegio, non presenterebbero loro esponenti. Le future decisioni di Dini vengono seguite con interesse anche da Irene Pivetti, che ieri ha incontrato il capo del governo e che parrebbe tentata dall'ipotesi di entrare in una formazione insieme a lui. E alle mosse di Dini guarda pure Segni: se il presidente del Consiglio si candidasse nel «centro» di Maccanico, in collegamento con l'Ulivo, i democratici potrebbero seguirlo. E mentre l'ipotesi di una «scesa in campo» di Dini continua a far discutere, il pds si impegna a irrobustire l'Ulivo. Con Di Pietro contatti ci sono stati, Però, dati i guai giudiziari che ha, è probabile che l'ex magistrato non si presenti. D'Alema a chi gli chiede se il centro sinistra lo candiderà si limita a rispondere: «Non fatemi domande difficili». Ma un altro personaggio di grosso calibro a cui si pensa nell'Ulivo è Giuliano Amato. Anche lui verrebbe dirottato verso il «centro» di Maccanico, insieme a Ciampi e a Manzella. Procedono invece a fasi alterne i rapporti con la Lega, che chiede 100 seggi alla Camera. Ed è scoppiata una grana con i verdi. Infatti, per non disperdere i voti del 25 per cento proporzionale Prodi ha pensato di presentare solo tre liste su quella quota:ipds, ppi (il professore sarà il capolista a Milano dei popolari) e «centro» di Maccanico, ma il «sole che ride» sulla proporzionale chiede liste proprie; - Così l'Ulivo, che comunque ha già pronta la squadra di governo, per metà composta dai ministri del mai nato esecutivo Maccanico. E il Polo? Il centrodestra versa in maggiori difficoltà. Per i ministri ha già dei nomi: Sartori, Baldassarre, Tremonti. Corteggia con insuccesso Ferdinando Adornato. Ha fatto sapere a Segni che se vuole presentarsi come cane sciolto al Senato non gli contrapporrà nessun candidato. E Berlusconi sta cercando di convicere Bossi a non fare la desistenza con l'Ulivo e a presentarsi da solo. Il Polo sta anche preparando un appello di un centinaio di intellettuali per il presidenzialismo. Ma il problema dei problemi non è stato risolto: chi sarà il premier? Non Berlusconi, che, traversie giudiziarie a parte, difficilmente potrebbe presiedere un governo cui spetterà il compito di rinnovare le concessioni televisive alla Fininvest. E allora? E allora potrebbe partire un'offensiva della simpatia nei confronti di Mario Monti. Maria Teresa Meli V

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