DOPPIO DELITTO di Gabriele Romagnoli

Come per la coppia assassinata la settimana scorsa, ancora un proiettile calibro 22 ha ucciso uno stalliere DOPPIO DELITTO lungo il fiume comincia anche il giallo di Merano con quei due personaggi da sceneggiato (come altro definire due che hanno il coraggio d'inventarsi il grande amore a cinquantanni?) che camminano affiancati (Sergio Fantoni nella parte di lui, Laura Belli nella parte di lei) per la passeggiata degli innamorati vicina al torrente, ricordando il passato (l'incontro in vacanza, la scintilla, la decisione di ruggire dai rispettivi mondi e costruirsene uno qui, insieme) e facendo progetti per un futuro che viene cancellato da due spari a distanza ravvicinata, calibro 22 magnum. Un'ombra che fugge. Sigla. Fine della prima puntata. A metà settimana, come da programmazione, la seconda puntata. Con gli inquirenti che illustrano diverse piste e gli spettatori che si dividono: «Per me è stata la moglie gelosa» (dopo tanti anni?), «per me è una storia d'affari» (ma perché uccidere anche lei?). Quando la tensione sembra calare, il colpo di scena: un nuovo delitto. Vittima: un agricoltore di 58 anni. Alle otto di sera era nella sua scalla, a due chilometri dal luogo del primo agguato. Mezz'ora dopo era morto. Solo il mattino seguente si accerta la causa: un foro in fronte, calibro 22. Sparo a distanza ravvicinata. In chiusura di puntata, mentre la moglie della prima vittima esce di scena, un inquirente commenta: «Restano due piste: o a Merano esiste un serial killer, un maniaco armato di una calibro 22; oppure l'omicida ha dovuto eliminare un testimone scomodo». Primo piano sui suoi occhi, poi panoramica della città, come a dire: l'assassino è ancora qui. Sigla. Nella prossima puntata dovranno spiegare se davvero può esistere un serial killer che uccide personaggi così disparati e non, come accade di solito, appartenenti alla stessa categoria, che lui detesta (prostitute, omosessuali, preti, coppiette). Se può esistere un serial killer che ammazza di nuovo a distanza di pochi giorni e non è quindi appagato per un lungo periodo, come nei casi più frequenti, dal primo delitto. Se può esistere un serial killer che uccide senza coltello, senza toccare le vittime, con metodi da sicario. Se invece è vera l'ipotesi contraria, dovranno spiegare che rischio rappresentava il povero contadino. Forse che, dopo il primo delitto, l'assassino si era rifugiato in quella stalla, in attesa di lasciare Merano? Tutte ipotesi. Quando girarono «Melissa», da Francis Durbridge, anno 1968, il regista Daniele D'Anza preparò finali diversi tra cui scegliere all'ultimo, in modo che nessuno sapesse chi era il vero colpevole. Siamo a quel punto lì, ascoltando la sigla iniziale di una nuova puntata, che era la cosa più bella della trasmissione. Gabriele Romagnoli

Persone citate: Daniele D'anza, Francis Durbridge, Laura Belli, Sergio Fantoni

Luoghi citati: Merano