L'ira ferma il cuore di Londra di Fabio Galvano

Sbarrati il British Museum Oxford Street i teatri di Soho e molte stazioni del metrò Centro chiuso tutto il giorno, i separatisti: trattate o colpiremo ancora l'ha ferma il cuore di Londra Bomba disinnescata a Piccadilly Circus LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Seconda bomba dell'Ira a Londra, a sei giorni dall'esplosione che ha ucciso due uomini e provocato ingenti danni nella zona dei dock. Se fosse esplosa sarebbe stata una strage, ma questa volta gli artificieri di Scotland Yard sono riusciti a disinnescare l'ordigno, collocato vicino alla centralissima Shaftesbury Avenue, nel cuore di Soho e del quartiere dei maggiori teatri e cinema londinesi, la zona più battuta della Londra turistica a un passo da Piccadilly Circus. L'offensiva dell'Ira è dunque destinata a continuare, come ha indicato ieri a Belfast un suo esponente in un'intervista al giornale del Sinn Fein. E anche se ieri non ci sono state vittime né danni, la città è stata paralizzata per ore da un «cordone sanitario» che ne ha spento ogni pulsazione. Il caos: un promemoria concreto delle nuove pressioni - psicologiche oltre che militari - esercitate dai nazionalisti irlandesi sui governi di Londra e Dublino, i quali vedono allontanarsi la loro speranza di un ritorno alla pace. La polizia non conferma, ma pare che sia stata trovata in una cabina telefonica all'incrocio fra Charing Cross Road e Great Newton Street. Neppure quando la bomba (definita dalla polizia «abbastanza piccola») è stata disinnescata e portata nei laboratori degli artificieri, verso le 15, la paralisi di Londra è finita: la polizia ha infatti mantenuto il cordone, per facilitare le indagini. Per ore i londinesi hanno avuto la convinzione che nella zona potesse essere stato collocato un secondo ordigno. Tutti gli spettacoli pomeridiani nei teatri della zona sono stati annullati, i cinema chiusi, le stazioni della metropolitana bloccate e i convogli della Piccadilly Line fermati. «Se esageriamo, dobbiamo farlo dalla parte della cautela», ha dichiarato un portavoce di Scotland Yard mentre centinaia di agenti tenevano le vie sgombere e dirigevano auto e pedoni fuori della zona a rischio. Gli artificieri dell'antiterrorismo - ha spiegato lo stesso portavoce - erano stati in grado di intervenire «dopo una serie di tele- fonate in codice ricevute a partire dalle 12,30». La bomba era poco lontana da un pub, il Sussex, che era stato oggetto di un altro attentato dell'Ira nell'ottobre 1992. In quell'occasione un avventore era rimasto ucciso. Dimostrando di avere ormai messo a punto un complesso piano d'emergenza, la polizia è riuscita a svuotare rapidamente edifici pubblici e musei, per esempio la National Gallery. Anche qualche ristorante - era l'ora di colazione - ha dovuto chiudere i battenti. Per lo più, tuttavia, è stato chiesto al pubblico di rimanere dentro gli edifici, ma di allontanarsi dalle finestre. La Horseguards Parade, regno delle guardie a cavallo della regina, è stato trasformato in centro di coordinamento, con ambulanze e autopompe. Due elicotteri sorvolavano la zona: uno sopra Buckingham Palace, poco distante. A un certo punto il centro del West End londinese, un miglio quadrato fra Oxford Street e Trafalgar Square, è rimasto quasi deserto: «C'erano poliziotti che correvano gridando alla gente di allontanarsi», riferiscono numerosi testimoni. E mentre il governo era impegnato ai Comuni in un furioso dibattito sul rapporto pubblicato ieri pomeriggio a conclusione di un'inchiesta di tre anni sulla vendita di armi all'Iraq, la voce dell'Ira sembra giustificare la preoccupazione delle forze di polizia, che hanno deciso di riunirsi la prossima settimana per mettere a punto un programma contro la rinnovata ondata di terrorismo. Dopo l'allarme per Margaret Thatcher, infatti, si teme che il comando militare dei repubblicani irlandesi possa mirare ai personaggi più in vista della politica, oltre che a tutti gli obiettivi hi terra inglese ritenuti importanti o taG da «fare notizia». «Continueremo ad asserire i diritti nazionali irlandesi nonostante l'opposizione britannica», ha detto ieri un membro della leadership Ira in un'intervista ad An Phoblacht, il giornale del Sinn Fein. Parlando a nome dello «stato maggiore generale», l'anonimo ha ripetuto la richiesta di «un negoziato multilaterale per l'Ulster», ma ha anche ribadito che la tregua è davvero finita e che la decisone è stata provocata «dal cinico tradimento di John Major e dal suo cattivo uso dell'opportunità storica offerta dalla nostra iniziativa di pace». Invece di un negoziato, ha aggiunto, «abbiamo avuto un anno e mezzo di azioni evasive». Sull'eventualità di altri attentati - e la risposta concreta è venuta quasi subito, con la seconda bomba di Londra - l'uomo dell'Ira si è limitato a ripetere che la tregua è finita. Sul futuro, ha detto, «non è questione di ottimismo o pessimismo, ma di realismo, perché i punti fondamentali al centro del conflitto sono invariati». E ha lanciato un monito a chi riteneva che l'esplosione dei Docklands, venerdì scorso, fosse il frutto di una spaccatura all'interno dell'Ira tra falchi e colombe: «Non ci sono fratture - ha detto - e siamo uniti nelle nostre azioni. Il nostro impegno e la nostra determinazione restano saldi». Fabio Galvano Sbarrati il British Museum Oxford Street i teatri di Soho e molte stazioni del metrò 0XF0RD STREFT Gli artificieri con un robot disinnescano l'ordigno di ieri

Persone citate: Cross, John Major, Margaret Thatcher, Newton, Soho