A Mosco duello fra bianchi e rossi di Anna Zafesova

7 Il Presidente: sarei irresponsabile se rinunciassi. Il leader pc: non mi fa paura A Mosco duello fra bianchi e rossi Eltsin e Ziuganov annunciano la candidatura MOSCA L NOSTRO SERVIZIO Boris Eltsin e Ghennadij Ziuganov, l'ex comunista demolitore del pcus e il comunista, i due principali avversari alle Presidenziali del 16 giugno prossimo, lanciano contemporaneamente la sfida. Ieri sia il presidente russo sia il leader del pc hanno annunciato la decisione di partecipare alla corsa elettorale, che ora diventerà - secondo la definizione dello stesso Eltsin - una lotta tra «rossi e bianchi». L'attuale padrone del Cremlino, come promesso, ha aspettato il 15 febbraio per annunciare la sua candidatura. Per l'occasione si è recato a Ekaterinburg, la città sugli Urali che aveva governato come un feudo per 15 anni, quando si chiamava ancora Sverdlovsk e Eltsin ne era il primo segretario del pcus. «Sono venuto qui per chiedervi consiglio, se candidarmi o no», ha spiegato all'arrivo il Presidente ai suoi ex concittadini. E, dopo un giro per la città a parlare con il «popolo», si è recato al palazzo della Gioventù a pronunciare le fatidiche parole: «Ho deciso, la gente mi ha detto che devo concorrere per il secondo mandato». Uno Eltsin che si presenta come il salvatore della Russia dalla minaccia comuni¬ sta. «Il 16 giugno dovremo scegliere il nostro destino - ha detto - e dobbiamo fare il possibile per non morire sotto la ruota rossa del passato». Eltsin ha spiegato di aver preso la decisione dopo aver analizzato i risultati delle elezioni alla Duma, segnate da una clamorosa vittoria dei comunisti; di aver studiato anche l'elenco dei potenziali candidati al Cremlino, e di aver concluso di essere l'unico in grado di salvare le riforme: «Sarebbe irresponsabile da parte mia abbandonare la causa alla quale ho dedicato me stesso». L'annuncio della candidatura era stato circondato da una suspense abbastanza inutile, visto che la decisione di Eltsin era ormai diventata un segreto di Pulcinella. Già nelle ultime settimane l'insolitamente intensa attività pubblica del Presidente, e alcune dichiarazioni che si è fatto scappare (del tipo: «Se non fermo la guerra in Cecenia non verrò eletto»), non avevano lasciato dubbi: zar Boris vuole rimanere sul trono per altri quattro anni. Nonostante questa certezza, Boris Nikolaevich ha rifiutato di pronunciare il suo «sì» fino all'ultimo momento, seguendo fedelmente il copione preparato dai consiglieri del Cremlino. Un copione nelle migliori tradizioni sovietiche. A Ekaterinburg Eltsin ha visitato una fabbrica di dolciumi per chiedere agli operai se si doveva candidare. Poi ha fatto un giro nella metropolitana, chiacchierando con i passeggeri. Ultima tappa, i monumenti al maresciallo Zhukov, che aveva guidato le truppe sovietiche a Berlino, e ai caduti nella guerra in Afghanistan. Naturalmente, non sono mancate le promesse: soldi per la ristrutturazione agli operai della fabbrica, sussidi ai veterani, finanziamenti per l'ospedale dei reduci afghani, e il pagamento degli stipendi arretrati a tutti gli altri. Ma soprattutto Eltsin ha promesso, in giro per le strade, di far finire la guerra in Cecenia in pochi mesi, prima delle elezioni. E, a quanto pare, non si cercherà più una soluzione di pace - «chiedere il ritiro delle truppe russe è populismo» - ma invece un'offensiva massiccia contro le «bande cecene». Nessuna trattativa con i ribelli: secondo Eltsin, i leader indipendentisti Dudaev, Bassaev e Raduev «bisogna fucilarli». Eltsin sperava forse di giocare in casa, ma la città che l'ha acclamato 5 anni fa gli ha riservato stavolta un'accoglienza tiepida. Ad ascoltarlo nel palazzo della Gioventù c'erano soltanto 1500 persone - a giudicare dalle facce, burocrati locali - che applaudivano pigramente. Ma il Presidente non è riuscito a dare un tono solenne al suo discorso. Faccia immobile, occhi fissi sul testo, aveva una voce insolitamente rauca che a tratti gli impediva quasi di parlare. Colpa del vento freddo e dello sforzo eccessivo, ha spiegato scusandosi. Forse. Fatto sta che l'aspetto del 65enne Eltsin assomigliava talmente poco a quello di futuro vincitore che la tv russa, che aveva cominciato a trasmettere l'appello in diretta, dopo soli otto minuti ha interrotto il discorso nel bel mezzo della frase. Un contrasto notevole con Ghennadij Ziuganov, acclamato ieri dai 600 delegati della Conferenza del pc russo che l'ha eletto all'unanimità come suo candidato (e anche quello di buona parte dei partiti nazionalpatriottici) alla Presidenza. Nel suo ambiente familiare - bandiere con falce e martello, garofani rossi e canzoni patriottiche il leader comunista, favorito dai sondaggi, sembra ormai certo della sua vittoria. Eltsin? ((Accetto la sfida, non mi fa paura, è un avversario debole». E lo speaker comunista della Duma, Ghennadij Selezniov, è tranquillo: «Eltsin si è candidato? Meglio cosi, sarà una campagna elettorale più divertente». Anna Zafesova

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