Tornatore; «Ma io voterò Troisi»

Tornatore; «Ma io voterò Troisi» Nominations il giorno dopo: parla il regista de «L'uomo delle stelle» Tornatore; «Ma io voterò Troisi» «Questo mio successo non me l'aspettavo davvero» ROMA. Giuseppe Tornatore è appena rientrato da Strasburgo dove lo ha raggiunto la notizia della nomination all'Oscar per «L'uomo delle stelle», ma già lunedì dovrà ripartire per gli Stati Uniti. Lo aspettano due settimane dedicate alla promozione del film che all'inizio di marzo uscirà in America. E' contento. Molto contento. Per se stesso e per Massimo Traisi. E l'iniziale sorpresa per l'affermazione ottenuta si è già riempita di pensieri e di riflessioni. Si dice che gli americani, questa volta come altre, tendano a premiare film che descrìvono l'Italia così come loro la vogliono vedere. Un'Italia folklo. rica, lontana dall'attualità... «Non mi stupisce che circoli questo tipo di motivazione, ma non credo che basti a spiegare le cose. Non siamo davanti alla vittoria della logica povera secondo cui il folklore funziona sempre. Non si affermano i film che propongono un'immagine italiana confezionata per avere successo. Il fatto è che la descrizione dell'Italia di qualche decennio fa, presente nel mio film come nel "Postino", risulta molto più comprensibile di quella dell'Italia di oggi. La distanza storica consente una visione compiuta, mentre l'Italia contemporanea appare incom- prensibile: a loro, ma, come sappiamo, anche a noi. Gli americani prediligono i quadri chiari, anche sui temi complessi: da un film vogliono un disegno rappresentativo compiuto. Penso al successo di "JFK", ma anche a quello di Elio Petri nel '70, e di altri film su grossi temi politici, capaci di aver reso chiara una trama oscura». Quale può essere il motivo principale per cui «L'uomo delle stelle» è tanto piaciuto? «Certo non risponde alle ricette che, tradizionalmente, si dice funzionino in America: non c'è l'«happy end», non c'è una vera storia, i protagonisti principali vengono continuamanete spodestati da altri personaggi. E poi c'è la frantumazione del disegno narrativo e un divertimento che in realtà si perde dentro la malinconia. Non credevo di riuscire ad avere la nomination». E invece? «Invece, forse, è stato apprezzato un impianto registico che respinge il senso d'inferiorità, qaello legato alla povertà narrativa del cinema da "due camere e cucina". Forse agli americani che amano il cinema "tout court", è piaciuto vedere un film spettacolare e magari ambizioso, basato sulla ricerca continua del movimento, delle masse, degli ambienti. E questo anche se "L'uomo delle stelle" è pieno di allusioni a un passato storico poco noto negli Stati Uniti». A Strasburgo, proprio mentre il cinema italiano raccoglie le sei nomination all'Oscar, viene approvata una direttiva che protegge il mercato audiovisivo europeo dall'invasione americana. Che significato ha questa battaglia? «Non si vuole certo censurare il cinema americano, né imporre un eccessivo protezionismo. La gente che fa film non può che amarlo. Ma è giusto che un Paese difenda i suoi spazi e che venga rivisto un meccanismo che non funziona, visto che il 95% della disponibilità è coperto dalla produzione Usa. Mi rifiuto di pensare che l'amore per il cinema americano debba passare per la scomparsa del nostro». Qual è stata la prima cosa a cui ha pensato appena ricevuta la nomination? «Mi è venuto in mente Massimo: quattro anni fa siamo stati tutti e due insieme per un perìodo a Los Angeles, ci vedevamo spesso e lui mi parlava dell'idea ancora incerta del "Postino"... Come membro dell' Academy naturalmente ho votato per lui e ora rìvoterò allo stesso modo». Sta già lavorando al suo prossimo film? «Sì, da qualche mese sto scrivendo una storia». Fulvia Caprera Giuseppe Tornatore: una nomination all'Oscar come miglior film straniero per il suo «L'uomo delle stelle»

Persone citate: Elio Petri, Fulvia Caprera, Giuseppe Tornatore, Tornatore, Troisi