S'inaugura oggi il 46° FilmFest: in un'aria depressa lunghe code per i biglietti, atteso «Get Shorty»

S'inaugura oggi il 46° FilmFest: in un'aria depressa lunghe code per i biglietti, atteso «Get Shorty» S'inaugura oggi il 46° FilmFest: in un'aria depressa lunghe code per i biglietti, atteso «Get Shorty» Boss», ore deEgg Pilo im di lusattrore, za probrio tra a dire. nseguidel 46° naugunthony e tran televienziare eso dal rratore ale», dì ti proo subimpagna lia picdeva il ava alla 1 iscusso di prorinner, Brace scenico agnalo ors» in es, dutitolata onsolore che che at'un didi «Get Shorty» accanto:la Russo e al centro, De Vito Anthony Quinn va da un oncologo alternativo capace di prolungle vite alle star Jodie Foster in versione managarriva su un jet priEMMil 4mente «S(Ragione volte canto dal romJane Au1811, bizda Ang Lpretato olGrant e dnel titolo BERLINO DAL NOSTRO INVIATO • ••' l 1 Jodie Foster detta «The Boss», presidente e amministratore delegato della sua società Egg Picture (Uovo Film), piccolo imprenditore hollywoodiano di lusso con occhiali e ventiquattrore, arriva in jet privato e avanza propositi forti, «Cerco l'equilibrio tra Ordine e Caos»: si fa presto a dire. Ma il vip-viaggiatore più inseguito e sfortunato all'inizio del 46° FilmFest di Berlino che s'inaugura oggi è l'ottantenne Anthony Quinn. Pensava di ritirare tranquillamente il suo premio televisivo Camera d'Oro, di presenziare serenamente all'omaggiò reso dal festival a Elia Kazan «narratore del mito del Eene e del Male», dì farsi riservatamente i fatti propri: invece l'hanno beccato subito, insieme con la compagna Kathy Benvin e con la figlia piccola Antonia-; mentre prendeva il treno per:Hannover, e andava alla Paracelsus Klinik a farsi dall'oncologo à7|||nativò>1 Nieper, medi cofmolto discusso ma che è già statò capace di prolungare vite di star, Yul Brinner, William Holden, altri. Per Brace Willis si allestisce il palcoscenico sul quale si esibirà accompagnalo dal gruppo «The Accelerators» in un mix di Jazz, Soul e Blues, durante una kermesse intitolata «Not Just a Film Star», nonsolodivo: così si viene a sapere che era stato cantante prima che attore, vincitore nel 1987 d'un disco di platino per l'album «The Return ofrBruno», e che adesso l'ha preso la.nostalgia musicale. S'aspettano tra gli altri Claudia Cardinale e Quentin Tarantino, mentre i berlinesi che possono fuggono lontano dalla neve e dal vento gelido, verso le dorate promesse esotiche delle vacanze d'inverno: Tenerife, Cuba. Circola un'aria depressa: disoccupazione, discussioni sui tagli della spesa statale destinata alle pensioni. Però Berlino che cambia è un cantiere sconfinato (la domenica la gente ha il permesso di visitare le innumerevoli costruzioni), il motto della fiera dell'edilizia suona alla cinese «Costruire e Modernizzare», l'inflazione è appena all'1,5%, le solite chiassose cafonate del Carnevale comprendono pure un viscido mostro umano dalla pelle verde con la scritta «Danke, Chirac», grazie per Mururoa, e il «Berliner Morgenpost», in un gran servizio su «Vite strozzate» di Ricky Tognazzi, unico nostro film in concorso, discute dell'usura crescente e della violenza strozzina come d'un fenomeno tutto italiano. Le file per comprare i biglietti del FilmFest sono lunghissime. Lo slogan in inglese è «Varlety»;" varietà, ed è azzeccato: tra le centinaia di film dello sterminato programma non sembrano esserci interessi collettivi, temi dominanti, comuni sentimenti. I film sul cinema sono tanti: e il più sardonico-grottesco si rivelerà magari «Get Shorty», con un John Travolta ormai irrefrenabile nel¬ la corea alla seconda occasione della sua vita. Il direttore Moritz De Hadeln parla di questa 46a edizione dominata dagli americani (nove film nella rassegna centrale, cinque dei quali in concorso, e molte star per far loro pubblicità nella campagna commerciale di primavera tedesco-europea) come un generale vittorioso: il festival, giornalisti compresi, torna a operare nel cuore della città; ci sono nuovi cinema a disposizione, nuove iniziative culturali. Insomma, si rallegra con una metafora piuttosto sinistra, «torna la febbre del cinema, un virus da cui tutti possono essere felici di venir infettati». Il borgomastro di Berlino, Eberhard Diepgen, ri¬ vendica cine-priorità: non fu proprio a Berlino, al Varieté Wintergarten, il primo novembre 1895, che ebbe luogo con qualche settimana d'anticipo su Parigi il primo spettacolo cinematografico pubblico a pagamento, organizzato da quei fratelli Skladanovsky, Max e Emil, sui quali Wim Wendere ha appena finito di girare un film insieme con gli allievi della Scuola di cinema e televisione di Monaco? Battutista, il borgomastro si augura che il festival rappresenti una piena smentita della vecchia spiritosaggine incongrua di Carlo Ponti: «Se un film ha successo il cinema è un'industria, se invece fa fiasco il cinema è un'arte». U ministro federale degli Interni, Manfred Kanther, scova per il FilmFest un altro merito: «Questo è il primo festival del secondo secolo del cinema, s'inaugura all'inizio del centounesimo anno di storia dell'arte più moderna». Discorsi d'occasione, cinenazionalismi, scemenze ufficiali? Possibile. Ma per chi è abituato al disinteresse e all'assenza governativi nei confronti della Mostra di Venezia, questa impegnata solidarietà di leader politici e amministrativi, questo calore, questa voglia di contribuire a far sì che la manifestazione confermi il suo prestigio e vada avanti al meglio, ispirano una certa sorpresa: e una certa malinconia. Lietta Torna buoni Anthony Quinn va da un oncologo alternativo capace di prolungare le vite alle star Jodie Foster in versione manager arriva su un jet privato di «Get Shorty» accanto:la Russo e al centro, De Vito Emma Thompson e Hugh Grant, «Ragione e Sentimento»

Luoghi citati: Berlino, Cuba, Parigi, Venezia