1984 Funari a bocca aperta

1984 1984 Furiati a aperta dei soliti personaggi prosalsa varia nei programmiminante una battuta di MMarchesi che ironizzava sutrasmissioni fotocopia di s«Tutto è perduto, tranne d'onore». Dunque, c'era unTeleMontecarlo. Nessunmento a quella di oggi, perMontecarlo era infatti untv, un po' italiana un po' stcome la Tv Svizzera che tteva dal Canton Ticino. A re quella tv era allora Jocfrancesizzava il suo progra 4 A televisione e la gente: come porgere il microfono direttamente al telespettatore? Serviva una trovata per sfuggire all'angoscia della ricerca del divo di turno, per uscire dalla gabbia dei soliti personaggi proposti in salsa varia nei programmi tv. Fulminante una battuta di Marcello Marchesi che ironizzava su queste trasmissioni fotocopia di se stesse: «Tutto è perduto, tranne l'ospite d'onore». Dunque, c'era una volta TeleMontecarlo. Nessun riferimento a quella di oggi, però. Tele- Montecarlo era infatti una strana tv, un po' italiana un po' straniera, come la Tv Svizzera che trasmetteva dal Canton Ticino. A dominare quella tv era allora Jocelyn che francesizzava il suo programma di dischi, rendendolo più alla moda. All'improvviso, in quell'universo tranquillo apparve, è il caso di dirlo, «A bocca aperta», un certo Gianfranco Funari. Di charme francese ne aveva poco, anche se dichiarava di aver girato il mondo facendo tutti i mestieri, dal piazzista al croupier, e di essere diretto discendente del poeta romano Trilussa. Avevo visto Funari esibirsi al «Refettorio», un cabaret milanese nel quale recitava, monologando, a tardissima sera, la parte del «romano de Roma» alle prese con la realtà lombarda. Andava benino. Il linguaggio era foneticamente forte, ma certo non poteva essere un divo. Fu solo con «A bocca aperta» che Funari scoprì se stesso. Si diceva allora: perché non avvicinare la tv a chi vede la tv? Pareva uno spunto geniale offrire ogni piccolo o grande problema all'osservazione e alle disquisizioni della gente comune. Funari fu il primo ad acchiappare questa intuizione e a farla propria. «A bocca aperta» era un condominio televisivo in cui ciascun componente dell'assemblea si esprimeva in ragione dei propri rnillesimi di sensibilità e di preparazione, provocato dallo stesso Funari nelle vesti di Presidente del condominio, che faceva di tutto perché la discussione degenerasse ed assumesse, finalmente, i contorni di una bella rissa. Dal punto di vista sociale, ma anche visivo, fu uno choc i cui effetti si sentiranno in avvenire quando la «ggente» diventerà sempre più protagonista dèlia nostra televisione e l'inversione di ruolo tra chi fa tv e chi la consuma sarà frequentissima. Genitori maciullati dai figli davanti alle telecamere e viceversa, storie strappalacrime confessate tra i singhiozzi ad uso e consumo del pubblico. Fu un bene 0 fu un male? Ai posteri l'ardua sentenza. E' stata davvero una rivoluzione epocale, migliorativa del mezzo tv che così si è finalmente distinto dal cinema e dal teatro? O è stata una volgarizzazione della cultura mettere in piazza, quasi sempre a pagamento, 1 sentimenti più intimi degli italiani? Gli intellettuali più raffinati, qualche volta in malafede, l'hanno definita la «Nuova agorà». Angelo Guglielmi sul tema ha discettato a lungo connotando in questa direzione la sua terza rete che divenne la rete della «tv-realtà», della «tvverità», della «tv della gente». Ma è stato giusto avere «Chi l'ha visto?», un programma che va avanti dodici mesi l'anno a ricercare scomparsi che spesso vorrebbero solo esser lasciati in pace a vivere il destino che hanno scelto? E' stato giusto piazzare, come in «Un giorno in pretura», le telecamere in un'aula giudiziaria davanti alle facce di imputati, avvocati, giudici, i quali, sapendo di essere ripresi, finiscono per trasformare la ritualità della giustizia in una pagina di fiction? Quesiti che Funari allora, ai tempi di «A bocca aperta» neanche pensava di doversi porre. Certo è che quando è passato dalle assemblee sui fatti privati a quelle sui fatti pubblici, populismo e demagogia gli hanno preso la mano. La sua fortuna è stata'di essersi trovato in un momento in cui le istituzioni sono in crisi e i soggetti che le rappresentano sono alla ricerca disperata di identità e consenso. E' successo così che, credendo di trovare la legittimazióne nella tv, i politici si sono offerti come agnelli sacrificali al «giornalaio» Funari che li ha usati l'uno contro l'altro. Cosa che fa tuttora quando va in onda da Napoli e, con la scusa di riproporre gli equilibri parlamentari, sposta deputati e senatori come alfieri e cavalli sulla scacchiera. Il futuro Giornalaio usa i politici come pedine

Persone citate: Angelo Guglielmi, Funari, Gianfranco Funari, Marcello Marchesi

Luoghi citati: Montecarlo, Napoli, Roma