Lacrime obbligate con la Bohème La Fenice com'era e dov'era

I Paesi del disordine AL GIORNALE Lacrime obbligate con la Bohème; La Fenice, com'era e dov'era Toscairni, ammirevole «omaccio» Nonostante il trionfale successo di Marion tre anni prima, Puccini non avrebbe voluto ritornare al Regio per la prima di Bohème. Per il compositore toscano fu un'angoscia, si accorse subito che c'era qualche partito preso, che i giornali ne avrebbero parlato male fuorviati da un assurdo e improponibile confronto con il wagneriano «Crepuscolo degli dei» presentato alcuni giorni prima con la direzione di Toscanini. Perché riteneva il direttore designato, Toscanini, un «omaccio» per il suo caratteraccio e la sua incontentabilità. Diffidenza che, dopo la prima di Bohème si trasformò in ammirazione per il giovane direttore, il quale rincuorò il compositore con parole da amico: Bohème farà piangere le spettatrici e gli spettatori di tutto il mondo. Toscanini aveva colto nel segno, ad un secolo dalla prima la vicenda di Rodolfo e Mimi continua ad emozionare le platee di tutto il mondo ribaltando quello che la critica giornalistica torinese dell'epoca definì un «fiasco». Oggi come ieri, ascoltando Bohème sia detto senza sentimentalismi sottrarsi alle lacrime è impossibile. Sandro Menin Bisogna riaprire il teatro Malibran E' del massimo interesse l'articolo di Paolo Barbaro sulla prima pagina della Stampa di domenica 11 «Niente soldi per la Fenice». Vi si fa cenno, fra le altre cose, a una tenda o tensostruttura ove la stagione lirica dovrebbe proseguire. Due cose ritengo importantissime: 1) La Fenice dev'essere ricostruita - in fretta - dov'era e com'era. Solo così, oltretutto, le sottoscrizioni in denaro, anche dall'estero, saranno possibili. Ripeto: dov'era e com'era. 2) Si riapra immediatamente il teatro Malibran. Almeno sino all'86 esso era in funzione. Che cosa osta esattamente alla sua riapertura? Da quanto ho letto sulla stampa mi pa- re che soltanto Mario Messinis abbia fatto cenno alla questione. Superata la prima emergenza e in attesa della ricostruzione (dov'era e com'era) le attività della Fenice debbono proseguire al Malibran, oggi inutilizzato. Felice Todde, musicologo Cagliari Tg2, come storico un latitante Con tanti storici che vivono in Patria, era proprio necessario che il Tg2 scomodasse il latitante di Hammamet per avere una «testimonianza» su Garibaldi e lo sbarco in Sicilia? Perché allora questo «padre della Patria» non è stato invitato alla festa per il genetliaco (non si dice così per gli Italiani illustri?) del senatore a vita Amintore Fanfani? Mancava proprio lui... e l'elenco era completoVittorio Papaleo, Torino Neocatecumenale ma non blandito Ho letto con attenzione l'articolo «Le annate di Wojtyla» di Sergio Romano e debbo dire che, volutamente o no, contiene una serie di affermazioni inesatte. Faccio parte del cammino neocatecumenale dal 1984 e non mi sembra di essere stato blandito, sottoposto a bombardamento amoroso, non ho un linguaggio esoterico, non sono stato strappato alla mia vita personale, sono stato addestrato alla virtù dell'obbedienza verso il Magistero, ma non al culto della personalità. Nessuno esercita un controllo totale sulla mia persona à meno che, tutto di un tratto, sia rincretinito a tal punto da non accorgermene. Assolutamente falsa l'affermazione che coloro che vogliono rompere i loro legami con il movimento (il cammino neocatecumenale non è un movimento, cfr. Giovanni Paolo II 28/3/93) siano condannati all'ostracismo. Nella mia esperienza ho visto diverse persone lasciare il cammino, ma mi risulta che siano tutte in vita e godano ottima salute e non relegate in qualche campo di concentramento. Altra affermazione risibile è la tecnica spregiudicata nel campo della comunicazione e delle relazioni pubbliche. Se annunciare il «Kerigma» è paragonato a quanto sopra, allora lasciamo perdere: è inutile parlarne. Che poi nella Chiesa ci siano vescovi che apprezzano o disprezzano il cammino neocatecumenale è nell'ordine delle cose. Ognuno di loro ha il proprio discernimento e, personalmente, accetto come tutti gli altri appartenenti al cammino le loro decisioni. Se la questione dei neocatecumeni verrà risolta alla morte del Papa questo io non lo so. Comunque lunga vita al Papa! Quello che so per certo e a cui credo fortemente è che il futuro non appartiene a Giovanni Caprile, ma è nelle mani di Dio. Ruggero Morelli, Gubbio (Pg) Risponde Sergio Romano: Questa è una testimonianza personale, quindi importante, ma pur sempre frutto di una esperienza in¬ dividuale. Molto interessante mi è parso, nella lettera di Ruggero Morelli, il riferimento al «kerigma», di cui nel mio articolo non vi è traccia. Kerigma, nel cristianesimo primitivo, è il suo nucleo essenziale, l'annunzio della nuova fede. La teologia kerigmatica è quella che assume come oggetto delle sue riflessioni non tanto Dio, nella sua natura divina, quanto l'annunzio della sua azione salvifica. Nel Dizionario enciclopedico di filosofia, teologia e morale di Battista Mondin leggo: «quando si parla di teologia kerigmatica si intende una teologia che si oppone alla speculazione, aU'apprafondimento filosofico, sistematico, scientifico della verità della fede e vuole limitarsi all'annuncio dell'azione salvifica di Dio in Cristo». Insomma un laico, semplificando, direbbe che i movimenti kerigmatici, a differenza di Tommaso d'Aquino e dei teologi tomisti, non hanno grande fiducia nella ragione umana. Con la religione l'intelligenza non conta In questa stessa rubrica, in data 3/2/96, la lettrice Maria Ferro insultava gli atei, definendoli «stolti». Innanzitutto, il quoziente di intelligenza di una persona non dipende certo dalle sue idee in campo religioso. Molti credenti pretendono che solo la loro religione detenga la verità assoluta, senza ammettere che altri possano avere concezioni etiche e morali diverse dalle loro, ma non per questo meno valide: la storia ci insegna che proprio in nome di Dio l'umanità ha commesso i crimini più orrendi. Giovanni Ferrerò, Torino «I dentisti non sono fiscalmente pericolosi» Sento il dovere di rettificare le notizie riportate dai giornali: dei 205 dentisti evasori fiscali, ben 189 sono risultati essere odontotecnici che esercitavano abusivamente la professione odontoiatrica; resta la triste realtà dei rimanenti 1G. Ma, considerando che la G.d.F. ha recentemente setacciato ben 16.000 studi dentistici, ne deriva che la percentuale di presunta evasione nella nostra categoria è dell'uno per mille. * Gradirei sapere quale altra attività di lavoratori autonomi può costituire una così grande pericolosità fiscale come la nostra. Ricordo la differenza tra dentisti e odontotecnici: i servizi (brutto termine - non coniato da noi ma dal ministero in quanto i laureati forniscono prestazioni, non servizi) degli studi odontoiatrici sono tipici dei medici-dentisti e/o degli odontoiatri; gli odontotecnici sono artigiani, fabbricanti di protesi su richiesta del dentista. dott. Cesare Brugiapaglia Ferrara Tutti i seguaci del Lysienkismo Ho avuto il privilegio nello scorso trentennio di essere stato buon amico di Kapitsa, Sakharov, Zel Dovich, Ievgeni ed Elia Lifshitz e di aver conosciuto la realtà sovietica nel campo scientifico direttamente e da vicino. Anche ricordo alla fine degli Anni 60 Ievgeni Lifshitz indicarmi con raccapriccio e disprezzo nel ristorante della Accademia delle Scienze in L:ninsky prospect il compagno Lysienko. Ho quindi apprezzato molto lo scritto di Enzo Bettiza su La Stampa del 13 febbraio. Vorrei aggiungere che il Lysienkismo non ha avuto seguaci solo nei Paesi dell'Est. Bettiza sarà sorpreso di conoscere che una delle personalità più di spicco del mondo accademico italiano, che a tutt'oggi non si è mai recato all'estero, non conosce una singola lingua estera, era da giovane lysienkista Inoltre la «struttura» che ha permesso il sorgere del Lysienkismo nella Russia Sovietica è, a mio avviso, pienamente operante oggi in alcuni settori in Italia. Remo Ruffini, Roma Cattedra di Fisica Teorica

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