Piano «Roma non vuole il mio Auditorium»

polemica. Dopo il blocco del progetto l'architetto accusa polemica. Dopo il blocco del progetto l'architetto accusa Piano: «Roma non vuole il mio Auditorium» DROMA NA sordida gazzarra, un atteggiamento indecente. Diciamolo chiaramente: a qualcuno non fa comodo che l'Auditorium di Roma diventi realtà». Renzo Piano, il ligure caimissino, «è indignato». «Non volevo credere che in Italia ci fosse ancora qualcuno intenzionato a fare le guerre per bande, ad anteporre il proprio interesse personale al bisogno di una comunità». Che storia tormentata, quella deHAuditorium della capitale, la vera, imprendibile «fenice» della musica italiana. Si finge di volerlo da sessantanni esatti, da quando, nella primavera del 1936, Mussolini fece demolire lAugusteo, la splendida sala da concerti di Piazza Augusto Imperatore. Troppo frivola, la musica: tutta quell'area doveva essere riservata alla contemplazione del mausoleo di Augusto e dell'Ara pacis, in quella piazza la prima e la terza Roma dovevano specchiarsi una nell'altra. Naturalmente, il duce promise subito un nuovo Auditorium. E dopo di lui lo promise Andreotti, lo promise Craxi. Lo promisero ministri e sindaci e ogni nuovo inquilino del Campidoglio, da Signorello a Carraro, recitava la bella litania. E ogni anno i musicisti inviavano appelli, ignorati, e continuavano a vagare tra cinema, teatri, sale da congresso dalla pessima acustica e dal carissimo canone di affitto. Anche Francesco Rutelli l'ha promesso; poi, il Comune ha bandito un concorso internazionale, una commissione ha scelto il progetto di Piano, si sono reperiti i fondi grazie alla legge per Roma Capitale, sono partiti i lavori. E le polemiche. «C'è un solo obiettivo: sospendere tutto, cambiare area, indire un nuovo concorso, rinviare ancora, all'eternità», ribatte Piano. «Negli altri Paesi non accade. Stiamo costruendo il Museo della Scienza di Amsterdam, il nuovo cantiere cerniera tra le due Berlino: le città seguono i lavori con trepidazione, con passione. In positivo, senza questo gusto autocastrante nel gettare allarmi infondati che abbiamo noi. Anche in Francia sarebbe inconcepibile». Non accetta obiezioni? «Sono pronto ad ascoltare tutte le osservazioni, ma esigo rispetto: 3214 disegni esecutivi, 6000 documenti non si liquidano con una battuta cretina. Ci lascino lavorare, si vergognino di parlare a vanvera, non si può dare ascolto al primo mitomane». Il riferimento sembra preciso: il professor Bordini, direttore del dipartimento di Caratteri degli Edifici e dell'Ambiente alla Facoltà di Architettura di Roma, ha parlato di progetto finale «completamente difforme» da quello iniziale e ha messo in discussione l'attendibilità del preventivo: in particolare, ha detto, i pah di sostegno costeranno 150 miliardi. «Il costo dei pali delle fondazioni è indicato in 15 miliardi e 700 milioni, e rimarrà tale. Tutto il preventivo sarà rispettato: 254 miliardi, Iva compresa». Anche l'architetto Andrea Silipo ha parlato di «cattiva progettazione». «Ha ragione quando indica i limiti storici della progettazione in Italia, vaso di coccio tra le esigenze, i diktat della committenza, pubblica e politica e degli esecutori. L'autonomia dell'architetto è una mia battaglia da sempre. Ma non mi ha mosso un solo rilievo concreto, e non ha visto il progetto nei dettagli». Come invece ha fatto il Consiglio superiore dei lavori pubblici. «E ha potuto farlo in fretta proprio per l'estrema precisione dei disegni. Obbedisco, stiamo approntando le modifiche richieste. Siamo tra gente seria». Stupisce, proprio a Roma con tutte le sue chiese, la richiesta di modificare in una delle tre sale i tempi del riverbero del suono, per tenere conto delle caratteristiche del canto gregoriano. «Come ha ricordato Heiner Mùller, il fisico acustico che lavora con me da anni, lo spazio ideale per il canto gregoriano è la basilica. Ma oggi gli strumenti elettroacustici di controllo della diffusioene del suono nello spazio consentono di modificare i tempi: rispetteremo anche questa esigenza». Alle critiche e alle modifiche, si aggiunge l'imprevisto. Nonostante i numerosi sondaggi preliminari, appena si inizia a scavare, affiora, proprio come in Roma di Fellini, il reperto archeologico. In un'area di circa mille metri quadrati, appaiono i resti delle fondazioni di una villa, o forse di una fabbrica di mattoni. «Il 28 gennaio, in una riunione a Palazzo Chigi con i sovrintendenti La Regina e la Rocca, il sindaco e altri dirigenti pubblici, si è stabilita una modifica. Inseriremo, come è ormai prassi consolidata, quei resti di epoca repubblicana all'interno dell'opera, li renderemo visibili». L'Auditorium torinese del Lingotto resterà, almeno in Italia, il suo unico contributo all'architettura musicale? «Io sono ostinato. I lavori a Roma procedono, il cantiere è e rimarrà aperto, inaugureremo nel '98 e prima del Giubileo tutte le ire sale e l'anfiteatro saranno completati». Si griderà al miracolo? Sandro Cappelletto «Sordida gazzarra, sono indignato: così si rinvia in eterno un'opera che la città aspetta da 60 anni» m Madm«lbi«gtdd ' IjMÌJW .l.,.c.fC.vo»r-„f - L'architetto Renzo Piano. Sotto e a destra, due disegni del suo progetto