«Che giustizia ingiusta mi prendo la rivincita»

«Che giustizia ingiusta ini prendo la rivincita» «Che giustizia ingiusta ini prendo la rivincita» LE MIE PRIGIONI SVARESE ONO febee di essere in libertà e di poter tornare a vivere con mia moglie: lei, dopo il mio arresto, se n'era andata in Sicilia dai suoi, portandosi nostro figlio che ha solo sette anni. Ora spero di riunire in fretta tutta la famiglia. E di prendermi la rivincita su questo Stato ingiusto». Francesco Ecca, sardo emigrato in Lombardia, ha appena lasciato alle spalle l'ingresso del carcere di Varese. In quell'edificio, malgrado fosse innocente, è rimasto chiuso per tredici lunghi mesi. E adesso si sfoga, racconta la sua odissea e i progetti. Qual è stato il momento più brutto, in carcere? «L'ho vissuto quando ho notato che la stampa non si interessava più del mio caso. Allora ho pensato che tutta la mia vicenda sarebbe finita nel dimenticatoio come tante altre storie, e sarei stato costretto a rimanere in cella non si sa per quanto tempo ancora». Quando ha saputo che i giudici di Torino avevano ordinato la sua scarcerazione? «E' stato l'avvocato Brighina ad avvisarmi, pochi minuti prima delle 13: stava arrivando in carcere per la notifica, ero libero». A chi rivolge il primo ringraziamento da uomo libero? «Al pretore di Abbiategrasso, Giovanni Marradi, che finalmente ha consentito ai giudici di Torino di ordinare la mia scarcerazione». Quando ha ricevuto il primo avviso di rinvio a giudizio perché non si è dato da fare per chiarire la vicenda? «Pensavo che il mio legale avrebbe potuto spiegare ogni cosa. Invece il 26 gennaio mi sono visto arrivare in casa i carabinieri che mi hanno portato in carcere, in manette». E' stato detto che lei potrebbe essersi messo d'accordo con Marinoni... «Non solo non conosco chi sia costui, ma se lo vedessi per strada non lo riconoscerei neppure». Intende chiedere i danni per la detenzione? «Sì, anche se per ora non sono in grado di quantificare l'entità della richiesta». Dove andrà a vivere? «Ora vado a dormire da un amico a Varese, poi aspetterò che mia moglie, che fa la portalettere e si è trasferita in Sicilia, ottenga di nuovo il trasferimento al Nord per poter ricomporre la famiglia. Poi ci stabiliremo io, mia moglie e mio figlio in un paese della provincia di Varese». Che lavoro farà? «Ancora non lo so, ma una cosa è certa: da oggi ho tanta voglia di ricominciare da zero». ' Se dovesse incontrare i giudici di Novara che l'hanno ingiustamente condannata, che cosa vorrebbe dire loro? «Niente». Quali sono stati i momenti più bui di questi 13 mesi di detenzione? «Tutte le volte che i giudici piemontesi hanno respinto i miei ricorsi per un riesame del processo. E sono state sette. Ero depresso soprattutto perché c'erano testimoni oculari che mi avrebbero dovuto riconoscere, e non li ascoltavano. Ho pensato anche al suicidio». Romolo Amicarella «Adesso voglio riunire la mia famiglia: dopo l'arresto era tornata in Sicilia» Accanto Francesco Ecca. Sopra: l'impiegato di Varese mentre lascia il carcere dove è stato ingiustamente detenuto per 13 mesi

Persone citate: Brighina, Francesco Ecca, Giovanni Marradi, Marinoni, Romolo Amicarella