Libero il detenuto per errore

Ma l'impiegato di Varese non può ancora espatriare e deve andare a firmare dai carabinieri Ma l'impiegato di Varese non può ancora espatriare e deve andare a firmare dai carabinieri Libero il detenuto per errore Scambio di persona, 13 mesi d'incubo TORINO. E' tornato in libertà Francesco Ecca, l'impiegato varesino in carcere da 13 mesi per reati commessi da una persona che si è servita del suo nome. Lo ha deciso ieri la Corte d'appello di Torino, accogliendo la richiesta della Procura generale. Si chiude così il primo capitolo di una vicenda che ha sollevato un mare di polemiche. Tutto è incominciato nel '91 quando Ecca, 37 anni, perse la carta d'identità. Denunciò lo smarrimento del documento qualche tempo dopo. Ma qualcuno nel frattempo l'aveva trovato e, cambiata la fotografia, l'aveva utilizzato per commettere una serie di truffe, facendo anche fallire una società. Per quel reato Ecca fu condannato a tre anni e un mese di carcere: venne arrestato nel gennaio '95. Dice di aver protestato. Senza esito. Finché il falso Ecca, alias Pier Giorgio Marinoni, è stato arrestato e ha confessato. E ieri, alla luce di questo fatto nuovo, la Corte ha sospeso la pena. Errore giudiziario per colpa dei magistrati? Alla Procura generale di Torino invitano a «rileggere» la vicenda, a valutare bene il comportamento di Francesco Ecca. Spiega il pg Gianfranco Burdino: «Ecca è stato condannato a Novara e il presidente di quel tribunale ha spiegato bene cosa è accaduto. Ad Ecca sono stati notificati vari atti giudiziari, compresa la sentenza di condanna. Perché non ha reclamato? Perché non ha presentato ricorso in appello? Certo, dopo l'arresto fece istanza di incidente d'esecuzione senza però presentare i motivi. Era depresso, dice il suo avvocato. E allora? E' un motivo sufficiente?». Il pg Burdino continua: «Aluglio ha chiesto la revisione, senza però sorreggerla con validi motivi. Solo ad ottobre, nel corso di, un processo in pretura ad Abbiategrasso, si scoprì che c'era stato un errore di persona. Il difensore presentò allora istanza di revisione. E la procura generale diede il suo consenso sia alla revisione del processo sia alla sospensione della pena». La storia di Ecca poteva concludersi in autunno. Ma la Corte d'appello, con un'ordinanza che non fa una piega sul piano formale, rispose di no. Motivo? Quel fatto nuovo, necessario per arrivare al processo di revisione, era conosciuto da tempo da Ecca. E questi avrebbe dovuto farlo valere già in appello. Pena la perdita della revisione. Una risposta un po' difficile da comprendere per i non addetti ai lavori. Contro quell'ordinanza il difensore ricorse in Cassazione. Dove è ancora pendente. Nel frattempo però il falso Ecca, alias Pier Giorgio Mari¬ noni, ha confessato tutto: il responsabile del fallimento di quell'azienda era lui. Il difensore Alfonso Brighina ha presentato un nuovo ricorso alla Corte d'appello. Il sostituto procuratore generale Burdino ha dato ancora una volta parere favorevole. E ieri la Corte ha disposto la sospensione dell'esecuzione della pena. Questa volta il fatto nuovo (la scoperta del falso Ecca) non era conosciuta da nessuna delle parti processuali (cioè la Corte d'appello ed Ecca) e, nel pieno rispetto del codice, l'impiegato può tornare in libertà. Ma non è ancora scagionato. Non tutto appare chiaro in questa storia. E la Corte d'appello lo richiama nell'ordinanza: Ecca può tornare libero, in applicazione del principio del «favor rei», ma intanto vanno verificate le «risultanze finora apparse accreditate dai primi sommari accertamenti». Libertà con qualche obbligo: deve presentarsi due volte la settimana dai carabinieri e non può espatriare. Poi deve aspettare che venga condannato il Marinoni e, solo dopo, si potrà arrivare alla revisione del processo. Nel frattempo si cercherà di capire come sia stato possibile un simile errore, ammesso che di errore si tratti. Nino Pietropinto

Luoghi citati: Abbiategrasso, Novara, Torino, Varese