Gli investigatori «Andiamo avanti»

Gli investigatori «Andiamo avanti» Gli investigatori «Andiamo avanti» FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO Certo, la botta l'hanno presa. Non servirebbe a nulla negarlo e non fanno niente per non darlo a vedere. Si incrociano facce scure e musi lunghi, nei corridoi del primo piano della questura, dove in due stanzette piene di fascicoli lavorano gli uomini della Sam, la Squadra Ami Mostro che da anni indaga su Pietro Pacciani e da qualche mese ha stretto il cerchio intorno al suo «compagno di merende» Mario Vanni, finito in carcere con l'accusa di duplice omicidio nel giorno in cui Pacciani è stato assolto ed è uscito di galera. «Noi andiamo avanti, con la coscienza tranquilla», dice il capo della Squadra Mobile Michele Guattari. E' entrato in quell'ufficio da quattro mesi, formalmente ha sciolto la Sam convogliandola nella Mobile, e dirige le indagini sul «mostro» con la stessa energia impiegata per anni nella caccia ai mafiosi. Della sentenza d'appello al processo Pacciani, preferisce non parlare: «C'è la magistratura che deve occuparsene. Noi siamo impegnati nell'altro filone d'indagine che ha vita propria, e che ha portato all'arresto di Vanni». Avrà pure vita propria, l'altro fi¬ lone d'indagine, ma nell'ordinanza di carcerazione firmata dal gip Valerio Lombardo il nome di Pacciani compare spesso, e più volte viene richiamala la sentenza di primo grado, quella cancellata dal verdetto dell'altro ieri. Il collegamento tra le due vicende è evidente, anche perché Alfa e Beta, i due testimoni che parlano del duplice delitto del 1985, dicono di aver visto Pacciani che sparava. Per questo l'assoluzio- ne del «Vampa» è una brutta botta. E poi perché un poliziotto, checché se ne dica, risente del clima che respira intorno a sé; e in questo caso l'uscita di scena dell'ex «mostro» può provocare perplessità e scetticismo verso chi continua a perseguire la pista Pacciani-Vanni. «Questo è vero - ammette Giuttari -, ma noi non possiamo far altro che proseguire nel nostro lavoro». Le ultime indiscrezioni parlano di un «patto» stipulato tra Pacciani e Vanni nel 1992, per tenere la stessa linea e proteggere il presunto, terribile segreto dell'omicidio dei due ragazzi francesi uccisi tra l'8 e il 9 settembre '85. [gio. bia.l Il procuratore di Firenze Piero Luigi Vigna

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