«Di Pietro va processato» di R. M.

Interno L'accusa è di concussione per il caso dei computer al tribunale «Pi Pietro va processato» Due le richieste di Salamone al gip BRESCIA. Due richieste di rinvio a giudizio, in un solo giorno, per una sola persona: un record che forse l'Antonio Di Pietro pm di «Mani Pulite» non aveva mai raggiunto. E' capitato, invece, all'Antonio Di Pietro indagato. I sostituti procuratori bresciani Fabio Salamone e Silvio Bonfigli si sono infatti rivolti al gip per chiedere che l'ex collega venga processato per concussione e tentata concussione. Due richieste, ma una sola vicenda: quella legata all'informatizzazione dei tribunali. Il gip, Roberto Spanò, deciderà oggi quando fissare l'udienza preliminare. Mentre tra una settimana, esattamente il 21 febbraio, sempre lui comincerà ad esaminare la prima richiesta di rinvio a giudizio per Di Pietro, riguardante ancora l'informatizzazione. É dovrà pronunciarsi anche sull'istanza, preannunciata oggi dall'avvocato Massimo Dinoia, difensore dell'ex pm: giudizio abbreviato. Che significa: processo davanti al gip, «allo stato degli atti» e a porte chiuse; rapido e riservato, insomma. Ma torniamo alle ultime richieste. La prima vede Di Pietro accusato di concorso in concussione assieme al suo (ex) amico Eleuterio Rea, già capo dei vigili urbani milanesi. Secondo l'accusa Rea avrebbe esercitato pressioni nei confronti di Francesco Rivolta, all'epoca assessore (de) alla Regione Lombardia, per far sì che questi premesse a sua volta su Andrea Parini e Gianstefano Frigerio, segretari regionali rispettivamente di psi e de; con un unico obiettivo: far diventare Di Pietro responsabile deH'«ufficio automazione» al ministero della Giustizia. La genesi di quest'accusa sta in un libretto sulle presunte nefandezze di Antonio Di Pietro, scritto da tal Filippo Facci, ex giornalista dell'Avanti!, il cui nome compare1 a più riprese nelle telefonate intercettate sulla linea di Hammamet; all'altro capo del filo Bettino Craxi. Dunque, Facci racconta nel suo libro e ai magistrati di Brescia, questa storia. Salamone e Bonfigli ascoltano quindi Rivolta (personaggio pluriinquisito; anche da Di Pietro per la storia di una falsa laurea); ascoltano Parini e Frigerio (già arrestati per Mani Pulite). Tutti e tre confermano la storia; ma Rea nega, anche durante un confronto con Rivolta. Avviene a dicembre dell'anno scorso e Salamone e Bonfigli, di fronte alla pochezza degli elementi d'accusa, chiedono l'ar- chiviazione del caso. Ma - colpo di scena - ecco che appare Giancarlo Albini, esponente della de di Pavia nonché presidente di Lombardia Informatica e, come tale", finito sotto inchiesta. Alla base delle sue disgrazie giudiziarie, secondo Albini, non ci sarebbe l'«allegra gestione» di quella società, bensì la bocciatura, da parte del comitato regionale dell'automazione (di cui faceva parte) del progetto presentato dalla Isi. Cioè la società gestita dai due giovani ex collaboratori di Di Pietro. In sintesi, la ricostruzione di Albini è questa: il comitato boccia la Isi; cinque giorni dopo mi arriva un avviso di garanzia per peculato, firmato da Di Pietro; mi perquisiscono ■ casa e uffici ma non portano via i documenti sulla Isi. Una ricostruzione che serve ai magistrati bresciani per due cose: accusare Di Pietro di tentata concussione nei confronti di Albini; «ripescare» la storia di Rivolta e chiedere anche per questa il processo. Con l'ultima iniziativa,, Salamone e Bonfigli hanno firmato quattro richieste di rinvio a giudizio contro Antonio Di Pietro, per un totale di sei episodi di concussione, uno di tentata concussione e due di abuso d'ufficio. «Sono solo teoremi accusatori - reagisce l'avvocato Dinoia - che crolleranno non appena un giudice terzo avrà modo di valutare gli atti». Il legale preannuncia, con un comunicato, che depositerà «già da domani (oggi, n.d.r.) i primi documenti che stravolgono completamente il quadro depositato dall'accusa». Preannuncia la richiesta di giudizio immediato, «e ci auguriamo che i pubblici ministeri non ci neghino il consenso e non chiedano il rinvio delle udienze». Ma Salamone e Bonfigli rinunceranno ad un pubblico processo contro il collega tanto famoso? [r. m.]

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