«L'Opera da tre soldi» all'Alfieri Bertolt Brecht rivisitato da Tato Russo

NAPOLI COME BERLINO NAPOLI COME BERLINO «L'Opera da tre soldi» all'Alfieri Bertolt Brecht rivisitato da Tato Russo COME rappresentare oggi l'«Opera da tre soldi»? Il problema se l'è posto Tato Russo, che ne porta un allestimento a Torino, al Teatro Alfieri da martedì 13 a domenica 18 febbraio. Traduzione e regia sono sue, e Russo è anche protagonista (nel doppio ruolo di Messer e Peachum) del testo di Brecht con musiche di Kurt Weill. Accanto a lui recitano Maria Monti (la signora Peachum), Gianna Coletti, Clelia Rondinella, Vincenzo Failla e altri venti attori. Come rappresentare Brecht, dunque? Cosa si può fare perché una messinscena di oggi ripeta l'attualità e lo spessore rivoluzionario del '27? La provocazione ideale del '27 proposta da Brecht nell'Opera - l'equazione «borghese uguale criminale e quindi criminale uguale borghese» - è ancora accettabile ai nostri giorni? «La provocazione ideologica a livello dei contenuti resta intatta risponde Russo - ma la necessità di ritrovare una vera classe di sottostanti spinge alla rappresentazione di un mondo che oggi non può altro che essere quello dei meridionali, dei meridionali di tutto il mondo». Russo, quindi, ha «meridionalizzato» il mondo dei personaggi brechtiani: «Solo trasformandola da attentato all'ideologia borghese a epopea della condizione meridionale - spiega il regista - l'Opera poteva secondo me ritrovare intatte le sue ragioni degli Anni 20». Napoli come Berlino, dun¬ que, sul palcoscenico di Tato Russo; il clima letterario e artistico del '27 berlinese come le atmosfere culturali partenopee del primo dopoguerra; la recitazione brechtiana fusa al teatro napoletano. Il regista-attore ne è entusiasta: «L'Opera sembra riacquistare nuova vita», dice. Vedere per credere. Cristina Caccia

Luoghi citati: Berlino, Napoli, Torino