GADDA E CALVINO GLI UNICI MAESTRI

GADDA E CALVINO GLI UNICI MAESTRI GADDA E CALVINO GLI UNICI MAESTRI po' di chiarezza sarebbe necessaria: infatti la questione si pone diversamente a seconda che la colpa voglia colpire il lettore in generale o, più in particolare, i giovani scrittori degli Anni 90. Nel caso del lettore in generale, perché stupirsi? Quel lettore legge forse la Divina Commedia o II Decamerone, l'Orlando Furioso o lo Zibaldone (tanto per tenersi alle opere più clamorosamente note e diffuse)? E allora dov'è lo scandalo? Rimane l'amarezza - questa comprensibile - che gli italiani leggono poco e la speranza che quando e se Da destra: Carlo Emilio Gadda e. Italo Calvino scopriranno il gusto della lettura diano la preferenza al Decamerone sulla Ragazza di Bube. Diverso è il discorso se il rimprovero di non leggere le opere degli autori del passato prossimo (che fino a ieri occupavano per intero l'interesse e l'attenzione degli editori e dei giornali) è rivolto ai giovani scrittori in questo momento operanti. Si tratta, più specificamente, del rimprovero di avere voltato le spalle ai vecchi maestri. Intanto sono maestri? Lo sono stati in vita e lo sono ancora o, in vita, sono stati piuttosto (al massi¬ mo) protettori? Certo un maestro è stato Vittorini o almeno una guida; dirigeva una collana prestigiosa dove hanno esordito, beneficiando del suo (a volte decisivo) intervento di editing, molti (allora) giovani scrittori. Più che come scrittore o in quanto scrittore rappresentava un modo di fare e di pensare che, tutto sommato, valeva (si mostrava più efficace) delle sue stesse opere; quanti libri (allora trascurati) abbiamo letto sulle sue (implicite) indicazioni e di quanti pregiudizi (allora imperanti) ci siamo liberati! Dunque il ruolo di guida era condizionato al suo essere in vita. Moravia, mettendo da canto ogni discussione sulla importanza delle sue opere (peraltro così polemiche verso ogni prospettiva innovativa e di ricerca), più che aiutare un giovane a uscire dalle sue contraddizioni (e trovare il bandolo della sua autenticità) s'ingegnava (e non gli costava fatica) di trovargli un editore e una collaborazione alle pagine di un prestigioso giornale. Pasolini era soprattutto un maestro di vita. Era un idolo più che una guida. Si prestava a essere ammirato (per il suo successo, la sua vita scandalosa, la sua efficacia di comunicatore) più che a essere seguito. Dunque si tratta di scrittori il cui valore di trascinamento era legato alla loro esistenza sulla terra. Questo non vuole essere un giudizio sulle loro opere: il giudizio (definitivo e finalmente inconfutabile) verrà con il tempo, a polemiche spente e quando il campo sarà sgombro dalla polvere (la foschia) della memoria. Quando poi volessimo stringere il discorso alle opere non vedo perché dovremo meravigliarci se, al pari dei grandi libri del passato remoto, Gli occhiali d'oro o i Racconti Romani non trovano lettori ingordi. In realtà, che siano letti o no, gli unici scrittori di ieri cui può essere riconosciuto il ruolo di maestri sono Calvino e Gadda: lo dimostra il fatto che la sola narrativa italiana (a loro successiva) di qualche pregio e interesse a loro e da loro discende e si ispira. E' che loro non si sono mai posti come maestri, non si sono mai dedicati all'impresa di circondarsi di seguaci (di cortigiani), ma hanno lavorato in solitudine e in sofferenza scavando nelle parole degli uomini. Così questa polemica sui maestri dimenticati mi pare senza costrutto. Senza poi tenere conto che è fortemente salutare dimenticare; che è fisiologico che i figli uccidano il padre proprio per fare crescere e conservare, che ne siano consape voli o no, quello che da loro (dai pa dri) hanno ereditato. E allora basta con le lacrime inutili, con i rimpro veri di ingratitudine o, ancor peggio, con l'accusa di non saper fare tesoro (per incultura e cafonaggine) del grande patrimonio (di idee e di scrittura) che i giovani scrittori hanno appena dietro le spalle. Non hanno dietro nessun grande patri mordo ma davanti solo (chi lo possiede) il mistero di una vocazione. Angelo Guglielmi

Persone citate: Angelo Guglielmi, Calvino, Carlo Emilio Gadda, Gadda, Italo Calvino, Moravia, Pasolini, Vittorini