Il Parma paga troppe scelte sbagliate
Anche se Scala e i giocatori non ammettono di aver fallito per la terza volta l'obiettivo scudetto 'arma paga troppe scelte sbagliale Anche se Scala e i giocatori non ammettono di aver fallito per la terza volta l'obiettivo scudetto E Stoicbkov è un problema IL TRAGUARDO SI ALLONTANA UN'ALTRA VOLTA SPARMA TEFANO Tanzi, il giovane vicepresidente figlio del patron Calisto, si cala negli spogliatoi del Parma in crisi e proclama: «Questa squadra ha ancora una parte importante da recitare in questo campionato». Scala ribadisce: «La determinazione non ci manca per crederci, piuttosto va considerato, e nessuno lo fa, che è il Milan a viaggiare più forte di quanto si potesse pensare». Capitan Minotti: «Sarebbe un grave errore abdicare adesso, a 13 giornate dalla fine». Apolloni: «Ci hanno condannato gh- episodi, con il Vicenza e a Firenze». Ma dietro tutte queste frasi di circostanza, più o meno sentite e meditate, si cela il terzo fallimento consecutivo dei gialloblù nell'inseguimento allo scudetto. La sconfitta di Firenze è stato il capolinea, così come un anno fa avvenne; (in gennaio) contro la Juve. Cosi come due stagioni orsono accadde (a dicembre) sul campo della Roma. Insomma, dopo i grandi progetti autunnali, ad ogni campionato il Parma crolla prima che arrivi l'auspicata primavera. Imputati alzatevi, direbbe a questo punto la Corte. E qui, i colpevoli non mancano. Un passo indietro, prima. Fino alla magica stagione culminata a Wembley (Coppa Coppe vinta sull'Anversa nel maggio '93) tutto aveva funzionato come un orologio svizzero. Promozione in A e zona Uefa, Coppa Italia vinta nel '92. Nel collaudato telaio degli Osio-MeUi-Cuoghi-Zoratto spiccava la crescita di Minotti e Apolloni, di Benarrivo e Di Chiara, tutti entrati nel giro azzurro. Persino Asprilla s'era inserito. Poi (estate '93), sono arrivati Zola e Crippa. Si è cominciato a pensare in grande. Scala ha dovuto adattare la squadra alle caratteristiche dell'ex napoletano, relegando in panchina Meni (che se ne andò sbattendo la porta). E ha perso per infortunio Grun, ago della bilancia fra difesa e centrocampo. Con Dino Baggio e Couto (più Branca) giunti nell'estate del '94 le cose non sono migliorate, anzi. L'unico che ha dato qualcosa alla causa (leggi Uefa) è stato l'ex bianconero, ma non è bastato a indebolire la Juve, scudettata. Infine quest'anno ecco Stoichkov. Scala cambia ancora, prova il 4-3-3, il crollo in Svezia (rimediato al ritorno) con l'Halmstadts azzera tutto. E si è tornati al 5-3-2. Dimenticando che alcuni elementi erano invecchiati, altri hanno fallito, come il bul¬ garo. E così, ecco la crisi attuale, con Mussi che da riserva diventa l'unico difensore di rango in grado di reggere la baracca, con l'acerbo Brambilla inamovibile pedina al pari di un Pin ancora encomiabile ma pieno di acciacchi, con il sacrificio di Brolin prima e Asprilla in seguito per favorire la coppia Zola-Stoichkov. Dice il tifoso Vittorio Adorni, ex campione di ciclismo: «Quando pensi di aver già vinto è la volta che tutto crolla. Stoichkov è stato un acquisto inutile, le cessioni di Brohn e Asprilla hanno sgretolato l'ossatura di un attacco che aveva alternative e ora non ne ha più». «C'è ancora armonia nello spo¬ gliatoio?» si domanda Franco Grossi, presidente del Centro di coordinamento dei club gialloblù prima di darsi da solo la risposta: «Altro che tigre nel motore, con il bulgaro hanno inserito un rompiballe in squadra». Zola svicola: «Cercano di montare un caso tra me e Stoichkov, una rivalità che non esiste. Le difficoltà prescindono da questo, a Firenze s'è perso e io non c'ero. Così come non c'è più Asprilla...». «La verità è che manca il gioco», sentenziano i Boys, gli ultras che contestano di nuovo Scala: «Il tecnico dovrebbe rispettarci ed evitare di parlare di una squadra divina, a Firenze non è stata affatto bella come l'ha dipinta lui». Moduli che vanno e vengono, giocatori che d'improvviso sono messi in discussione ed escono di squadra (Minotti e Crippa), altri che giocano ma sanno di essere precari (Melli). Un allenatore, infine, dato per partente. E con il quale chi più, chi meno, si è trovato in contrasto. Benarrivo: «Il Milan è più completo come squadra, guai a mollare ma è difficile negare l'evidenza, bisogna essere coerenti. Otto punti sono tanti». Bucci: «Non credo che il pubblico ci contesterà contro il Padova. Tutti si aspettavano lo scudetto e gridano al fallimento. Ma non possiamo vivere soltanto di rimpianti; sì Asprilla poteva farci comodo, ma se la società e il giocatore hanno deciso così...». Già, ma di chi è la colpa? Scala, perché lei non ha mosso un dito per tenere il colombiano? «Tutti sanno come è andata». Sì, e molti hanno ormai capito come finirà. «Ho due anni e mezzo di tempo per decidere e il tempo, come sempre, sarà galantuomo. Sono pronto ad accettare il giudizio di Dio». Dicono che a Tanzi l'allenatore patavino è sempre piaciuto anche per questa sua aureola di buon cattolico. «Se la squadra mi aiuta, se i tifosi ci aiutano, potremo ancora divertirci». Ma non c'è più tempo, tutto è già stato deciso. Ormai. Franco Badoiato I tifosi: è svanita l'armonia Benarrivo: Milan più forte Tanzi jr: ma io non m'arrendo A sinistra Zeman e Simone; qui a fianco Scala, tecnico del Parma; sotto Calisto Tanzi
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