In festa c'è Gibson

Clamoroso: cinque «nominations» per il film di Radford con Troisi In festa c'è Gibson Scozzesi di «Braveheart» contro astronauti di Apollo LOS ANGELES. Mentre in Italia si continua a dibattere sullo stato comatoso della nostra industria cinematografica, Hollywood, la capitale mondiale del cinema, manda invece puntualmente segnali di apprezzamento. Ieri sono state annunciate le nominations per gli Oscar e «L'uomo delle stelle», di Giuseppe Tornatore, è una delle cinque produzioni in lizza nella categoria di miglior film stremerò, in concorrenza con «Ali things fair» (Svezia), «Antonia's line» (Olanda), «Dust of life» (Algeria) e «O quatrillho» (Brasile). Soprattutto, «Il postino» è emerso come uno dei cinque film in concorso nella categoria più ambita, quella di miglior film in assoluto: un'impresa che non si era più ripetuta, per un film straniero, dai tempi di «Sussurri e grida», nel lontano 1973. Ha avuto una nomination come «best actor», anche Massimo Troisi, un onore alla memoria accordato in passato ad attori come Spencer Tracy e James Dean. Per il cinema italiano, una vittoria dolceamara. Non solo per il riconoscimento postumo a Troisi, morto appena dodici ore dopo la fine delle riprese del film. Ma soprattutto per un altro motivo: questo stesso film che i membri della Academy hanno deciso di premiare con cinque candidature è stato snobbato l'anno scorso dall'Anica, che gli aveva preferito «Lamerica» di Gianni Amelio. Una scelta nella quale aveva giocato un ruolo determinante il fatto che «Il postino» è stato diretto da un regista di nazionalità britannica, Michael Radford, e che all'associazione dei produttori italiani non era andato giù di farsi rappresentare da un film diretto da uno straniero. Non apprezzato in patria, il film è stato acquistato per la distribuzione americana dalla Miramax, che dopo avere visto la reazione del pubblico e dei membri della Academy che selezionano i film per gli Oscar ha deciso di usare la data di uscita negli Usa, il 1995, e di spingerlo nella categoria più difficile. Quando, ieri mattina, mezza Los Angeles si è svegliata alle cinque e mezzo del mattino per apprendere i risultati delle mominations», le cinque candidature date a «Il postino» (ce n'è anche una per Radford, una per la colonna sonora e una per la sceneggiatura) sono state solo una delle tante sorprese. Tra i film in lizza nella categoria di «best film» troviamo, come previsto, il patriottico «Apollo 13» e «Ragione e sentimento», che ha dato a Emma Thompson la soddisfazione di essere la prima donna candidata sia come attrice sia come sceneggiatrice, per l'adattamento per lo schermo del romanzo di Jane Austen «Sense and sensibility». Ma il film in «pole position», con ben dieci candidature, è «Braveheart», «action-movie» in costume di Mei Gibson considerato sino a ieri come materiale non da Oscar. E poi c'è «Babe», piccolo film australiano che ha come protagonista non Kevin Costner, Arnold Schwarzenegger o uno degli attori che gli studios pagano 20 milioni di dollari a botta, ma un porcellino che chiede di venire rispettato e che pensa di essere un cane da pastore. Per Hollywood, una scelta un po' schizoide. Per tutto l'anno produce i «Batman» e i «Waterworld», film pieni di rumori ed effetti speciali quanto vuoti di contenuto. Poi, arriva il momento degli Oscar ed è come se la comunità del cinema si guardasse allo specchio e si fecesse prendere dai sensi di colpa. E, per autopunizione, finisce per selezionare film come «Babe» o «Il postino». Passiamo alle altre candidature. Tra gli attori, oltre a Troisi che adesso diventa il candidato sentimentale, gli altri «concorrenti» sono Richard Dreyfuss per «Mr Holland's Opus», Sean Penn per «Dead Man Walking», Nicolas Cage per «Leaving Las Vegas» e Anthony Hopkins per «Nixon». Tra le attrici, oltre alla Thompson, troviamo Meryl Streep per «I ponti di Madison County», Elizabeth Shue per «Leaving Las Vegas», Susan Sarandon per «Dead Man Walking» e Sharon Stone per «Casino», il film di Martin Scorsese che l'ha trasformata da sex-symbol in attrice drammatica presa in considerazione. Il 25 marzo, quando si celebrerà la notte degli Oscar, le sorprese insomma non mancheranno. Lorenzo Sorta