Le lettere inedite di un timido soldato

Caro Valéry Caro Valéry Le lettere inedite ì un timido soldato Sta per uscire da Einaudi la seconda edizione della «Antologia dello humour noir», con prelazione di Paola Decina Lombardi. Anticipiamo alcune lettere inedite di Breton a Valéry scoperte dall'autrice e che verranno inserite in uno studio di prossima pubblicazione. Domenica mattina 7 marzo (1914) Signore, oltre a «La Soirée avec M. Teste» che per il grado di analisi e la capacità d'espressione mi appare uno dei più incontestabili capolavori del simbolismo, tanto ammiro le sue poesie quanto poco so uguagliarle. Tuttavia, penso che tra queste due parti della sua opera esista una transizione che mi sfugge. Sarei felicissimo se consentisse a precisarmela spiegandomi alcuni punti della sua estetica o rievocando per me i suoi preziosi ricordi su Stéphane Mallarmé per il quale Lei nutrirà un culto anche più fervido del mio. 7 giugno 1915 L'incredibile lentezza di quest'addestramento militare rinvia di più d'un mese il completamento del Car, a meno d'un intervento opportuno: dopodiché se il corso delle cose non è cambiato, ad attendermi c'è l'insalubre infermeria del reggimento, irrisoria e pier/a'di scocciature. La maggior parte dei miei amici hanno avuto la fortuna di essere inviati agli ospedali del Nord, dove hanno un molo pari sia alle capacità che alle preferenze. Intravedo lontanissimo il mondo dei poeti che amavo; con incredulità, mi pare un ricordo la mia vita sentimentale di ieri. Per un istante, svento il complotto delle cose di qui. 24 luglio 1916 Per quanto ripeta a me stesso che la guerra è follia mi alzo assai umiliato da tutti questi letti di paglia. Sento repressa una rivolta di cui mi gloriavo, (?) un disgusto di cui m'inorgoglivo. E mi conquista la speranza del fronte, visto coi bagliori dei tiri di G. Apollinaire o col beneficio dello sfolgorante fuoco d'artificio della sua notte d'aprile. Venerdì 5 settembre (1919) Caro Signore, niente poteva meglio strapparmi al silenzio come la lettura delle sue mirabili pagine sulla Crise de l'Esprit. La sua ultima lettera mi ha fatto molto piacere. Seguito anche a temere che nel suo foro interiore lei biasimi l'atteggiamento letterario mio e dei miei amici molto più di quanto si possa credere. Corrisponde a un atteggiamento sentimentale al quale, come minimo, lei ha rinunciato da molto tempo. Io sono ancora al punto d'intravedere le soluzioni del problema: quella che lei propone mi piace, infinitamente, ma solo per lei. Non scrivendole mi difendevo anche da queste semi-confessioni senza speranza. Come posso pretendere di interessarla alle mie inquietudini? Giovedì 5 agosto 1920 Carissimo Signore, oggi sono io a sperare di non averla stancata con le mie bizzarrie. Non la vedo da moltissimo tempo. Non faccio che rimproverarmi la mia condotta verso di lei. Si è certamente reso conto, gli ultimi tempi a Parigi, che nulla ormai poteva farmi uscire dal torpore; (E' ridicolo parlare di me come di un «pazzo» ma mi sembra di aver riconosciuto per mesi solo visi estranei!). Le chiedo perdono: non può sapere con quanta gioia ho accolto la proposta che mi ha fatto fare un mese fa da Gallimard. >'<rt -V, Sabato 1 gennaio 1921 Carissimo Signore, com'è buono a compatire tanto la mia sorte! Sono deciso a sposare una ragazza che amo ed è innanzitutto a questo scopo che cerco di «guadagnarmi da vivere». Come sa, non ho ancora 25 anni e i miei stari di servizio sono esigui: la medicina, quattro anni e mezzo di guerra, la Nouvelle Revue Francaise, come titoli ho solo il baccalauréat, il P.C.N. e un primo certificato di dottorato. Io stesso reputo che sia poco. Però aggiungo che nel mio lavoro porterei una reale volontà di farlo bene e il mio desiderio di prepararmi una vita più felice possibile potrebbe esseme la migliore garanzia. Venerdì 12 maggio 1922 Carissimo Signore e amico, tra poco sarà quasi un anno da quando ci siamo incontrati l'ultima volta in circostanze, d'altronde, tali che il silenzio da me tenuto da allora è contro ogni buona creanza. Spero che non mi abbia ancora chiuso la sua porta e che di nuovo mi parlerà senza far molti complimenti. Seguito ad essere sensibilmente la vittima, privo ogni giorno di più dei mezzi per compiere intomo a me le cose che vedo compiere con più o meno felicità, posseduto fino al furore da questo ignoto desiderio. André Breton

Persone citate: André, Apollinaire, Breton, Crise, Einaudi, Nouvelle, Paola Decina Lombardi

Luoghi citati: Parigi