«Il futuro dello sport è criptato»

INTERVISTA «Il futuro dello sport è criptato» Galliani: solo Nazionale e mondiali per tutti INTERVISTA IL BUSINESS VIDEO E PALLONE AMILANO DRIANO Galliani è, oggi, uno dei più potenti dirigenti dello sport italiano. Se non il più potente in assoluto. Tutto, dal Milan al calcio alle tv, ruota intorno a lui. «Magari», sorride. I fatti: amministratore delegato e vicepresidente vicario del Milan, presidente di Rti, il braccio televisivo di Mediaset, vicepresidente della Lega calcio. «Se è per questo, Vittorio Ceccbi Gori - cinema, Tmc, Videomusic, Fiorentina - non ha nulla da invidi anni». Fifa e Uefa piangono: le tv commerciali ci strangolano. «A me, per la verità, non hanno mai detto niente. Mi trattano sempre con grande rispetto e cortesia. Del resto, è stata proprio l'Uefa a fare in modo che fossero i network televisivi a moltiplicare il business della sua Champions League, riveduta e corretta. Ripeto: il presidente Johansson, il segretario generale Aigner, non io». Dicono anche che dietro la sentenza Bosman ci sarebbero, tanto per cambiare, i grandi club, le grandi tv. «Sciocchezze. Basta leggere gli atti. Dietro alla sentenza Bosman c'è, esclusivamente, il sindacato calciatori». La accusano, spesso, di giocare su troppi tavoli, di ricoprire troppe cariche. «Se sono vicepresidente della Lega lo devo a libere elezioni. Inoltre, dall'avvento di Berlusconi ci ha guadagnato tutto il sistema. Più concorrenza, più introiti. Dai quasi sei miliardi del 1981, in regime di monopolio, ai quasi 600 dell'ultimo contratto. I diritti in chiaro se U è sempre presi la Rai. E quanto a Telepiù, di cui Fininvest controlla appena il 10 per cento, acquisì la pay dopo che la Rai, tre anni fa, vi aveva rinunciato. Tutto, e sempre, alla luce del sole». A proposito di Telepiù: si mormora che non sarebbe pronta a onorare il programma in pay - p er-vie w. «Non mi risulta. Telepiù è pron- rissima». Mediaset concorrerà per i diritti in chiaro? «Non lo so. Decideremo domani, l'ultimo giorno utile per presentare le offerte al notaio». Già, domani. «Scadono i termini. Chi c'è, c'è., Ma la decisione definitiva la prenderà l'assemblea dei presidenti il 29 febbraio». Dini, pds e parte della Lega calcio (Ceccbi Gori, Sensi, Cragnotti) spingono per un rinvio sul versante della pay-per-view. Non solo: oggi il Senato «interroga» Telepiù e Rai, Pescante e Mat arrese. «Ho letto. Posso solo dirle che la volontà della Lega è di chiudere subito, come era nei patti e, so- prattutto, com'è nelle possibilità tecnologiche». A Londra, la Camera dei Lord si è espressa risolutamente contro il video-sport a pagamento, ritenendolo antidemocratico. «A me interessano gli effetti pratici e giuridici di un simile pronunciamento. Quali saranno? E poi, sul fatto che certi eventi sportivi debbano essere trasmessi in chiaro (le Olimpiadi, i Mondiali, le partite della Nazionale) non ci piove». E allora? «L'importante è trovare plausibili equilibri. Vedo nell'uso razionale del criptato il futuro dello sport». Il suo modello? «Gli inglesi. Le venti società dei¬ la Premier League. Lo dissi in tempi non sospetti. Ci hanno scavalcato. Bergkamp all'Arsenal, Asprilla al Newcastle: sono i nuovi padroni del mercato. E questo, per tutta una serie di motivi. Dalla quotazione in Borsa al merchandising, dai ricavi sulle scommesse (il 30 per cento) ai diritti tv, ridistribuiti in base ai piazzamenti in classifica. Che ci creda o no, oggi il Manchester United fattura più del Milan». Non ci dica. «La realtà è che, almeno nel nostro calcio, chi genera ricchezza perde tanti soldi. La prenda come un'eresia, ma Juventus e Milan non sono club ricchi. Ricche sono le famiglie che hanno alle spalle, gli Agnelli, i Berlusconi, che ogni anno ripianano i deficit di gestione. Ma questo è un altro discorso. Contesto la definizione di società ricche e società povere, la trovo inesatta e riduttiva». Niente meno... «Prenda le 38 squadre della serie A e B. Non più di sette possono permettersi di "comprare": Juventus, Milan, Inter, Fiorentina, Parma, Lazio, Roma. Le altre 31 si limitano a "vendere". «Il modello da seguire è quello inglese Ci sono società che fatturano più del Milan» Ma le sette che ho citato devono tutto, a differenza dei club inglesi, agli imprenditori che le sorreggono: Agnelli, Berlusconi, Cecchi Gori, Tanzi, Cragnotti, Sensi. Non è giusto, non mi sta bene». Da qui l'idea di una Superlega europea. «Lasci perdere, se no poi mi accusano di essere ingordo, avido. Il caso Bosman ha terremotato lo sport. Parlano tutti del Ubero impiego dei giocatori comunitari come se fosse il problema più grave, invece il nodo da sciogbere è l'abbattimento dei parametri in ambito europeo, e non a livello nazionale. Un esempio, uno solo: se l'anno scorso Roberto Baggio si fosse sistemato all'estero, in ambito Ue, la Juventus avrebbe incassato 35 mibardi di indennizzo. Domani, viceversa, Vialh" potrà farlo a parametro zero. Non so se mi spiego». Che cosa si aspetta? «Mercato asfittico. Dirigenti ostaggio: se ho un giocatore in scadenza di contratto, e questi mi vuole andare all'estero, non ho alternative: o lo mollo gratis o gb prolungo l'impegno anche se, in cuor mio, non ne sono convinto. So di giocatori in scadenza di contratto che hanno già sottoscritto preliminari con società spagnole e inglesi». Il Milan? «La prima vittima. Gambaro se n'è andato in Inghilterra, al Bolton, e noi ci abbiamo rimesso 2 miliardi e 200 milioni di parametro». Che fa, piange per davvero? «Nel breve, i grossi club incontreranno più difficoltà dei cosiddetti piccoli, non fosse altro che per l'alto valore del patrimonio giocatori da ammortizzare. Prevedo due, tre anni di sconquassi. Poi tutto si normalizzerà, Dopo aver esportato braccia, esporteremo gambe. Anche quando introdussero la legge 91, quella che rivoluzionava lo status dei giocatori, gridarono alla morte del calcio. E invece non è morto nessuno». Roberto Bec cantini Vittorio Cecchi Gori (a sinistra) e Antonio Matarrese

Luoghi citati: Inghilterra, Lazio, Londra, Newcastle, Parma, Roma