Buone nuove per Clinton dopo rovesci e scandali

Buone nuove per Clinton dopo rovesci e scandali Buone nuove per Clinton dopo rovesci e scandali SEGUE DALLA PRIMA PAGINA WASHINGTON A fatto meglio di tutti, perché è andato oltre le attese il cinquantasettenne «descamisado» populista della estrema destra religiosa e conservatrice, Pat Buchanan, secondo subito alle spalle di Dole, ma la sua è una affermazione da capo corrente, non da leader di partito. L'estremismo abbaiarne, misogino, isolazionista, che egli incarna e attira, garantisce, come tutti gli estremismi, vittorie' di tappa e sicure sconfitte finali. Il vero e unico vincitore di questa prima manche elettorale è stato dunque colui che non c'era: Bill Clinton. Dopo settimane e settimane di cattive notizie, di rovesci giudiziari, di mandati di comparizione e di cedimenti nei sondaggi suoi e della signora Hillary, ieri sera il Presidente deve aver goduto la prima buona notte di sonno, dopo aver visto quei risultati che promettono, se saranno confermati nelle future primarie, il suicidio collettivo del centrodestra, dei repubblicani. Così vanno le fortune della politica elettorale, anche nella più stabile de¬ mocrazia del mondo: quello stesso partito repubblicano che due anni or sono aveva fatto franare i democratici conquistando Camera e Senato, due anni dopo non riesce a esprìmere un leader che piaccia non alla nazione intera, ma almeno ai suoi stessi iscrìtti. Sarà stata cecità da eccessiva sicurezza di vittoria, arroganza, prepotenza del vecchio capo branco, Dole, che ha preteso di correre no¬ nostante gli anni, oltre 70, gli acciacchi (un tumore alla prostata operato non molto tempo addietro) e la sua fama di grande manovratore nei corridoi parlamentari, peggior biglietto da visita possibile per un elettorato che odia il parlamentarismo. Sarà lo sbandamento ideologico e culturale di questo momento politico intemazionale, nel quale gli elettori sembrano oscillare da un umore all'altro secondo le ultime notizie dei telegiornali della notte. Ma la fotografia dei repubblicani uscita daDo Iowa somiglia in modo stupefacente alla istantanea dei democratici quattro anni or sono. Quella di un partito alla ricerca non di un leader, ma di un «meno peggio» da buttare contro Clinton in novembre, come i democratici fecero con Bush. Ma Clinton non è Bush e lotterà con ogni mezzo per restare l'inquilino della Casa Bianca. Naturalmente, le elezioni primarie - le tappe della «lunga strada bianca» - servono proprio a misurare e a sfoltire il parco degli speranzosi che scendono in pista, e questo hanno cominciato a fare. Il campo, dopo i «caucus», i consigli degli iscritti al partito («caucus» è una parola indiana che significa appunto consiglio), si è già di fatto ridotto a quattro, dei dieci che erano partiti: Dole, Buchanan, Forbes e un pallido ex governatore, Alexander. Almeno un altro, se non addirittura due, cadranno fra una settimana, il 20 febbraio, nello Stato del New Hampshire, con voti popolari, e non più soltanto di apparato, come nell'Iowa. Ma la perfetta fisiologia del meccanismo istituzionale americano fra primarie, maggioritario secco e presidenzialismo intero, non può nascondere la patologia di un risultato che, come questo Presidente, come questi sfidanti dimostrano, lascia sempre meno soddisfatti i cittadini. La macchina, oliata da due secoli, funziona. Il sistema scricchiola di paradosso in paradosso se, continuando di questo passo la loro claudicante corsa, saranno proprio i repubblicani con la loro mediocrità a far vincere un democratico, esattamente come furono i repubblicani disgustati da Bush a lasciar eleggere Clinton nel 1992. Qualcuno adesso sogna il ritorno di Cincinnato Powell, il generale con la pelle scura, per salvare Dole e i repubblicani, e forse il generale ascolterà i lamenti. E così, la nuova democrazia del paradosso sarebbe completa: un nero arriverà a salvare il partito che meno di tutti ama i neri. Vittorio Zucconi QUATTRO NEAAICG PER CLINTON BOB DOLE: 8 gronde favorito ha prevalso solo di stretto misura nel «caucus» dell'lowo: considerato un uomo dell'«Ancien Regime», abituato piò alle manovre nei corridoi del congresso e ai meccanismi dello macchina del partito che alla campagna sporta a porta», lo ua leodership appare in pericolo PAT BUCHANAN: ì «predicatore televisivo», che aveva prevalso in Louisiana è il vero vincitore della contesa dell'lowo. La destra religiosa lo ha appoggiato con entusiasmo. «Sarò io a sconfiggere Clinton», ha prodomato ieri davanti a migliaia di sostenitori che sventolavano la diera americana. LAMAR ALEXANDER l'ex governatore de! 'femessee e ex màrétro o^l'lstrimono di Bush, In caso dì fallimento di Dole, il portilo r. ì su di U i favori dei dek cosi lamina Buchanan. STEVE FORBES: le quotazioni... muflimiliardario, soltanto quarto nell'lowo, sono in ribosso. Forbes paga la rottura con la destro religiosa, che aveva accusato di complottare ai suoi danni, e la campagna scatenata dai media contro di lui, identificato come il «tycoon» det'hlormazione tenta la scalata al Palano della politica. A destra, Bob Dole festeggia il risultato con la moglie Elizabeth A sinistra, l'editore multimiliardario Steve Forbes, nonostante la valanga di dollari impegnati nella campagna elettorale, non è riuscito ad andare oltre il quarto posto

Luoghi citati: Iowa, Louisiana, New Hampshire, Washington