Primo voto repubblicani senza un leader

Nel caucus dello Iowa solo 3 punti di distacco tra il capolista del Grand Old Party e Buchanan Primo volo: repubblicani sema un leader Nel caucus dello Iowa solo 3 punti di distacco tra il capolista del Grand Old Party e Buchanan Dole vince per un soffio, sconfitto il miliardario Forbes WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' stata una vittoria preoccupante quella ottenuta da Bob Dole nel «caucus» dello Iowa. Il favorito tra i candidati repubblicani per la «nomination» si è piazzato primo, come del resto appariva scontato in partenza, ma solo con uno stretto margine sul secondo, il sorprendente Pat Buchanan. Inoltre, ottenendo un inaspettato terzo posto, l'exgovernatore del Tennessee Lamar Alexander ha non soltanto inferto un duro colpo alle speranze presidenziali dell'editore multimiliardario Steve Forbes, finito quarto, ma ha soprattutto reso ancora più evidente lo scarso entusiasmo dei repubblicani per il loro candidato di punta, appunto Dole. Adesso che il circo elettorale si è spostato nel New Hampshire, dove tra una settimana si terranno le primarie, Dole mantiene intaccata la sua posizione di testa, ma nella sua organizzazione è subentrata una punta di apprensione. In fondo fu nel New Hampshire che, nell'88, Dole fu costretto ad abbandonare la sua prima corsa presidenziale. «Questa è stata una vittoria alla quale seguirà un'altra vittoria e un'altra vittoria e un'altra vittoria e ancora vittorie fino a quella finale - ha dichiarato con professionale trionfali- cmn JTnlo _ Flnjvn i] tuntrt Aci\ prossimo novembre, Clinton non avrà più un. lavoro e io sarò alla Casa Bianca». Quando gli è stato chiesto se non fosse preoccupato per aver ottenuto solo il 26% dei voti, con un margine soltanto del 3% su Buchanan, Dole ha risposto: «Non mi interessano queste percentuali, mi interessa aver vinto dopo una campagna negativa contro di me da 10 milioni di dollari». Si riferiva, ovviamente, alla campagna denigratoria < lanciata contro di lui dal facoltoso Forbes con un'invasione di spot televisivi, da Dole peraltro contrastata con la regola dell'«occhio per occhio». La battaglia nello Iowa-è stata particolarmente cattiva, come non era mai stata in passato, e questo ha favorito soprattutto Alexander, che, mantenendo un atteggiamento civile e sottotono, ha ottenuto la netta maggioranza dei voti tra gli elettori aie si sono formati un'opinione negli ultimi tre giorni. Questo gli ha consentito di raggiungere un brillante 18%, quasi il doppio di Forbes (10%). Dole ha quindi in parte ragione nel lamentare gli effetti della campagna «negativa» di Forbes contro di lui, ma un'analisi del voto rivela un punto estremamente critico. Dole, 72 anni e considerato da molti «troppo vecchio» per fare il Presidente, ha ottenuto la netta maggioranza solo tra gli elettori con un'età superiore ai 65 anni. Ma nella fascia dei 40enni è arrivato primo Buchanan, mentre Alexander è stato il più votato dai gio vani tra i 18 e i 29 anni. Inoltre, nei «caucus», che si tengono ve locemente in due ore nel tardo pomeriggio, sono soprattutto gli anziani che vanno a votare, ed è solo cosi che Dole ha potuto vincere. Buchanan, un commentatore televisivo che sfidò già George Bush nel '92 e si sforza di dare voce all'estrema destra del partito, sta ottenendo uno straordinario successo che probabilmente continuerà per un po'. E questo è dovuto, oltre che alla sua bravura, all'insoddisfazione della destra religiosa verso il «moderatismo» di Dole. Ma Buchanan ha ancora meno possibilità di diventare Presidente di quante ne aveva negli Anni 60 l'ultradestro Barry Goldwater, che dopotutto era un liberista alla Ronald Reagan. Buchanan, invece, è protezionista, contro la finanza e Wall Street, per la preghiera nelle scuole e isolazionista in politica estera. Il suo populismo esercita infatti un grosso fascino sulla classe operaia conservatrice, ma non è certo ben visto dai grandi capitan che stanno dietro al partito repubblicano. In questa situazione, il SSenne Alexander, un moderato che ha impostato un'abile campagna elettorale anti-Washington e anti-politica un po' alla Ross Perot, ha ragione di considerarsi il virtuale numero 2 nella pattuglia dei candidati repubblicani. Spera in un capitombolo di TVjIo a intantrt martniìo lo tncfo della gente con il suo slogan «Abc», Alexander Batte Clinton. E, infatti, nei sondaggi condotti tra i repubblicani dello Iowa, sono in maggioranza quelli che ritengono Alexander e non Dole «l'uomo che può battere Clinton». Paolo Passerini Terzo, con il 18%, l'ex governatore del Tennessee Lamar Alexander, che con la sua campagna anti-Washington è considerato il vero uomo nuovo della corsa elettorale

Luoghi citati: Iowa, New Hampshire, Tennessee