«Restituiteli subito e tornerà Iti guerra»

All'Aia i criminali della discordia «Restituiteli subito e tornerà Iti guerra» «UNA CORTE !» ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO «La Repubblica serba troverà una risposta adeguata se i due alti ufficiali serbi arrestati e portati all'Aia non verranno rilasciati nei prossimi giorni»: il vicepresidente serbobosniaco Nikola Koljvic ha annunciato rappresaglie se il generale Djukic e il colonnello Krsmanovic, trasferiti lunedì notte nel carcere del Tribunale internazionale dell'Aia, non verranno liberati. Koljvic non ha voluto precisare in che cosa consisterà «la risposta», ma ha sottolineato che sarà del tutto adeguata. Il braccio destro di Karadzic ha poi.accusato le autorità bosniache di azioni illegittime durante l'arresto e la detenzione dei due ufficiali. E la prima ritorsione è stata comunicata ieri stesso via fax al comando dell'Ifor a Sarajevo: le autorità serbo-bosniache processeranno il fotografo Hidajet Delie della Bih Press, l'agenzia di stampa bosniaca, arrestato giovedì scorso dai miliziani di Karadzic insieme con mi collega dell'Ap. Quest'ultimo è stato liberato il giorno dopo, mentre Delie verrà portato in tribunale con l'accusa di aver compiuto «reati contro la popolazione civile serba tra il '92 e il '95». Ancora ieri una granata a frammentazione ha colpito una base della Nato a Ilidza, sobborgo occidentale di Sarajevo, senza provocare vittime. La granata ha fatto un buco di 30 centimetri sul tetto dell'Hotel Serbia, dove è installato il quartier generale del generale Michael Walker, comandante delle forze di terra Nato in Bosnia. La granata è stata sparata da circa 100 metri a Nord-Ovest di Didza, che è in mano ai serbi. Intanto a Vienna la delegazione serbo-bosniaca ha boicottato la tornata di trattative organizzata dall'Osce sul controllo degli armamenti e la ricerca delle misure per il ripristino della fiducia tra le parti in Bosnia. Il portavoce di Pale, Velibor Ostojc, ha dichiarato che la vicenda dei due estradati all'Aia «sta pregiudicando in modo grave l'ulteriore applicazione dell'accordo di Dayton». Si tratta di un precedente pericoloso, ha detto Ostojc. Giudizio condiviso da un alto funzionario del ministero degli Esteri russo, secondo il quale «questi passi pericolosi e controproducenti possono innescare reazioni inappropriate e rendere più difficile il ripristino della fiducia tra le parti». Poco dopo la dichiarazione del funzionario russo, che ha voluto mantenere l'anonimato, si è fatto vivo il portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Karasin, che ha duramente condannato il trasferimento dei due alti ufficiali serbi all'Aia: «Nonostante la buona fede dei serbobosniaci - ha detto - che hanno ripreso a collaborare con le forze della Nato, il generale e il colonnello sono stati consegnati all'Ifor e portati all'Aia. Si tratta di un atto deliberato che può indurre ad azioni di rappresaglia. La prassi di arrestare qualcuno senza prove e consegnarlo all'Ifor è inaccettabile e difficilmente andrà a vantaggio del processo di pace». Mosca, ha aggiunto Karasin, ha inoltrato all'Aia una richiesta ufficiale di spiegazioni. Non si è fatta attendere neppure la reazione di Belgrado. Secondo il presidente della Federazione serbo-montenegrina, Zoran Lilic «la decisione di deportare i due ufficiali è un duro colpo al principio dell'equo trattamento che dovrebbe essere riservato alle tre parti protagoniste della guerra». «Sono indignato: i due ufficiali non hanno mai sparato un colpo». Sono parole di Arkan, il famigerato capo delle milizie serbe protagoniste dei più feroci crimini di guerra compiuti contro i civili in Bosnia e in Croazia. Arkan, che si trova in testa alla lista dei pregiudicati ri¬ cercati dalla giustizia intemazionale, accusa il Tribunale dell'Aia di «un attacco contro tutto il popolo serbo». D'altronde, dice Arkan, il Tribunale è stato costituito solo per incriminare i serbi: «Metà dei componenti della Corte sono discendenti dei fascisti della Seconda guerra mondiale che furono responsabili del genocidio compiuto contro i serbi e gli ebrei. Come possiamo avere fiducia in questo Tribunale quando sappiamo che l'Onu ha fatto sparire i documenti sui crimini dei croati in Krajna?». Malgrado queste furiose reazioni, il presidente bosniaco Izetbegovic si è detto convinto che il processo di pace continuerà e che verranno nuovamente ristabiliti i contatti tra le autorità di Sarajevo e i dirigenti di Pale. Intanto il governo bosniaco ha votato l'amnistia per tutti i combattenti dell'ex Repubblica jugoslava, esclusi i criminali di guerra. Il provvedimento riguarda i soldati musulmani, serbi e croati, tranne quelli incriminati di azioni che violano il diritto umanitario internazionale. Ingrid Badurina Un reporter bosniaco arrestato con l'accusa di «reati contro i civili». Proteste anche dalla Russia Il carcere di Scheveningen, dove sono rinchiusi i due ufficiali di Mladic

Persone citate: Djukic, Ingrid Badurina, Izetbegovic, Karadzic, Krsmanovic, Michael Walker, Mladic, Nikola Koljvic, Zoran Lilic