Tre bohémiens e un grande umore per Puccini

Tre bohémiens e un grande umore per Puccini Torino, nel centenario dell'opera parlano Lucio Gallo, Anna Rita Taliento e Pietro Spagnoli Tre bohémiens e un grande umore per Puccini Marcello, Musetta e Schaunard: realtà della lirica mondiale TORINO. «Questo Mar Rosso mi ammollisce e assidera. Come se addosso mi piovesse in stille. Per vendicarmi affogo un Faraon». Da queste poche battute iniziali si capisce subito che Lucio Gallo, il Marcello tarantinotorinese di questa Bohème centenaria, c'è. C'è nel disegnare un personaggio a tutto tondo, nel fraseggio, nella ricchezza degli armonici. Cominciamo col dire che in scena al Regio non c'erano soltanto Mirella Freni e Luciano Pavarotti numi tutelari di questa celebrazione mondiale, ma anche i «giovani» Gallo (si fa per dire perché il baritono ha trentacinque anni e dieci di carriera in continua ascesa), Anna Rita Taliento, una bella Musetta ventiquattrenne, e Pietro Spagnoli, uno Schaunard trentaduenne, di grande efficacia interpretativa. Gallo, perché secondo lei Freni e Pavarotti non avevano mai cantato al Regio? «Ma, bisognerebbe chiederlo ai responsabili del teatro delle passate gestioni. Certo, è incredibile. Torino non è Roccacannuccia eppure ha vissuto per molti anni chiusa in un'atmosfera provinciale. Il grande merito di Elda Tessore e Carlo Majer è di aver recuperato certi valori culturali e posto la città all'attenzione del mondo». Il teatro sarà migliorato? «Sarà migliorata l'acustica, la moquette lascerà posto al legno. Si canterà meglio, come si cantava alla Fenice, per esempio. Peccato davvero che sia bruciata. Chissà se riusciranno a ricostruirla così com'era. Si annunciano sforzi comuni in tutta Europa, ma perché non s'è fatto nulla per il Petruzzelli?». Dopo Bohème dove canterà? «Farò Bohème ad Amsterdam». Perché Bohème piace tanto? «Perché Puccini l'ha scritta con perfezione mozartiana, perché è riuscito a tradurre magnificamente in musica il romanzo di Henry Murger, perché riesce a commuovere». Che altri progetti ha? «Farò una serata di lieder al Musikverein accompagnato al pianoforte da Erik Battaglia, il figlio del mio maestro, che suona benissimo. Una prova difficile, nella tana del lupo. Farò il "Prigioniero" di Dallapiccola con Mehta, opera che bisserò a Salisburgo, ì'"Eugenio Onieghin" in russo a Berlino, "Don Giovanni" a Londra, "Nozze di Figaro" a Bologna. Nel '97 tornerò al Metropolitan con la Freni per "Bohème" e "Butterfly"». Anna Rita Taliento è un'avvenente Musetta. Musetta, debutto fortunato? «Direi proprio di sì. E' stata una scommessa di Majer. Avevo cantato nell"'Orfeo", nel "Campanello" e in "Gianni Schicchi". Ha vinto Majer, ma ho vinto anch'io. Insieme con due colossi come Freni e Pavarotti poteva essere un rischio, ma conosco "Bohème" da quando ero bambina. Ho cominciato a cantare a dodici anni, mi sono diplomata in pianoforte ed ho studiato con grande impegno anche dal punto di vista letterario. Musetta è una donna forte, che ottiene ciò che vuole, una donna generosa e lo dimostra nel terzo atto». Si è emozionata? «Altro che, ho perfino pianto e non sono la sola». Si commuove fuori scena? A volte sì, la vita non sempre è rosea. Ci sono momenti tristi. Non vivo mai superficialmente neppure se vado a comprare il pane». Cosa farebbe se non fosse un soprano? «Non ci ho mai pensato. Ho voluto fare la cantante con tutte le mie forze. Non saprei fare altro». E' soddisfatta di Musetta? «Ho studiato molto. In coscienza, sì, sono soddisfatta». Spagnoli-Schaunard che dice? «Che sono soprattutto felice di avere una famiglia per la quale vale la pena di cantare. Mia moglie, Elisabetta Gutierrez, che è anch'essa cantante, mi ha dato tre figli. Benedetta, Francesco e Beatrice che ha tre mesi. Mia moglie mi dà ottimi consigli. Credo si possa rinunciare alla carriera ma non ad una famiglia come la mia». Spagnoli, voce della saggezza. Allievo di Mirella Ronconi e di Celletti, sta facendo una bella carriera. E' alla sua quarta produzione di "Bo- hème", due le ha fatte con Zeffirelli. Ha disegnato uno Schaunard perfettamente aderente allo spirito pucciniano. Come si è trovato con Pavarotti? «Magnificamente. E' generoso, dà consigli che si rivelano essenziali. Spero di aver risposto alle sue aspettative». Qua! è il suo personaggio ideale? «Figaro del Barbiere, ma voglio aspettare. Ho ancora tempo per maturare. Vorrei che mi proponessero Don Giovanni. E' un ruolo che mi affascina ed è molto adatto alle mie possibilità vocali». Che bolle in pentola per il suo immediato futuro? «Il "Matrimonio segreto" a Roma, "Cenerentola" all'Opera di Parigi, teatro che toma alla lirica con il "Don Giovanni", Elisir a Dallas. E' tutto, per ora». Armando Caruso Anna Rita Taliento una Musetta convincente per la Bohème dei cent'anni al Regio di Torino: «Mi sono commossa, ho perfino pianto e non sono stata la sola»