Labirinto di immagini per raccontare Montale
Labirinto di immagini per raccontare Montale Disegni e dipinti legati al poèta raccolti nell'esposizione che si è aperta a Genova Labirinto di immagini per raccontare Montale Un romanzo scrìtto da big: Casorati, De Chirico, Braque GENOVA I vorrebbero intieri taccuini d'innamoramento per convogliare l'eco di tutti i riverberi, le scintille d'intelligenza, le consonanze musicali che si rispondono e rifrangono come onde spirituose da questa sapiente partitura visiva che Giuseppe Marcenaro e Piero Boragina hanno concertato al Palazzo del Banco di Chiavari, per la mostra col titolo fin troppo melodioso di Una dolcezza inquieta dedicata a Eugenio Montale. Dolce Montale? Irrequieto, sicuramente. E questo racconto critico per immagini, questo saggio-romanzo cura figuris (come si legge nel davvero prezioso catalogo Electa, tutti i documenti una volta tanto fedelmente trascritti) non vuol essere una mostra biografica, un cimiterìno di reperti documentali, con qualche quadro di supporto, é nemmeno una disamina del gusto di Montale crìtico e pittore (che diventa pastellista «per fare compagnia» all amico De Grada, mentre dipinge la Versilia). E' un lampeggiante labirinto di assonanze visive di Murmurì ed Echi per dirla con un titolo d'epoca, rifrazioni critiche, che sembrano aprirsi un varco difficile attraverso quel socchiuso portone del male di vivere, quel corridoio infelice d'una «mia povera vita turbata», mai sazia, che si scontra con l'orizzonte scheggiato delle vili miserie quotidiane, «in questo seguitare una muraglia / che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia» (e ancora la poesia si chiamava Rottami). Allora soltanto la sorella-filosofa Marianna lo aveva «scoperto» e lo re-, censiva alle amiche, mentre trepida la madre si affacciava sui suoi silenzi: «Se hai problemi di tasca...». Ma altri erano i patemi, in quel clima stentatamente liberty dei klingerismi dannunziani di Moroni, dell'intelligenza esplosiva di Ansaldo e della Rivista Ligure, che grazie al mercato dell'olio faceva vivere legioni di intellettuali. «Sono diviso nell'anima e già logorato nel corpo»: eppure sta lavorando ad un misterioso «scartafaccio», quegli Ossi di seppia che invierà riluttante «all'amico Gobetti. Ma temo mi saranno frapposti ostacoli di natura finanziaria». La ricerca perpetua e frustrante del posto fisso, senza vergognarsi di pietire presso gli amici più intraprendenti. E ritagliarsi quella nicchia felina e silente: «io non mi occupo di politica». Ma quando lo squadrismo si abbatte su Gobetti, mentre Ungaretti protervo dedica il suo Porto sepolto «all'avversario che spero di ritrovare compagno» con parole inquietanti («la libertà è una parola vana le grandi cose nascono dall'amore, dal sacrificio, dalla disciplina») Montale regala la sua impaurita solidarietà da «ex combattente» della lotta della vita: «Caro Gobetti, vedo scatenarsi una cagnara contro di lei, per una frase certo arri- scoiata. Non voglio però che le manchi il mio saluto di uomo che si sente più "strame" che "guerrillero"». E Gobetti significa l'icona laica di Casorati, i silenzi impudichiti di Morandi, lo squillare saettante di una piratesca Lanterna favolosa di De Chirico. Passa per Genova Soffici, e lascia una splendida Ma¬ rina à la GéricauU. Ma il respiro vero la tinta segreta di Montale è quella del realismo magico: i fiori attoniti di Donghi, i bagnanti assorti di Capogrossi. Poi Trieste, che significa un altre grumo di memorie: i ritratti sopiti di Mamssig, Carmeligh il Praghese, Saba, la scoperta di Svevo-Ettore Schmitz, cui Joyce invia dallo stabilimento Veneziani una cartolina firmata Stephen Dedalus. Ora i viaggi «fuori di casa», l'incontro con Braque, «gran signore contadino» dalle «babbucce felpate» e le sue «crostate pittoriche», «torrone di oggetti vecchi e squisiti» (quella splendida natura morta con pipa). Fino al Finisterre di quell'algido sanata sanctorum dello spogliamento monocromo dell'immagine: con Burri, Fontana, Mattioli. E lo spettro del posto, eterno basso continuo. Dal segretario del Corriere: «data la ristrettezza attuale dello spazio, gli articoli devono essere contenuti in una colonna». Marco Vaìlora «Una dolcezza inquieta»: non solo mostra biografica IT Una natura morta di Georges Braque in mostra a Genova
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