«Hanno sbagliato i legali»

IL CASO I giudici contrattaccano: non si è mai presentato ai processi «Hanno sbagliato i legali» Polemica sull'uomo in cella da 13 mesi IL CASO GIUSTIZIA SOTTO ACCUSA MILANO IVE NT A un caso clamoroso la tragedia di Francesco Ecca, il trentasettenne in carcere da 13 mesi per colpa di una carta d'identità smarrita. E, mentre crescono le polemiche, il presidente del tribunale di Novara, Antonio Baglivo, ripete che «non ha niente da rimproverarsi». Tutto è cominciato nel '91, al momento dello smarrimento del documento: un pregiudicato l'ha trovato, vi ha messo la propria foto e con questa carta contraffatta ha commesso una serie di truffe, facendo fallire una società di Trecate, a Novara, e impossessandosi di 60 milioni. Per questo reato, Ecca è stato condannato a tre anni e un mese di carcere il 5 luglio '94. La sentenza è poi passata in giudicato e l'uomo è stato arrestato il 23 gennaio '95. Ecca sostiene che, da allora, ha gridato a tutti la sua innocenza, ma invano. La verità è venuta fuori, quando il falso Ecca, Pier Giorgio Marinoni, è stato smascherato e ha confessato di essere responsabile del fallimento della «Doristamp», una truffa intrapresa con la carta di identità contraffatta. «Agli atti risulta evidente - spiega adesso Baglivo - che Ecca era al corrente dell'iter processuale». Secondo il presidente del tribunale di Novara, all'uomo «era stata notificata la data dell'udienza preliminare (16 dicembre 1993) e quella del processo»: «Esiste la sua firma in calce alla ricevuta di ritorno della raccomandata del 4 marzo 1994». Secondo Baglivo, «gli era stata addirittura notìficata la sentenza di condanna». L'imputato - aggiunge era dunque a conoscenza di tutto. Perché non è venuto in tribunale? «Accettiamo l'ipotesi che abbia sottovalutato il fatto, ma, dopo aver saputo di essere stato condannato ingiustamente, perché non ha presentato ricorso in appello?». La sentenza è infatti passata in giudicato il 27 dicembre '94 e il condannato è finito in carcere. Ma non solo: due giorni dopo il suo arresto, Ecca presentò opposizione senza però motivarla espressamente. Sempre secondo la ricostruzione del giudice, Ecca non chiese mai di essere sentito o di poter presenziare all'udienza e il giorno fissato non si presentò neppure il suo legale. Successivamente, Ecca presentò per tre volte alla corte d'appello di Torino la richiesta di revisione del processo e la richiesta venne sempre respinta. Ora la procura di Novara ha chiesto a quella di Milano gli atti sulle dichiarazioni di Marinoni per indagare nuovamente sul fallimento «Doristamp». Ora, negli ambienti giudiziari si ammette che l'uomo potrebbe essere innocente, ma non si esclude che Ecca e Marinoni potessero conoscersi. Mentre sulla vicenda non ha voluto fare commenti la direttrice del carcere di Varese, Maria Carmela Longo, l'avvocato difensore di Ecca, Alfonso Brighine, attacca: «Solo l'intervento dei media ha permesso di rendere giustizia a un innocente». Il legale ha spiegato di aver presentato varie istanze di revisione dei processi, sempre respinte. Intanto, si è mobilitato il senatore di An Riccardo De Corato: «Mi auguro che il presidente del Consiglio Dini nella sua veste di Guardasigilli disponga un'inchiesta e un'ispezione». Comunque, Ecca potrebbe non avere il risarcimento a riparazione della detenzione, se venisse confermata la versione che lui stesso ha dato della vicenda: sembra, infatti, che sia in parte responsabile di questo clamoroso caso. «Tutto ciò che rispecchia la realtà della vita se non è già accaduto, accadrà», ha commentato ieri Alberto Sordi, che nel '71 raccontò una vicenda molto simile in un film premonitore, «Detenuto in attesa di giudizio», [r. a.] Una scena del film di Alberto Sordi . «Detenuto in attesa di giudizio»

Luoghi citati: Milano, Novara, Torino, Trecate, Varese