«Assolviamo il preservativo»

Un dossier, che contiene anche là testimonianza di un omosessuale, fa cadere un tabù Un dossier, che contiene anche là testimonianza di un omosessuale, fa cadere un tabù «Assolviamo il preservativo» / vescovi francesi; serve contro l'Aids PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE I vescovi francesi giudicano «necessario» l'uso del preservativo contro l'Aids e riconoscono che il suo impiego ha permesso «almeno in qualche misura» di porre freno all'epidemia. Non è un'assoluzione pastorale e ancor meno teologica del finora inviso profilattico. Semplicemente, pubblicando il rapporto «Aids: la società in questione», la Commissione Sociale dell'episcopato transalpino mostra una sensibilità nuova verso le ragioni mediche che raccomandano l'uso del preservativo per impedire la trasmissione del virus. «Il profilattico - si legge tra l'altro nel dossier - è giustificabile nel caso in cui un'attività sessuale già integrata nella personalità ha bisogno d'evitare un rischio grave». La frase non brilla per trasparenza. Ma sembra di poter comprendere che l'uso ammesso o comunque non esplicitamente condannato del preservativo sia quello che protegge una vita sessuale non selvaggia, bensì finalizzata a precisi valori affettivi. Banalizzando: proteggere la partner (e proteggersene) sì, vivere esperienze indiscriminate no. Malgrado l'estrema prudenza dell'apertura, il «sì» al preservativo campeggiava ieri sulla prima pagina di «Le Monde», e dai commenti medici - unanimemente favorevoli - fioriti nel pomeriggio trapela la senzazione di un tabù infranto. In parte è così. Mai, sinora, i vescovi francesi avevano difeso ' collettivamente posizioni di relativa indulgenza vérsoil corrtraccettìvo-m'aschile. Meglio lasciare i singoli (per esempio monsignor Gaillot) criticare la linea romana. Il documento odierno costituisce un significativo passo avanti. E l'assenza di ampie citazioni e riferimenti alle posizioni espresse dal Papa conferma l'esercizio d'indipendenza che ispira le 235 pagine del volume. Fra le testimonianze raccolte - infine - quella di un omosessuale, circostanza inedita nelle pubblicazioni episcopali non solo francesi. Per il professor Lue Montagnier, scopritore del virus, «siamo di fronte a un'evoluzione importante. Bisognerebbe ora che i vescovi d'Africa e d'America Latina seguissero l'esempio». Meno diplomatico un altro ricercatore, il prof. Willy Rozenbaum: «I ve¬ scovi francesi si contentano di accordare le loro parole alla realtà. Li incontrai negli Anni 80: in privato mi erano parsi' attenti, comprensivi, ma in pubblico no. Fortuna che, alla base, i preti non hanno atteso l'annuncio dell'utilità del preservativo, annuncio che in ogni caso arriva con anni di ritardo». Il dottor Jacques Leibovitch, altro eminente specialista, condivide l'analisi, concludendo: «Era importante che l'episcopato facesse un gesto. Testimonia, quantomeno, l'esistenza di una moderata sovversione tra il Papa e la Chiesa». Nello studio, che le edizioni Bayard hanno diffuso ieri in libreria, si insiste comunque a varie riprese sull'«insufficienza» dèi preservativo. Considerarlo una risposta all'Aids è, più che fuorviante, illusorio. «L'Aids non è la malattia degli altri. L'intero corpo sociale ne è colpito. Parlare di Aids obbliga a tener conto della storia di ciascuno e dello stato della società». La critica che monsignor Albert Rouet, vescovo di Poitiers e coordinatore della relazione, rivolge all'idea del preservativo-panacea è acre: «Allo stesso modo in cui la nostra società vuole eliminare la disoccupazione mantenendo i meccanismi e le dinamiche economiche che l'hanno prodotta, ritiene di poter vincere l'Aids prendendo misure che dipendono dalla persona senza cambiare le rappresentazioni della vita che ne favorizzano la trasmissione». Significativo, infine, lo slancir nei raccomandare ai catto; . di Francia un atteggiamento di coraggio e amore verso i malati. Alle comunità si chiede di «esorcizzare le paure» e «spezzare l'isolamento delle persóne colpite». Sono lontani, dunque, i richiami ai «comportamenti devienti» che trasformano in «castigo divino» l'Aids. L'episcopato francese vuole ormai Ereticare quello che in un reve commento «Le Monde» definisce «il linguaggio della ragionevolezza». Conclude Marc Gentilini, presidente del Comitato cattolico dei medici francesi: «Per la Chiesa, la parola preservativo non è più tabù. Mi rallegro di questo cambiamento, che elimina alcune ambiguità. Il Papa, cui si son fatte dire molte cose, non ha in ogni caso mai pronunciato la parola preservativo. Ha peccato per omissione. Ma gli toccava davvero scendere in dettaglio? Non lo credo». Enrico Benedetto Un invito anche ai cattolici a esorcizzare le paure e a non lasciare sole le persone colpite dal male Gli scienziati: «Un passo importante che dimostra come nella Chiesa ci sono voci diverse sul problema» Sopra, Lue Montagnier, lo scienziato francese che per primo isolò il virus dell'Aids e che ieri ha commentato favorevolmente la presa di posizione dei vescovi A sinistra, un manifesto della campagna francese anti-Aids che invita all'uso del preservativo

Persone citate: Albert Rouet, Bayard, Enrico Benedetto, Gaillot, Jacques Leibovitch, Marc Gentilini, Montagnier, Willy Rozenbaum

Luoghi citati: Africa, America Latina, Francia, Parigi