Major io non fermerò la pace di Fabio Galvano

Discorso tv del premier britannico che propone (contro il parere di Dublino) nuove elezioni in Ulster Discorso tv del premier britannico che propone (contro il parere di Dublino) nuove elezioni in Ulster Major; io non fermerò la pace Ma Scotland Yard: i terroristi hanno500 bombe LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «La ricerca della pace in Ulster deve continuare e continuerà», ha proclamato ieri John Major; ma ormai l'incantesimo è rotto, dopo la bomba di venerdì sera a Londra, e da ogni parte si levano preoccupati allarmi. «Una seconda bomba dell'Ira nelle prossime ore», dicono i giornali traducendo in termini drammatici gli avvertimenti della polizia e gli inviti di Scotland Yard a «tenere gli occhi aperti». Anzi, «un arsenale di 500 bombe» - 250 chili di Semtex - sarebbe nei magazzini dell'Ira, pronto a essere usato in una massiccia campagna a tappeto. Mentre l'Inghilterra ripiomba nel tenebroso clima del terrorismo il mondo politico cerca di riannodare quello che è rimasto delle sue speranze. «Il processo di pace ha subito una grave battuta d'arresto ma non è finito», ha detto ieri Major nel corso di un dibattito d'emergenza ai Comuni e ha poi ripetuto la sera in un messaggio televisivo alla na¬ zione: «Ma non trascureremo nessuna possibilità». A questo fine ha riproposto, come «miglior modo di procedere», l'ipotesi di elezioni che portino a «un pieno negoziato». «Esse offrono le prospettive più promettenti», ha detto, ignorando le resistenze di parte repubblicana e il monito del primo ministro irlandese John Bruton secondo cui quella via sarebbe come «versare benzina sulle fiamme». In realtà quello è l'unico punto di attrito fra Londra e Dublino, che sul tema di una ripresa del dialogo hanno invece dimostrato una perfetta sintonia. No ai contatti con il presidente del Sinn Fein Gerry Adams, aveva detto Bruton, se non ci saranno garanzie di una nuova tregua. E ieri, rispondendo a un gruppo di senatori americani di origine irlandese che lo invitavano a incontrare Adams, ha ribadito tale posizione. «I contatti fra i ministri britannici e il Sinn Fein - ha detto ieri Major nella stessa vena - non sono accettabili e non si svolgeranno». E rivolgendosi implicitamente ad Adams, che lo ha nuovamente accusato di avere provocato il rigurgito di violenza dell'Ira e secondo cui «senza dialogo il processo di pace è condannato», il premier inglese ha aggiunto: «Il Sinn Fein deve decidere una volta per tutte se è un paravento dell'Ira o un partito democratico che si volge alle urne e non alle pallottole». Le prossime ore e i prossimi giorni daranno una risposta. Un'altra bomba potrebbe davvero segnare la fine di ogni sforzo per riportare la pace. Ma finora, pur fra mille allarmi e timori, l'esplosione che ha colpito le Docklands uccidendo due persone resta episodio isolato. Ieri ci sono stati allarmi anche sulla ferrovia che unisce Belfast a Dublino, ma si sono rivelati falsi. E una folla silenziosa, in una Belfast nuovamente presidiata dai reparti dell'esercito, si è raccolta nella vasta piazza davanti al municipio - la stessa che due mesi fa aveva accolto trionfalmente il presidente Clinton - per chiedere la pace che da un anno e mezzo aveva cambiato la vita di quella provincia insanguinata. Si dice che la polizia e i servizi segreti abbiano identificato sei cellule segrete dell'Ira, tutte impegnate nella nuova campagna di terrore: tre a Londra, le altre a Liverpool, a Glasgow e nello Staffordshire. Ma nessuno, per ora, conferma. Come non si conferma la partenza per l'Ulster di un reparto delle Sas, le «teste di cuoio» britanniche che già avevano svolto un ruolo importante negli anni di sangue ma la cui presenza era stata ridotta negli ultimi mesi a poche unità. Nessuno sa bene quali siano le intenzioni dell'Ira, ma nessuno sembra disposto a correre rischi: anche nel cuore di Londra, e soprattutto in prossimità del palazzo di Westminster, sono ricomparse - come nei momenti più tenebrosi - pattuglie armate di polizia. Altri reparti di Scotland Yard stanno seguendo centinaia di piste alla ricerca degli attentatori di venerdì, mentre la ricostruzione attorno alla stazione di South Quay riprende lentamente. I danni, si dice ora, potrebbero ammontare a quasi 400 miliardi di lire. Fabio Galvano

Persone citate: Adams, Bruton, Clinton, Gerry Adams, John Bruton, John Major