Nove piccoli nemici per Clinton

La sfida per la nomination repubblicana nelTIowa: in testa Dole, poi Buchanan e Forbes La sfida per la nomination repubblicana nelTIowa: in testa Dole, poi Buchanan e Forbes Nove piccoli nemici per Clinton Stanotte scatta la corsa alla Casa Bianca WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Partiti. L'unico candidato che ieri non temeva sorprese dal «caucus» dello Iowa, quello che tradizionalmente apre la corsa per la Casa Bianca, era Bill Clinton, che non ha avversari per la «nomination» all'interno del suo partito. Ma, anche se con calcolata civetteria il portavoce della Casa Bianca Mike McCurry ha detto che il presidente avrebbe dedicato poco più di un'occhiata distratta ai risultati del voto, Clinton in questi giorni ha percorso il desolato e agricolo Iowa in lungo e in largo, incontrando quanta più gente poteva per cercare di capire l'umore degli elettori. Inoltre, un ulteriore elemento di interesse per lui era osservare il piazzamento dei nove candidati repubblicani, che nello Iowa si sono massacrati tra di loro nel tentativo di ottenere le prime piazze. Nello Iowa, che spesso in passato ha riservato sorprese, dicono di non avere mai visto una campagna elettorale più «cattiva» di quella condotta l'uno contro l'altro dai candidati repubblicani. A cominciare è stato Steve Forbes, il multimiliardario editore che cerca di far rivivere il messaggio di ottimismo liberista con il quale Ronald Reagan conquistò il cuore di molti americani. Forbes ha preso di petto il favorito Bob Dole, sostenendo con una campagna pubblicitaria miliardaria che è un uomo del palazzo, che è troppo vecchio e che nella sua carriera ha sempre razzolato in modo diverso da come predicava. La risposta di Dole è arrivata subito e, con una potenza di fuoco pari a quella di Forbes, ha cercato di infilare nella testa degli elettori l'idea che Forbes è un pivellino sul quale il Paese non può fare affidamento. Poi Forbes ha denunciato una campagna di calunnie telefoniche nei suoi confronti diretta dall'ufficio elettorale di Dole. «Ho le prove», ha detto. Dole ha parzialmente negato, ma poi ha aggiunto, come spesso dicono i bambini dopo una rissa: «E' stato lui a cominciare». Nel portare l'attacco all'esperto Dole, che ha 72 anni e alle spalle una vita passata in Congresso, Forbes ha commesso un grosso errore, coinvolgendo nel complotto contro di lui la destra religiosa. Improvvisamente i sondaggi hanno cominciato a segnalare una picchiata di Forbes, che fino a quel momento era secondo dietro Dole. Ralph Reed, il giovane capo della Christian Coalition, l'aveva detto: «Forbes pagherà molto salato questo attacco». Ad avvantaggiarsi del primo (e probabilmente non ultimo) capitombolo di Forbes sembrava essere soprattutto il commentatore Pat Buchanan, che è il più a destra dei candidati in corsa, almeno tra quelli che sono candidati sul serio. Tra i nove, infatti, figurano alcuni nomi di personaggi che si sono messi in corsa solo «a futura memoria», ma non hanno mai avuto una reale possibilità. Diverso è invece il caso del potente senatore del Texas Phil Gramm, che ha perso a sorpresa un brutto duello con Buchanan nel suo giardino di casa, cioè in Louisiana, dove si è svolto un caucus di poca importanza al quale hanno partecipato solo loro due. Ma il colpo della Lousiana, unito ai brutti sondaggi, hanno ferito a morte la campagna di Gramm, che, se sarà andato male anche nello Iowa, come ieri sembrava probabile, dovrà contemplare un triste ritiro. Le disgrazie di Gramm hanno riportato a galla la campagna di Lammr Alexander, ex governatore e ex ministro di George Bush, che corre impugnando la rabbia dell'America periferica contro la capitale corrotta. Le previsioni ieri erano: Dole primo, Buchanan secondo, Forbes terzo e Alexander quarto. Nonostante sia un po' insidiato da Forbes nel New Hampshire, le cui primarie si terranno la prossima settimana, Dole sembra comunque avviato a vincere la «nomination» repubblicana quasi senza problemi. I problemi, per lui, verranno dopo, quando dovrà cercare di battere Clinton, che nei sondaggi si mantiene ben avanti a lui. Paolo Passarinl Il multimiliardario in ribasso: ha rotto con la destra religiosa CMENDARHQ ELETTORALE CONVENTION DEMOCRATICA: 4297 delegati (dal 26 al 29 agosto a Chicago) CONVENTION REPUBBLICANA: 1990 delegati (dal 12 al 15 agosto a S.Diego, California) I delegati sono eletti nelle «primarie» (votazioni aperte con urne e schede) e «caucus» (assemblea dei embri del partito nella quale si elegge il candidato preferito per alzata ai mano) 12 febbraio IOWA j 25 20 febbraio N. Hampshire j 16 24 febbraio Delaware 1 12 27 febbraio Arizona 39 Dakota del N. 18 . Dakota del S. 18 2 marzo Carolina del S. 37 3 marzo Puerto Rico 14 5 marzo Colorado 27 Connecticut 27 Georgia 42 Maine 15 Maryland 32 Massachusetts 37 Minnesota 33 Rhode Island 16 Vermont 12 7 marzo New York 102 12 marzo Florida Mississippi Oklahoma Oregon Tennessee Texas 98 33 38 23 38 t23 19 marzo' Illinois Michigan Ohio Wisconsin 69 ..'57| 67 36 26 marzo California Nevada Washington 165 14 36 2 aprile Kansas 31 23 aprile Pennsylvania 73 27 aprile Alaska maggio Hawaii 4 maggio Wyoming Utah 20 28 7 maggio Columbia (D.) 14 Indiana 52 Carolina del N. 58 14 maggio Nebraska Virginia Occ. 24 18 17 moggio Missouri 36 21 maggio Arkansas 20 28 maggio Idaho Kentucky 23 26 4 giugno Alabama 40 New Jersey 48 Nuovo Messico 18 Montana 14 11 giugno Virginia 53 NEW HAMPSHIRE (16 delegati) Buchanan ottenne qui il 37% dei voti nel'92. Il programma economico è fondamentale per gli elettori. Le leggi statali stabiliscono che sono queste le prime «primarie» 27 FEBBRAIO NORD DAKOTA (18 delegati) SUD DAKOTA (18) ARIZONA (39) JÉaSv*MAINE 115 delegati) |p!W VERMONT (12) ™ XXN MASSACHUSETTS (37) RHODE ISLAND (16) CONNECTICUT (27) MARYLAND (32) GEORGIA (42) COLORADO (27) 7 MAtàO mmii: . NEW YORK (102 delegati] WB/SÈ E'ilte.oSta^ùpi e con il maggior potere e influenza dei mezzi dì comunicazione. New York misurerà le possibilità di Bob Dole OREGON (23 delegati) OKLAHOMA (38) TENNESSEE (25) MISSISSIPPI (33) FLORIDA (98) TEXAS (123) In questo giorno verranno eletti quasi la metà dei delegati 19 MARZO WISCONSIN (36 delegati), MICHIGAN (57) OHIO (67) ILLINOIS (69) Votano i grandi Stati industrali del MkJwest Alcuni candidati potrebbero chiudere qui il loro percorso elettorale 26 MARZO WASHINGTON (36 delegati) NEVADA (14) CALIFORNIA (163) Ultima opportunità per i candidati in una votazione che può chiarire definitivamente la nomination La Convention democratica di Chicago sarà una formalità per Bill Clinton, che godrà di un var aggio che pochi dei suoi predecessori hanno avuto: nessuno compagno ai partito gli contenderà la candidatura La Louisiana è già andata al voto brbei FOR PEESIDENT Il miliardario Forbes: nei sondaggi solo al terzo posto