Emarginato in Rai ormai si sentiva escluso «Non mi vogliono più» di Simonetta Robiony
Emarginato in Rai Emarginato in Rai Ormai si sentiva escluso «Non mi vogliono più» ROMA, Andrea Barbato negli ultimi mesi era amareggiato: gli mancava il lavoro con la Rai. Di più: l'offendeva l'idea di avere un contratto con la televisione pubblica, ma di non poter far niente da mesi perché nel palinsesto di Raitre non si trovava un posto per lui. Era sparito dal video nel marzo del '95, nel clima di «silenzio» imposto dalla «par condicio». Da allora non aveva fatto più niente. Con la solita ironia tagliente, poco prima di Natale aveva voluto denunciare proprio su La Stampa la sua condizione di desaparecido illustre per il quale non si trovava una soluzione adeguata. «Non mi vogliono più», aveva detto, «Anche se nessuno me l'ha mai comunicato. Tutti gli orari adatti a me sono già occupati e quello che mi propongono non mi pare adatto a me». Famosissimo per l'asciuttezza e l'intelligenza con cui scriveva la sua «Cartolina», Barbato avrebbe infatti voluto riprendere la rubrica di commento ai fatti e ai personaggi del giorno che lo aveva reso famoso. Ma lo spazio della «Cartolina», dopo un lungo tira e molla, era toccato a Daniela Brancati, ex direttore del Tg3 liquidata in quattro e quattr'otto con la promessa, non mantenuta, di una inesistente fascia di mezza serata. Avrebbe dovuto cominciare ieri sera, Daniela Brancati, la sua rubrica. Invece, ironia del destino, al suo posto è andato in onda proprio un ricordo, brevissimo, di Andrea Barbato. Possibile che per Barbato non si era pensato a niente? «Mi hanno chiesto di preparare alcuni speciali da mandare in onda quando capita», aveva dichiarato con dispiacere, «ma io ho rifiutato. Vorrei un mio ruolo. Il posto se vogliono si trova. Per Marta Flavi è uscito». Luigi Locatelli, attuale direttore di Raitre, più volte messo sott'accusa da Barbato, fa sapere che la polemica tra loro era «giornalistica» e non personale. Si conoscevano dagli Anni Cinquanta, avevano lavorato assieme a TI Giorno, poi in Rai, al Tg2 con Barbato direttore l'aveva voluto proprio come vicedirettore. «Era un giornalista raro, perché si occupava di grandi battaglie e di grandi polemiche con tono distaccato e civile - ha dichiarto LocateUi -. Sento che mi mancherà la sua professionalità. Ci eravamo visti quindici giorni fa: avevamo parlato di progetti futuri e sulla nostra presunta polemica avevamo riso insieme». Sarà, ma Andrea Barbato, che nel fractempo aveva ricominciato ad avere contatti col gruppo di «Tv7» alla cui celebre prima edizione aveva collaborato, aveva avuto parole molto dure nei confronti di questa Rai. Aveva detto: «Il nuovo direttore Locatela ha avuto il mandato dalla Direzione di smussare le punte di Raitre. E l'ha fatto. Lubrano che fa un programma innocuo è rimasto. Chi l'ha visto? è stato raddoppiato. Gli altri stanno in panchina». Eppure, pur di spuntarla, aveva tempestato di lettere tanto il direttore generale Minicucci quanto la presidente Moratti. Minicucci non aveva mai risposto, chiuso in un «muro invalicabile e misterioso», che gli aveva fatto supporre che Minicucci fosse una sigla, «Come la Sipra e la Cogefar», aveva aggiunto. La presidente Letizia Moratti, invece, aveva cercato di risolvere il suo caso, ma la situazione ancora non si era sbloccata. Bravissimo e consapevole della sua bravura Barbato viveva questa condizione di quarantena come una ferita al suo orgoglio. «Vorrei lavorare non perché arda dal desiderio di prestare la mia faccia a questa gestione, ma perché essendo pagato mi pare giusto dare in cambio all'azienda il mio lavoro». Da gentiluomo voleva saldare il suo debito: non ha fatto in tempo. Simonetta Robiony
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