La leghista Rosy inguaiata dai fax
E Documentate le pressioni sullo smaltimento rifiuti in favore di un socio in affari La leghista Rosy inguaiata dai fax E il Senatur è infuriato: «Non voglio autogol» IL CASO POLBTfiCA E MILANO finalmente, con un'ora di ritardo, è arrivata anche lei, la più attesa dai fotografi e dai tifosi, da quel gruppazzo di leghisti con la bandiera del sindacato Sai che in Piazza della Scala litiga con un altro gruppetto che vuole case popolari. Lei, Rosy Mauro, alle sei e mezzo del pomeriggio entra nella sala del Consiglio comunale con una cartelletta azzurra troppo gonfia. Ed è questo, l'azzurro vivo, l'unico colore di una brutta serata. Rosy, 34 anni, «la pasionaria» per gli amici, «la pescivendola» per i nemici, ha gonna larga a fiori, fascia sui capelli, giacca e borsa e scarpe in tutte le sfumature del marrone. Il vero colore della sua serata d'onore. Discariche. Rifiuti. Sacchi neri e sacchi grigi. Inceneritori, mquinamento. E sospetti, e voci, e titoloni sui quotidiani milanesi. La Lega, Rosy per prima, sguazza in cotanta sceneggiatura e Marco Formentini, il sindaco, protesta: «Dalle reti berlusconiane s'insinua una commistione di interessi tra affari e politica. Da che pulpito!». Ma è proprio questa commistione tra polìtica e affari, personali e non, a portare in aula Rosy e la sua cartelletta azzurra. In breve: l'Arnsa, l'azienda municipale servizi am- bientali, ha appaltato lo smaltimento rifiuti a una società dove compare tal Dalmerino 0vieni. E questo signore è socio in altri affari proprio con la leghista Rosy. Nulla di male, fin qui. Peccato che l'azienda in questione, l'astri», si è rivelata inadeguata. I rifiuti non si sa bene dove siano finiti e qualcuno sospetta che stiano inquinando da qualche parte. Peccato che Ovieni, allora sindaco de nell'hinterland, sia stato arrestato nel 1994 per tangenti. Peccato per Rosy e le sue pressioni in favore della «Astri». I fax risultano inviati dall'utenza della società «Ba.Co» e della «Cooperativa II Quartiere», quelle di Rosy, del sindacato leghista Sai e Dalmerino. In questo bel verminaio tanto basta, e da giovedì scorso Consiglio comunale e cronache non fanno altro che il loro dovere: discutere e raccontare. Forse, non ci fosse di mezzo Rosy, tutta questa vicenda sarebbe durata meno, e con minor spazio. Ma c'è di mezzo Rosy, mica una leghista qualsiasi. Rosy che passa le vacanze con Umberto Bossi, Rosy che si fa smanacciare in piscina e finisce in bella foto sulle copertine dei rotocalchi. Rosy che se Bossi è nel raggio di cento metri gli è subito a fianco. Rosy, già sindacalista della Uil, vulcanica corvina. Per farsi conoscere, nel '90 debuttò con questa dichiarazione: «Non è vero che la Lega è razzista o discrimina le donne, io sono pugliese e dirigo il Sai». Si fece conoscere anche al congresso di Bologna, gennaio '93, con le urla contro il sindaco Walter Vitali. Quella volta, a Bologna, era convinta d'aver inventato cosa gradita al Capo. Ma rischiò l'espulsione. E anche questa volta è malmessa. Sabato, a Mantova, Bossi era furibondo: «La Lega non deve farsi autogol. Per l'amor di Dio, tutti fuori dalle cooperative e dagli affari!». Rosy, a Milano, si era appena dimessa dalla segreteria cittadina. Simonetta Faverio, deputato leghista, una che la conosce bene difetti compresi, la raccontava così: «Poveretta, non fa che piangere, è sconvolta». Ieri, in Consiglio comunale, aveva la sua solita sicurezza. Ma era stanca, tesa, forse segnata dalla notte passata al telefono con Bossi per scrivere il suo intervento più difficile. Se si muove Bossi, la questione è seria. Diffidente come sempre, vede in questa brutta storia l'occasione per «un attacco mafioso e fascista a Milano». Ripete che il piano rifiuti tocca interessi forti. Ha fatto il nome della Compagnia delle Opere, ha citato gli interessi berlusconiani nelle discariche. «Da quando c'è la Lega le Mafie sono isolate», accusa. La storiacela è stata lanciata dal consigliere Basilio Rizzo, il verde esperto in scandalo e denuncia. La cavalcano i Cdu di Aldo Brandirali, area Compagnia delle Opere. Chi la stronca, oltre a Bossi e Rosy, è l'indipendente pds Paolo Hutter: «E' una manovra Cdu per far saltare il piano rifiuti del Comune». In aula, Rosy si è difesa senza toni da pasionaria o da pescivendola. «I partiti della corruzione attaccano me per colpire la Lega. Non ho mai interferito in nulla. Questa aggressione strumentale e ambigua mi fa schifo e paura». Ma la storiacela non è finita. Ora tocca alla magistratura. Ora, come in tutte le famiglie, quella leghista rumoreggia contro Rosy, il suo carattere, la sua fama e i suoi errori, che il sindaco Formentini chiama «leggerezze». E' che quando il gioco si fa duro i leghisti diventano più duri. Rosy, letto il suo intervento, tace. «Rivolgetevi al mio avvocato». Che è Benito Bollati, reduce di Salò. Chissà se almeno questa l'ha raccontata a Bossi. Giovanni Cerniti Finisce nella bufera la «pasionaria» vicinissima a Bossi Rosy Mauro
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