Viaggio al centro dell'inferno di Ferdinando Camon

, 111 Viaggio al centro dell'inferno Brandelli di auto, fiamme e odore di morte nel campo m battaglia APADOVA RRIVARE a Montebello è come andare a un campo di battaglia : con chilometri di anticipo, trovi per strada le testimonianze del combattimento. Brandelli di auto, paraurti, borchie delle marche: Opel, Mercedes... Poi, l'odore: Tutta l'aria ha bruciato e sta bruciando, un pompiere soffia con l'estintore sulle chiazze infocate, ma senti che nuovo fuoco potrebbe scoppiare dappertutto, perché i vapori di benzina impregnano l'asfalto e ssJgóiSjS'da te^irritàHdòlè narici. Qualche Tir piscia ancora nafta, è proibito accostarsi. La visione dell'ecatombe di auto, camion, rimorchi, corriere e pulmini si spalanca di colpo, e dà l'impressione di una mandria di bestie in lotta; una ha il muso abbassato, come se scavasse per terra coi denti, e così abbassato il muso è finito sotto la pancia di un camioncino, che lo sormonta con le quattro ruote agitate in fuori come zampe di un toro, il camioncino a sua volta è inclinato su un fianco, perché dalla parte opposta una Porsche l'ha assalito come un rinoceronte, scagliandolo dal basso in alto. Gli uomini dell'Aci, in tuta fluorescente, agganciano una Mercedes lunga un metro e mezzo, cioè accorciata di tre metri, e con un camion 4 x 4 la tirano indietro, per disincastrarla. Errore. La Mercedes segue il camion, ma si tira dietro una Innocenti senza avantreno, che aprendosi l'ha ingoiata come un panino. La Innocenti scuote dietro di sé una Y 10 senza sedili, sul posto dei sedili anteriori s'è seduto il motore. Non si capisce se questa fusione s'è realizzata per la violenza dell'urto tremendo, o per il calore da forno. La mia impressione è un'altra: ogni auto qui non ha subito un urto, davanti o dietro, ma una trentina. Le auto devono aver continuato a scuotersi e deformarsi e restringersi per interi quarti d'ora. Senza questa ipotesi, nessuno può spiegare come nella corsia che va verso Milano le auto più squarciate sono rivolte indietro, verso Venezia: non vuol dire che avevano fatto inversione, né che hanno saltato la corsia, ma che nelle decine di urti che han preso, ognuno dei quali le piegava in una nuova direzione, 1 ultimo, quello definitivo, le ha piegate indietro. Non è stato solo un terremoto, ma anche una tempesta: c'è una Honda SRX, targata VI 951... (non metterò mai le targhe intere, non conosco la sorte di chi ci stava dentro), che non è distrutta, è scappata, forse intenzionalmente, da un lato, verso l'interno, e s'è appoggiata al guard-rail: ma qualcosa che, se si trattasse di una battaglia, direi una pallottola, ha centrato il pa rabrezza dal lato del pilota, ha fatto un foro tondo, e attorno al foro una raggiera di crepe. L'augurio è chela fronte del pilota non fosse più lì dietro, quand'è arrivato il colpo. Qui volavano proiettili, la gente avrà fatto in tempo a scappare. Ma una Por sche Carrera color rosso deve aver avuto il suo uomo a bordo quando è stata cozzata da una Opel nera, perché si vede che le ruote han frenato rabbiosamen te, ma la Opel l'ha spinta fin sotto un Tir, del resto la Opel non poteva fermarsi, perché era urtata da una Tempra. Probabilmente, ogni volta che nuove auto, da dietro, entravano in collisione, ci dev'essere stata una lotta tra chi frenava e chi spingeva. Una Mer¬ cedes bianca targata VE 664... ha il bagagliaio aperto, vuoto, pulito: c'è solo un ombrello, sulla moquette. Probabilmente il padrone ha preso quel che c'era, ed è scappato, via dai roghi, dalle urla, dalle agonie. Lì è il girone centrale dell'inferno. Adesso è recintato da un cordone di plastica biancorosso, nessuno può entrare. Ci sono 25-30 carcasse di auto così spolpate e nere che sembrano morte da trent'anni, nel cortile di un rottamiere. Quelli che son morti bruciati erano lì. I pompieri spruzzano ancora. La schiuma degli estintori scorre sull'asfalto rovente, e lascia una crosta bianchiccia e sabbiosa, sicché la strada pare verniciata d'una vernice metallizzata, color argento. Si cammina su targhette delle marche, Fiat, Lancia, Mercedes, Ford..., che si sgranano sotto i piedi come chicchi di tempesta. E' strano come le vetture, nel massacro, perdono le marche. Per capire la marca bisogna guardare i cerchioni delle ruote, che han ia scritta o il logo al centro. E' una Ford utilitaria, ma non si capisce più il modello, l'auto color verde che è stata insaccata in là, alla sua sinistra, contro il guardrail, mentre di qua la sbattevano otto-dieci vetture una dopo l'altra come una raffica: la Ford è rimasta amputata nel senso della lunghezza, ha perso tutta la metà di destra, dentro ha soltanto i due sedili di sinistra, l'anteriore e il posteriore. In uno spiazzo vuoto, una Croma sta a destra, voltata verso Milano, una Thema a sinistra, girata verso Venezia: ambedue col muso sfondato, il motore scoperto mostra i cilindri: la simmetria degli urti fa pensare che le due vetture si siano scontrate frontalmente, e che dopo siano state staccate e portate via da nuove auto che raschiavano tutto come spazzaneve. Sento il mio nome, mi volto: è un giovane che conosco, lavorava alla Feltrinelli di Padova, ora è passato alla edizioni Demetra, si chiama Massimo Tondello. E' uno dei primi tamponati, il suo camioncino è lì, nel groviglio. Ha visto tutto. Ha voglia di parlare. Quel che più l'ha impressionato non è stata la strage, la paura, la confusione, ma la voglia di aiutare: lui ha lavorato con due-tre sconosciuti a steccare con pah e bastoni un uomo che aveva una gamba e una spalla spezzate, poilo han deposto fuori strada, dove l'ha preso la Croce Rossa; intanto un autista saltava tra i fuochi del girone centrale, e portava via due donne che bruciavano, una si salverà. Lui ha visto in tempo la bolgia di auto distrutte, s'è fermato e ha messo le quattro frecce lampeg- gianti. Una frazione di secondo, e da dietro gli han sbattuto addosso due auto, una incastrata nell'altra. Mi porta a vedere un carrello, che fa da muro anteriore al groviglio che chiamiamo girone centrale: è un carrello di quelli che s'agganciano dietro i pullman, per trasportare valigie. Mi spiega: alcuni autisti giurano di aver visto che il carrello s'è staccato da un pullman e fermandosi in mezzo alla strada ha fatto da muro, su quel muro han sbattuto le prime auto, ed è cominciato il mattatoio. Andiamo a vedere il pullman. E' francese, porta la scritta «Dubois Voyages». Strano pullman, dal vetro posteriore, sbrindellato, penzolano lustrini, veli, scialli, cappellini. Come quelh (strana annotazione nella cronaca di una strage) del Moulin Rougeì Dal pullman scendono uomini, tre, e ragazze, una decina. Giovani. Bellissime. Sono ballerine. Le ragazze hanno fame e freddo, sentono odor di caffè, vanno a cercarlo. Gli uomini restano lì, si chiacchiera. Chi siete? Un corpo di ballo. Da dove venite? Da Nova Gorica, torniamo a Parigi. Questa strage, colpa della nebbia? «Le brouillard, oui». La visibilità era zero? No, era media, «moyenne», poi, di colpo, un muro, «una nappe». Allora han frenato, e da dietro, «bum bum bum», è cominciata la strage. Ma il pullman mi sembra intatto: forse i bum bum erano i botti contro il carrello che s'era staccato? Passa il colonnello Poma, comandante di tutta la polizia stradale del Veneto: colonnello, le cause? «Due: nebbia e velocità». E il carrello che s'è staccato? Lo sa anche lui, non gli piace che lo sappiamo anche noi: «Sul carrello dobbiamo indagare». Dietro il pullman c'è un Tir targato AG 461 BL, colpito in fronte, il parabrezza sbriciolato. Dal vuoto pende la faccia di Valeria Marini bendata. E' una foto di Helmut Newton. Guardo la massa di vetture massacrate, il meglio della produzione occidentale, col loro carico di vite: e la foto della Marini bellissima e cieca mi pare un simbolo. Ferdinando Camon Un poliziotto «Anche la velocità tra le cause di questa strage» , 111 Un campo di battaglia: ecco le immagini della strage avvenuta ieri sulla A4

Persone citate: Carrera, Dubois, Helmut Newton, Moulin, Nova Gorica, Poma, Valeria Marini

Luoghi citati: Milano, Padova, Parigi, Veneto, Venezia