«Ci corrompono» Artisti tedeschi in guerra con gli sponsor di E. N.

17 «Ci corrompono» Artisti tedeschi in guerra con gli sponsor BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'hanno firmata in trecento, artisti di ogni disciplina già noti o non ancora arrivati alla fama. «Dichiarazione di Dusseldorf», l'hanno chiamata: una «dichiarazione di guerra» alle sponsorizzazioni nell'arte, in realtà, private o pubbliche non importa. Quel denaro cerca di corrompere la nostra ricerca - dice in sostanza un documento che ha sollevato aspre polemiche, nel mondo dell'arte e in quello industriale tedesco -; quel denaro interferisce con la creatività dell'artista. Quel denaro, dunque, va rifiutato. Quel denaro in realtà - non importa se elargito da mecenati pubblici o privati - garantisce soltanto una porzione minore della produzione artistica annuale tedesca: fra l'otto e il dieci per cento, si stima. Conferma il responsabile culturale dell'associazione dei Comuni, Bernd Meyer: «Il ruolo delle sponsorizzazioni viene tragicamente sopravvalutato, e non soltanto dagli artisti». Soprattutto amministrazioni pubbliche gravate da una crisi gravissima e - spesso - alla soglia della bancarotta, hanno negli ultimi anni ridotto drasticamente i finanziamenti per l'arte. Insommma «un falso allarme», secondo Meyer. Ma la presa di posizione dei «Trecento» ha provocato immediate reazioni fra i principali «sponsor di cultura», le grandi industrie. L'azienda automobilistica «Audi» per esempio - all'avanguardia in questo campo, con finanziamenti al Festival di Salisburgo come all'Accademica per giovani violinisti David Oistrach - replica secca: «Non abbiamo mai parlato con i responsabili artistici». Il vero problema è un altro, secondo l'associazione industriale: «La ritirata dei pubblici poteri, la loro rinuncia a sostenere manifestazioni e giovani artisti. Un soluzione? Maggiore collaborazione fra pubblici e privati, magari attraverso una fondazione comune». [e. n.]

Persone citate: Bernd Meyer, David Oistrach, Meyer

Luoghi citati: Salisburgo