Siamo tutti indotti in tentazione l'amore a tredici anni

Gorby, la «sindrome Krusciov» AL GIORNALE Siamo tutti indotti in tentazione; Vamore a tredici anni L'attualità dell'Aldilà Le discussioni d'attualità sull'Aldilà incutono un forte timore: se fosse - anche quello un interminabile minuzioso dibattito teologico fra pensatori e docenti e cardinali e specialisti biblici, si tratterebbe di un Paradiso oppure di un Inferno? Il dibattito è una punizione o un premio? E le continue analisi del tasso di cattolicesimo nei nostri scrittori, tutti nati e cresciuti in un Paese cattolico, non finiranno per rassomigliare ai periodici esami del colesterolo (che - anche quello - va un po' su e un po' giù)? E certo, si è tutti, continuamente, «indotti in tentazione». Ma la morale corrente approva come cosa molto buona e molto giusta i genitori e i datori di lavoro che «mettono alla prova» con dolci o con soldi i bambini e i dipendenti, per avere il pretesto di sculacciarli, o di licenziarli senza liquidazione? E sarà molto virtuoso il moralismo che condanna il drogato (perché «ci è cascato») e non lo spacciatore tentatore? Sarà davvero misericordioso, in quei casi, sentenziare (dall'alto della nostra etica) che «ben gli sta»? Alberto Arbasino Se c'è il consenso e non c'è l'età «L'amore a 13 anni non è più reato»: titola La Stampa a commento dell'ultima modifica al disegno di legge sulla violenza sessuale. In realtà, far l'amore non è mai stato un reato, per i tredicenni. Ciò che non sarà più reato, semmai, è, a certe condizioni, il «far l'amore con» un(a) tredicenne. La questione, per essere più esatti, era ed è: basta o no il consenso di una persona di quell'età a escludere l'incriminazione per chi abbia con lei un rapporto sessuale? Quando il partner è maggiorenne, non c'è dubbio che per lui il reato ci sia comunque: domani come ieri e come oggi; cambieranno invece (parzialmente) le cose quando anche il partner sia minorenne, perché in tal caso, con la nuova norma, quest'ultimo non sarà più ritenuto responsabile penalmente, se risulti il consenso di entrambi, e la differenza di età tra i due non sia superiore a tre anni. Rimarrà invece perseguibile quando la differenza di età sia maggiore, presumendosi che in tale situazione il consenso non abbia un reale valore. Naturalmente, poi, quando il consenso manchi, e dunque vi sia una violenza vera e propria (e non soltanto presunta), lo stupratore, benché giovincello, andrà sempre incontro al rischio di una condanna: la sua giovane età, insomma, sarà valutata, secondo una regola generale, solo per stabilire se ne derivi un'immaturità che escluda la capacità d'intendere e di volere, nonché per determinare la quantità della pena. E meno male... Mario Chiavano Università di Torino I gloriosi alpini dell'Abruzzo Quando il signor Porro lamenta il preteso snaturamento, per «meridionalizzazione», del corpo degli alpini (La Stampa dell'8 febbraio), per favore lasci stare, almeno, gli abruzzesi. Il signor Porro dovrebbe sapere che i distretti militari di Chieti e di Sulmona sono stati, pressoché da sempre, distretti di reclutamento alpino, per molto tempo, i soli con questa caratteristica in tutta l'Italia centromeridionale; che nella prima guerra mondiale gli alpini abruzzesi, unitamente a quelli vicentini e bresciani, combatterono inquadrati nel battaglione «Monte Berico» del 6° reggimento; che nel secondo conflitto mondiale il battaglione «L'Aquila», costituito nel 1935, composto quasi interamente da abruzzesi, del 9° reggimento della Julia, fece con questa divisione (per la quale è superfluo ogni aggettivo) tutte le campagne di Albania-Grecia e di Russia; e che fra le 47 «penne mozze» di questa divisione decorate di medaglia d'oro alla memoria, cinque erano abruzzesi (gli alpini Campomizzi e Mazzocca, il serg. magg. Di Giacomo, il sottotenente Piccinini, il tenente Rebeggiani). E non credo che, in tutte le vicende di pace e di guerra che li trovarono accomunati, i commilitoni originari delle regioni settentrionali, e i superiori che li ebbero alle loro dipendenze, abbiano dovuto lamentare negli alpini abruzzesi di tutti i gradi (molti sono arrivati anche alla «penna bianca» e qualcuno alla greca) demotivazioni alla dura vita dell'alpino o incapacità ad affrontare le difficoltà del terreno, dell'ambiente, del clima, dell'altezza e delle distanze (il signor Porro è mai stato in inverno sulle montagne d'Abruzzo?). Isidoro Franco Mariani Roma «Palermo, Università sotto sequestro» L'Università di Palermo è stata sequestrata dal ministero che continua a negare a oltre 50.000 studenti, circa 2000 docenti e oltre 2500 tecnici e amministrativi il diritto a gestire l'Ateneo palermitano secondo nuove regole democratiche. Tali regole, che riguardano anche la composizione degli organi collegiali e l'estensione degli elettorati attivi e passivi, sono contenute nel nuovo Statuto dell'Ateneo, approvato così come previsto dalle leggi sull'autonomia universitaria. Il ministero ha dichiarato illegittime tali norme nonostante non lo abbia fatto in precedenza per gli altri Atenei. Che all'Università di Palermo sia stata applicata una «legge speciale» lo conferma il fatto che appena due giorni dopo lo stesso ministero ha ritenuto legittime per l'Università di Cagliari le stesse norme. Contro questo atto sono state presentate da parlamentari di tutti i gruppi interrogazioni e mozioni con le quali si chiede l'annullamento della decisione ministeriale. La stessa richiesta è stata avanzata dal sindaco e da numerosi parlamentari di Palermo che hanno pure chiesto un incontro con il ministro. Il Senato accademico integrato dell'Ateneo palermitano ha invitato il ministro a rispettare «il principio costituzionale di imparzialità dell'agire amministrativo» e ha chiesto di incontrarlo. Il ministro finora non ha risposto alle interrogazioni e non ha incontrato nessuno. Se il Parlamento e la mobilitazione democratica dell'università e della città di Palermo non riescono a cancellare una decisione ministeriale palesemente illegittima, chi può allora rendere giustizia agli studenti e agli operatori dell'Università di Palermo? Nunzio Miraglia Palermo coordinatore dell'Assemblea nazionale del docenti universitari Soldi spesi bene per una volta Desidero rispondere alla lettera: «I costi del Balenottera show», del signor Lino Sacchi. Io, signor Sacchi, pago le regolari tasse universitarie e nella mia facoltà non c'è nemmeno un servizio igienico agibile. I miei genitori sono contribuenti da più di trent'anni, e questi soldi servono, tra l'altro, per esempio, a tenere in piedi un sistema politico altalenante e discontinuo o a finanziare spese militari che io personalmente non condivido. Per una volta sono stata sod disfatta della causa positiva per la quale sono stati attinti soldi dall'erario. Enrica Loiero Torino Il Premio Europeo Editore Donna In margine a una notizia apparsa ieri su Tuttolibri, precisiamo che i termini per concorrere al Premio Europeo Editore Donna, da quest'anno presiedute da Susanna Agnelli, scadono il 15 aprile. Per informazioni Pre mio Europeo Editore Donna presso S&T, via Matteo Pescatore 2, 10124 - Torino, tei 011/81.26.730.