Lo abbandonò dopo il parto Ora lo rivuole dal tribunale
Vicenza, il bambino è già in affidamento ad un'altra famiglia Vicenza, il bambino è già in affidamento ad un'altra famiglia Lo abbandonò dopo il parto Ora lo rivuole dal tribunale IL CASO LA LEGGE CONTRO IL CUORE LVICENZA A legge o il cuore, il diritto dei codici o quello naturale. Il dilemma è sempre lo stesso: è giusto che a una madre pentita venga restituito il figlio abbandonato subito dopo la nascita? Secondo il tribunale dei minori di Venezia no, «perché il bimbo è già in affidamento». Secondo Marina Rigon, 24 anni, la mamma pentita di Sandrigo, in provincia di Vicenza, si tratta di una vera crudeltà. Perché appena una settimana dopo quella disgraziata decisione aveva chiesto di riavere il piccolo Francesco. Così ha denunciato il tribunale dei minori della Laguna per la «sottrazione» del figlio. E' passato giusto un anno da quel gennaio del '95, quando un ginecologo di Thiene s'inginocchiava su quello strano fagotto lasciato nel giardino di casa sua. E scopriva il piccolo Francesco, partorito qualche ora prima da Marina Rigon. Sposata, due figli forse messi al mondo troppo presto, di fronte alla terza gravidanza Marina aveva perso la testa. Tanto da nascondere il suo stato a tutti, marito e famiglia compresi. Depressione? Problemi affettivi? Chissà. Comunque quando nasce Francesco non ci pensa due volte: lo pulisce, lo infagotta e lo abbandona davanti alla casa del suo ginecologo. Per una settimana Marina Rigon legge i giornali e guarda le televisioni che parlano di quel bambino senza nome e di quella madre senza cuore. Finché non bussano alla sua porta i carabinieri: «Vuol venire con noi, signora?». Così le lacrime, la confessione. E anche il pentimento e l'intenzione, d'accordo con il marito Adriano, di riprendersi subito il suo Francesco: «Non so cosa mi sia successo - aveva detto - ho sbagliato e pagherò. Ma mio figlio lo rivoglio». Ma in quei sette giorni il tribunale dei minori di Venezia aveva già deciso il futuro del bambino. E Francesco veniva affidato in via preadottiva ad una famiglia di Tr iviso. Un affidamento che ora, secondo i giudici, «impedisce la revoca dello stato di adottabilità». Insomma Francesco ha una nuova famiglia e stop. Marina e Adriano Rigon però non ci stanno. E attraverso il loro avvocato, Mariano Dalle Carbonare, hanno deciso di dare battaglia in tribunale. Sul tavolo mettono la sentenza dei magistrati di Vicenza che hanno dichiarato valido l'atto di nascita di Francesco Rigon, subito denunciato dai genitori all'a¬ nagrafe. Intanto la madre ha patteggiato un anno e mezzo di reclusione con la condizionale. Ma di rivedere il bambino per ora non se ne parla. Spiega il legale della coppia: «Sotto l'aspetto della giurisprudenza non ci sono precedenti, e questo ci disarma. Quello che sta avvenendo comunque è illogico e per questo abbiamo chiesto l'intervento della magistratura penale con un esposto. Qui si stanno recando danni enormi perché un bambino non può crescere nella sua famiglia naturale che è invece pronta ad accoglierlo. Certo, la madre ha sbagliato, ma ha riconosciuto il suo errore ed ha pagato. Ora può far crescere Francesco come fa con gli altri suoi due figli». Conclusione: secondo i Rigon quella preadozione è stata troppo affrettata, e viola le leggi in materia. «Se necessario ricorreremo in Cassazione», dice Dalle Carbonare. Il dilemma tanto resta lo stesso: il piccolo Francesco da 13 mesi ha un'altra mamma, conosce un altro volto, si fida di quello. Chi spiegherà a lui cosa sta succedendo? Alessandro Mognon
Persone citate: Adriano Rigon, Alessandro Mognon, Dalle Carbonare, Mariano Dalle Carbonare, Marina Rigon, Rigon
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