Esecuzione in famiglia

Iniezione letale in Texas, la madre dei due assassinati: che bello, è stato cancellato dalla faccia della Terra Iniezione letale in Texas, la madre dei due assassinati: che bello, è stato cancellato dalla faccia della Terra Esecratone in famiglia Davanti ai parenti della vittima WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' stata una prima, almeno per il Texas. Quando, l'altra sera, Leo Jenkins è stato messo a morte, c'erano due vetrate per il pubblico nella camera dell'esecuzione e non una sola, come al solito, per i parenti e gli amici del condannato. Nell'altra, opportunamente separata, c'erano i parenti delle sue vittime, come per controllare di persona che giustizia fosse fatta e potere poi avviare un processo di cicatrizzazione del dolore tenuto in sospeso per anni fino a quel momento. Jenkins, 38 anni, è stato dichiarato morto alle 7 e 29 di venerdì sera, sette minuti dopo che il liquido dell'iniezione letale aveva cominciato a scorrere nelle sue vene. Era stato condannato a morte per un duplice omicidio commesso 8 anni fa. Quando gli è stata coperta la faccia con il lenzuolo, Linda Kelley, la madre delle due vittime, ha dichiarato sollevata: «Sono contenta che sia fatta, sono contenta che sia finita e che lui non sia più su questa terra». Assieme a un complice, Eugene Hart, Jenkins era entrato nel banco dei pegni dei Kelley, il Golden Nugget Pawn Shop, dicendo che voleva comprare un fucile. Mentre Kara Kelley, 20 anni, preparava il classico modulo, Jenkins estrasse una pistola e le sparò alla nuca. Mark Kelley, 25 anni e fratello di Kara, era sotto il banco in quel momento. Si alzò per un naturale riflesso e Jenkins gli sparò sulla faccia. Mark era sposato con due bambini. L'assassino venne preso quattro giorni dopo e non fu difficile. Jenkins era pieno di tatuaggi, anche sulla faccia. Interrogato, confessò il delitto, sostenendo che, quando aveva sparato, era sotto l'effetto della cocaina-e-che lui e l'amico avevano bisogno di soldi per comprarne dell'altra. Jenkins venne condannato a morte e Hart all'ergastolo. Nel Texas, la condanna a morte venne reintrodotta nell'82, sei anni dopo che una sentenza della Corte Suprema stabilì che non viola la Costituzione e che, pertanto, ogni singolo Stato che volesse adottarla era libero di farlo. Ma, in pochi anni, lo Stato della stella solitaria si è rapidamento portato in testa alla classifica delle condanne a morte eseguite, 105 con quella di Jenkins. Il secondo Stato in graduatoria è la Florida con 36. Ma l'esecuzione di Jenkins è stata la prima alla quale è stato consentito di assistere ai famigliari delle vittime, pratica precedentemente introdotta in altri sei Stati. Visto però il ritmo delle esecuzioni in Texas, è evidente che dietro i Kelley c'è già una lunga fila. Tutto cominciò due anni fa quando un avvocato di Houston, Andy Kahan, incontrò in un corridoio del palazzo di giustizia Randy Ertman, un omone con la barba e i capelli raccolti in una coda di cavallo, ma con lo sguardo estremamente triste. Ertman chiese a Kahan se la legge gli avrebbe consentito di assistere all'esecuzione dei cinque criminali che avevano violentato e ucciso sua figlia Jennifer di 14 anni. Kahan rispose che in Texas, a differenza che in North Carolina, Louisiana, California, Virginia, Washington e Ohio, lo Stato non aveva ancora preso alcuna decisione in proposito, ma che lui trovava questa cosa giusta e si sarebbe dato da fare per spingere una legge nel Congresso dello Stato. Mantenne la parola, ma la legislatura non fece in tempo a approvare la legge patrocinata da Ka- han. Lo Stato decise così di permettere ai parenti delle vittime di assistere alle esecuzioni con un semplice ordine esecutivo, come del resto era stato fatto in tutti gli altri Stati tranne quello di Washington, che aveva approvato una legge. «Voglio poter guardare quei cinque negli occhi mentre muoiono, come loro guardarono negli occhi mia figlia», dice Ertman. Molti sono solidali con lui. Come dice un magistrato del Texas, Gary Sykes, «la gente sente che lo Stato è diventato impersonale e lontano e così assistere a un'esecuzione restituisce a chi ha subito una perdita la sensazione di fare parte del processo». Rida fiducia nella giustizia, rida speranza nella vita. Naturalmente c'è chi sostiene, come Rick Halperin, un pastore metodista che si batte contro la pena di morte, che questa idea è «macabra» e non ha nulla a che vedere con il processo di cicatrizzazione del dolore. Ma venerdì sera, mentre i Kelley entravano nel carcere di Huntsville per assistere all'esecuzione di Jenkins, sul marciapiede c'erano cinquanta persone che manifestavano. Non ce l'avevano con la pena di morte. Applaudivano i Kelley. Paolo Passarini a NUMERO DI ESECUZIONI DAL 1977 SECONDO IL METODO USATO H£P< )N£ LETALE: 181 ELETTRICA Ì22 ERA A GAS: 9 CCAGIONE 3 STATI SENZA LA PENA DI MORTE ALASKA, HAWAII, IOWA, MAINE, MASSACHUSETTS, MICHIGAN, MINNESOTA, NGRTH DAKOTA RHODEISLAND, VERMONT, WEST VIRGINIA, WISCONSIN ti STATI CON PENA DI MORTE MA (PER ORA) SENZA ESECUZIONI COLORADO, CONNECTICUT, KANSAS, KENTUCKY, NEW HAMPSHIRE, NEW JERSEY, NEW MEXICO, NEW YORK, OHIO, OREGON, SOUTH DAKOTA, TENNESSEE 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 FATTORE RAZZA ESECUZIONI AVVENUTE LE DONNE: UNA SOIA ESECUZIONE DAI 1977. ALTRE 49 SONO NEL BRACCIO DELLAMORTE I MINORI; CE NE SONO 42 INATTESA DI ESECUZIONE JISPANICI17(5%) BIANCHÌ 1476(48%)