«Chi rompe è un criminale»

Buttiglione «avverte» i ccd e fa baruffa con Bianco poi annuncia: Kohl vuole l'accordo Buttiglione «avverte» i ccd e fa baruffa con Bianco poi annuncia: Kohl vuole l'accordo «Chi rompe è un criminale» Giorno di fuoco tra gli ex democristiani Germania la Grande Intesa è stata ampiamente benedetta», rivela Gianfranco Rotondi, direttore della Discussione, il giornale del cdu. Di più: Kohl avrebbe fatto capire all'amico Buttiglione che un periodo di stabilità politica in Italia potrebbe essere «ricompensato» con uno «sconto» sulle clausole di Maastricht. «Sì, i tempi e le cifre del rientro - spiega Rotondi - potrebbero essere parzialmente rinegoziati, tanto più per un Paese come l'Italia che fosse impegnato in un'esperienza politica come la Grande Coalizione. Per capirci: non ci aspetterebbero con le ricevute in mano». Anche per questo Buttiglione rema a tutta per l'accordo. Ce l'ha a morte con i suoi cugini del ccd, i più motivati nell'invocare un governo con ministri di partito e i ccd a loro volta ce l'hanno con i popolari. «L'accordo si allontana - dice Casini perché si sta cedendo alle pretese del ppi». Semmai è curioso che all'invettiva di Buttiglione abbia risposto un ex democristiano come Publio Fiori che milita in Alleanza nazionale: «Il vero delinquente è chi vuole fare l'accordo ad ogni costo». E chi non perde occasione di polemizzare è Gerardo Bianco. Due sere fa Buttiglione aveva detto che il vero ostacolo sulla via della Grande Intesa era «trovare una foglia di fico per i popolari». E così, incrociando il filosofo segretario al convegno su Sturzo, Bianco ha chiesto a But- è che il segretario del ppi detesta Buttiglione, ma è grande amico di Antonio Maccanicc, al quale non ha ancora deciso se dare la fiducia. «Nella mia vita - raccontava ieri Bianco alla buvette di Montecitorio - ho avuto alti e bassi e gli amici sono quelli che ti invitano a pranzo anche nei momenti meno fortunati. Conosco Maccanico da più di 30 anni e lui con me non è mai cambiato». Ma ieri mattina quando Bianco è andato dal suo amico Maccanico non ha potuto promettergli il suo voto favorevole. I popolari lo avevano già spiegato di buona mattina a D'Alema, che era andato a far visita a piazza del Gesù: «Nella trattativa - ha spiegato Beniamino Andreatta al segretario del pds - non sempre siamo stati informati». E quanto alla richiesta di D'Alema di votare il governo, la risposta di Bianco non ha entusiasmato la delegazione pi die ss in a: <(Andate avanti, poi troveremo come sottolineare le nostre convergenze...». Fabio Martini Sospetti e malumori che si sono addensati alla vigilia di un convegno di studi che qualcuno, in casa popolare, è stato addirittura vissuto come un minaccioso attacco all'identità del «popolarismo». Sospetti che si sono espressi in un editoriale risentito di Guido Bodrato sul Popolo, in un'intervista a De Rosa, sempre sul Popolo, in cui si asserisce che Luigi Sturzo non è mai stato un pentito del «popolarismo», in dichiarazioni di fuoco di Pietro Scoppola in cui il convegno viene descritto come se fosse inquinato dall'«odore sospetto di un uso politico della storia». Sospetti che si è portato dietro anche Mino Martinazzoli, venuto a Boma appositamente da Brescia per partecipare all'appuntamento degli «Amici di LiberaU, che ha fornito della figura del prete di Caltagirone una lettura tutt'altro che distante da quella tradizionale e che, ai margini del convegno, si è intrattenuto con i giornalisti per deplorare «il presidenzialismo come la panacea di tutti i mali italiani: nel giro di una settimana gli italiani hanno appreso di passare da una repubblica parlamentare a una doppia opzione, quasi un "paghi uno prendi due": o eleggere il capo dello Stato, il cosiddetto Sindaco d'Italia, o il presidente della Repubblica». Colpendo così sia l'opzione presidenzialista cara a Liberal che Mario Segni, che invece mostra di essere in sintonia con la lettura sturziana prevalente in questo convegno. Una lettura che ha trovato consistenza nell'intervento introduttivo di Ferdinando Adornato, che però ha rispedito al mittente i sospetti su una «strumentalizzazione» di Sturzo, sia nelle relazioni di Galli della Loggia, Antonio Baldassarre, Franco Debenedetti e Giorgio Rumi (molto meno in quella di Martinazzoli). Il compito di risarcire Sturzo dalla «rimozione» patita dal prete di Caltagirone nella cultura politica italiana è toccato a Galli della Loggia, il quale ha svolto punto per punto le ragioni che hanno fatto di Sturzo un pensatore assolutamente irriducibile alla cultura che ha impregnato la de e in particolare la sinistra democristiana, immersa in quella che Galli della Loggia ha definito l'«ideologia antifascista» rifiutata dallo Sturzo esule durante il fascismo ma fautore di un «antitotalitarismo» in cui il rifiuto della sostanza illiberale del fascismo poggiava sulle stesse ragioni del rifiuto del comunismo. Perciò Galli della Loggia ha inscritto Sturzo in un «terzo partito» minoritario che non ha mai visto la luce ma che annovera idealmente tra le sue file figure come Ernesto Rossi, Gaetano Salvemini e Giuseppe Maranini. Personaggi tutti estranei al mondo del «popolarismo» ma che tuttavia, secondo Galli della Loggia, hanno espresso una vicinanza con le tesi di Sturzo molto maggiore di quanto non sia accaduto con la cultura che ha trovato un suo riferimento nella de. I malumori di Elia, De Rosa e Scoppola si spiegano così. Pure Sturzo si son visti sottrarre, gli eredi della de. Pierluigi Battista A sinistra: il leader del Cdu Rocco Buttiglione Qui sopra: il cancelliere tedesco Helmut Kohl FLASH MENTANA E SANTANIEUO. Presa di posizione polemica di Enrico Mentana, direttore del Tg5, nei confronti del Garante per l'editoria Giuseppe ppSantaniello. Commentando l'ipotesi di istituire un'authority per i sondaggi, Mentana si è detto contrario visto che un garante già esiste nel campo dell'editoria «e Santaniello è al di sotto delle parti». «PERCHE' INTERVISTARE CRAXI?». «Singolare e gravissima» viene definita da Sandra Bonsanti, deputato progressista, la scelta del Tg2 di intervistare Bettino Craxi sulle vicende garibaldine. «E' mai possibile che non si sia trovato un autorevole storico, magari "non latitante", disponibile a dare un giudizio sull'eroe dei due mondi?» chiede la Bonsanti. FEDE: 10 E BORREUL «Debbo svelare un piccolo segreto - confida Emilio Fede, dopo la scherzosa ipotesi di uno scambio di ruoli tra lui e il procuratore capo di Milano, Saverio Borrelli -: ogni tanto vado a trovare Davigo, Colombo e Greco». «Più di ima volta prendo il caffè con i magistrati di Mani pulite creando sospetti e perplessità... Invece, niente di tutto questo. Prendo un caffè e studio come... poter soffiare il posto a Borrelli! A Milano, in procura sono di casa, dunque, ma solo dal punto di vista di chi vuole scroccare un caffè», [r. i.l p^w^it»w5!** vili

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